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ARIANNA MELONI QUERELA NATANGELO. GLI ATTACCHI ALLA SATIRA VISTI DALL’ESTERO. La sorella della presidente del Consiglio, in odore di candidatura alle europee per il partito di cui è già dirigente (oltre che nel consiglio della fondazione di AN), ha querelato il vignettista del Fatto Natangelo, per la famosa vignetta sulla “sostituzione etnica”: quella che prendeva in giro Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e marito di Arianna. Era il 20 aprile, e addirittura la premier Giorgia Meloni era scesa in campo per attaccare sui social quello che era un libero esercizio di satira di Natangelo. Poco dopo l’Ordine dei giornalisti aveva aperto un procedimento disciplinare che è stato archiviato perché “i tratti e le parole usate non erano offensive né insultanti” e il disegno era un libero esercizio di critica. Il comitato di redazione del nostro giornale ha scritto un comunicato per stigmatizzare una decisione “grottesca e pericolosa” da parte di un esponente politico. Arianna Meloni non è la prima, ma la satira, come la stampa, devono essere libere e occorre denunciare il potere quando prova a imbavagliarle. Sul Fatto di domani leggerete cosa pensano della vicenda i corrispondenti della stampa internazionale in Italia.
INFLAZIONE, POVERTÀ, PIL: PER IL GOVERNO I GUAI NON VANNO IN VACANZA. La discussione sul salario minimo rinviata a ottobre, il Reddito di cittadinanza soppresso lasciando centinaia di migliaia di nuclei familiari nel caos informativo e senza sussidi fino a settembre, con un percorso a tappe tra Inps e patronato da intraprendere per chiedere i 350 euro di beneficio alla formazione lavoro. E ancora: la delega fiscale, approvata oggi definitivamente, che conferma l’immunità penale per i grandi evasori, senza migliorare la situazione dei contribuenti medi. Tutto di corsa, prima delle ferie del Parlamento: il Senato ha già sospeso i lavori, per Montecitorio oggi era l’ultimo giorno. In vacanza non andrà non solo la povertà, come recita lo slogan della raccolta firme lanciata da 5S, Pd e Sinistra-Verdi per una legge popolare sul salario minimo legale, ma anche l’economia. Oggi ce lo ricordano gli indici della produzione industriale, che resta debole (e in calo dello 0,8% rispetto al 2022) in Italia e nel resto d’Europa. Ma lo dice da tempo il tasso di inflazione, al 10,4% nel nostro Paese, con una discesa troppo lenta secondo l’Istat. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha annunciato il suo rimedio: un listino di prodotti alimentari di cui calmierare i prezzi al supermercato. Per un trimestre, tra ottobre e dicembre (cioè fra due mesi). Il ministro lo sbandiera come il rimedio anti-inflazione, ma è già un flop perché, a differenza della grande distribuzione, i produttori non hanno firmato il protocollo. Sostengono i margini di guadagno siano troppo bassi per ridurre i prezzi. Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori ha bollato la mossa come “una sceneggiata senza effetti sulle tasche degli italiani”. Sul Fatto di domani metteremo in fila tutti i guai economici del Paese reale che non andranno in vacanza, e che il governo non sta affrontando.
