Non siamo alla prestidigitazione, ma c’è della magia nell’emendamento al cosiddetto decreto P.a. Bis firmato dal trio renziano D’Alessio, Boschi e Rosato con cui da una legge del 2019 sparisce il “Comitato Previdenza Italia” per far comparire il nome “Assoprevidenza”: approvato in commissione alla Camera quand’era l’alba di giovedì, e nonostante il parere sfavorevole del relatore leghista Edoardo Ziello, quella norma torna ad agitare anche il Quirinale.
Si scrive “torna” perché lo stesso emendamento, sempre di marca Italia Viva, era già stato infilato un paio di mesi fa nel dl Bollette finché la moral suasion del Colle aveva spinto la maggioranza a tornare in commissione e stralciarlo per estraneità di materia insieme ad altre tre norme.
Ora partiamo dall’inizio e precisamente dal 2011. Nell’anno dello spread il Parlamento vota una risoluzione che istituisce il Comitato Previdenza Italia: in sostanza un organismo terzo e senza fini di lucro che dovrebbe far pubblicità alla previdenza complementare e, contemporaneamente, spingere i fondi italiani a investire i loro soldi nel nostro Paese, in particolare nella capitalizzazione delle Pmi. Il Comitato, però, rimane nell’aria fino all’ottobre 2019, governo Conte-2, quando un decreto fornisce una cornice giuridica alla cosa e stanzia un primo fondo di garanzia per gli investimenti e due milioni l’anno per il funzionamento del Comitato nella sua azione di supporto al ministero del Lavoro: l’accordo informale è che i fondi di previdenza complementare, escluse le casse, arrivino a investire per questa via il 10-12% del risparmio previdenziale, che oggi ammonta a circa 140 miliardi di euro, bei soldini.
Sembra tutto risolto e invece iniziano i guai: niente si muove, il ministero tiene bloccato il progetto per quattro anni fino a che, due mesi fa, spunta il primo emendamento renziano. In sostanza, con la magia del cambio di nome, si dice che la funzione di supporto del ministero del Lavoro la farà un’associazione privata cui sono iscritti una parte degli operatori del settore – e dunque in possibile competizione con entità analoghe e interessi divergenti – al posto di un Comitato indicato dal legislatore e la cui attività è strutturata per legge: Assoprevidenza, ovviamente, diventa così destinataria anche dei 2 milioni l’anno, che l’emendamento renziano punta a farle avere subito, addirittura a settembre quelli per il 2023.
Resta da capire come un emendamento dell’opposizione sia stato approvato nella notte nonostante il parere negativo del relatore della Lega: be’, in realtà a sostenerlo c’erano anche la ministra del Lavoro Marina Calderone e un deputato di peso di FdI come Andrea De Bertoldi, tributarista che lavora nello studio del viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Ovviamente al Comitato Previdenza Italia non l’hanno presa bene e il vicepresidente esecutivo Gianfranco Verzaro, dirigente Bnl in pensione, ha scritto al presidente della Camera e, soprattutto, a quello della Repubblica ricordando loro il precedente di maggio, la persistente estraneità di materia e la bizzarria di spostare compiti e soldi individuati da una legge con un tratto di penna e senza neanche spiegare perché.
Insomma, il Colle è informato della cosa e probabilmente non ha gradito l’ennesimo blitz, ma gli spazi di manovra adesso sono pochi: il decreto P.a. Bis sarà approvato domani alla Camera col voto di fiducia e probabilmente blindato per una questione di tempi in vista del passaggio in Senato. Come blitz parlamentare, non c’è che dire, è ben studiato.