CROSETTO E I DOSSIERAGGI: LA PROCURA DI PERUGIA ANALIZZA GLI ACCESSI “NON LECITI” DELL’UFFICIALE DELLA FINANZA ALLE BANCHE DATI. La Procura guidata da Raffaele Cantone sta esaminando le informazioni prelevate attraverso banche dati con numerosi accessi “non leciti” per stabilire se sia concreta l’ipotesi di una attività di dossieraggio ai danni di personaggi pubblici. Resta indagato un ufficiale della Guardia di finanza che si occupava per conto della Procura nazionale antimafia di sviluppare segnalazioni su operazioni finanziarie sospette: il reato contestato è accesso abusivo a un sistema informatico. Si vuol stabilire se l’ufficiale, che ha rivendicato la correttezza del suo operato, abbia ceduto le informazioni a persone estranee all’attività investigativa. Si è parlato di numerose vittime, ma su questo gli investigatori non si sbilanciano. L’unico nome certo è quello del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che con la sua denuncia dopo la pubblicazione su alcuni giornali di notizie relative alla sua precedente attività, ha fatto partire l’inchiesta. “C’è un mondo grigio che mina le istituzioni” ha dichiarato il ministro; e una parte del mondo politico è giunto subito in soccorso: “Quello dell’eventuale dossieraggio è un problema serio. Non penso che chi fa dei controlli faccia dossieraggio, il problema è quando questi non sono autorizzati dai superiori gerarchici o non hanno un fondamento. Quello di questi giorni è un caso tipico e si è sollevato perché è uscita una notizia stampa che non poteva essere nota a tutti se non a personale specializzato e autorizzato che aveva accesso a certi documenti” ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti. Matteo Renzi evoca complotti: “Quello che la vicenda Crosetto fa capire è che ci sono strani intrecci tra mondi diversi: qualche redazione, qualche investigatore, qualche magistrato, qualche pezzo delle istituzioni pubbliche hanno lavorato insieme alla costruzione di dossier e soprattutto alla distruzione dell’immagine di qualche politico”. Esprime la sua solidarietà al ministro Crosetto, “persona perbene”, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, nel corso della diretta Fb del venerdì. Sul Fatto di domani leggeremo altri particolari sull’inchiesta della Procura guidata da Cantone.
IMPLODE LA NANA BIANCA DEL TERZO POLO. L’alleanza tra Carlo Calenda e Matteo Renzi è ai titoli di coda, solo che la riproduzione è in pausa perché i due litigano su chi debba firmarli. La parola fine sembrava averla già scritta il renziano Roberto Giachetti, che dopo l’ennesima spaccatura tra Azione e Italia Viva sul caso Santanchè (con i renziani schierati contro la richiesta di dimissioni) aveva proposto di sciogliere i gruppi unitari in Parlamento. Calenda su Twitter aveva confermato: “Nei prossimi giorni verificheremo con i vertici di Italia Viva le loro intenzioni”. Poi più nulla. Lo showdown è previsto nel weekend, ma il Parlamento ora chiude e la decisione non sarà effettiva prima di settembre. Un altro renziano, Luigi Marattin, racconta di una “situazione insostenibile, era evidente da aprile, con la rottura sulla federazione, le litigate su Twitter, la volontà di non andare insieme alle Europee”. Oggi il leader di IV fa la parte della vittima: avremmo dovuto parlare d’altro invece che polemizzare tra noi, ragiona, e assicura che continuerà “a costruire e seminare con l’impegno che conoscete. E con una incredibile pazienza che non conoscevo nemmeno io”. Il problema non è solo di ego ma anche materiale. I contributi economici ai partiti sono legati alla loro consistenza, e Azione e Italia Viva non hanno abbastanza eletti per evitare di finire nel gruppo misto al Senato se dovessero separarsi (rischiano pure alla Camera). Il sedicente Terzo polo, del resto, non ha mai convinto gli elettori, nonostante le dichiarazioni orgogliose dei suoi due leader. Sul Fatto di domani faremo una breve (per forza) storia dell’avventura comune di Renzi e Calenda, e vedremo che effetti avrà la scissione di Azione-Iv sulla politica parlamentare.
GUERRA IN UCRAINA, RAID DI KIEV CONTRO UNA NAVE RUSSA. PACE, IL PAPA CONFERMA LA MISSIONE DI ZUPPI IN CINA E PECHINO SARA’ AL VERTICE DI GEDDA. “Un grande schiaffo a Putin”. Così il portavoce dell’intelligence ucraina Andrey Yusov ha commentato il raid navale a Novorossiysk, sul Mar Nero, dove un drone marino carico di 450 chili di esplosivo, ha colpito la nave russa Gornyak, unità progettata per lo sbarco delle forze anfibie. Nel porto sono state sospese le operazioni e i carichi di carburanti alle petroliere. Restano alte le tensioni tra la Polonia e la Bielorussia, dove si addestrano anche migliaia di miliziani del gruppo Wagner. Varsavia ha consegnato a Minsk prove sullo sconfinamento di suoi elicotteri militari. Secondo gli 007 di Kiev, Mosca starebbe preparando un falso attacco ad una raffineria bielorussa da attribuire all’Ucraina per giustificare il suo ingresso nel conflitto. Il servizio di sicurezza Sbu in base ai dati in suo possesso ritiene che il gruppo di sabotaggio sia composto da militari russi e ufficiali dei servizi speciali di Mosca, inviati in Bielorussia sotto le mentite spoglie di combattenti della Wagner. Varsavia ha anche arrestato un bielorusso sospettato di far parte di una rete di spionaggio a favore di Mosca. Pace: Papa Francesco conferma il tentativo del Vaticano si trovare una via per il “cessate il fuoco”, con la missione del cardinale Zuppi in Cina. Dopo essere stato a Mosca e Kiev, Zuppi ascolterà Pechino, che può avere un ruolo decisivo. Sulla questione dei minori ucraini deportati dai russi, Bergoglio ha detto che “sta pensando di nominare un rappresentante permanente che faccia da ponte tra le autorità russe e ucraine”, per il rientro dei bambini alle loro famiglie. La Cina, inoltre, sarà al vertice in programma domani e domenica a Gedda, in Arabia Saudita: lo ha rivelato il Wall Street Journal. Il summit riunirà i consiglieri politici di oltre trenta Paesi per discutere del conflitto in Ucraina, anche se il principe bin Salman cercherà di sfruttare l’occasione per porre l’Arabia Saudita al centro degli equilibri geopolitici, nonostante le numerose accuse di violazioni dei diritti umani e di aver avallato l’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, ucciso nel consolato saudita di Istanbul il 2 ottobre 2018. Sul Fatto di domani leggeremo altri particolari sulla crisi in Ucraina con un approfondimento sullo stato della controffensiva di Kiev.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Navalny condannato a 19 anni di carcere in Russia. Alexey Navalny è stato condannato a 19 anni di reclusione per estremismo di matrice politica. L’accusa ne aveva chiesti 20. Navalny è considerato il principale oppositore politico di Putin. Nel mirino del Cremlino da tempo con la sua Fondazione anticorruzione, il dissidente russo è già in carcere da 2 anni e mezzo, da quando, nel gennaio 2021, fu arrestato dopo il rientro da Berlino dove era stato curato per un sospetto avvelenamento.
Incidente al largo di Amalfi, morta una turista statunitense. Un grave incidente ha coinvolto un motoscafo con conducente e un veliero con a bordo numerosi turisti poco al largo di Amalfi. Nell’impatto, le cui cause sono ancora da accertare, è morta una turista americana: Adrienne Vaughan, presidente della casa editrice Bloomsbury. Si trovava sul motoscafo insieme al marito, trasportato con urgenza in ospedale, e i due figli rimasti invece illesi. Il conducente del motoscafo preso a noleggio, un trentenne campano, trasportato all’ospedale di Salerno sarebbe risultato positivo al test tossicologico.
Massimo Giletti querelato per diffamazione dal boss Graviano. La procura di Terni ha aperto un fascicolo di indagine su Massimo Giletti a seguito della querela per diffamazione presentata dal boss mafioso Giuseppe Graviano, condannato a sei ergastoli per le stragi di Capaci, di via d’Amelio, di Firenze, di Roma e di Milano. “Non ho nulla da dire se non che confido nei giudici e nella magistratura, come sempre. Spero solo quanto prima di capire come avrei diffamato Graviano, lo vorrei capire”. Così il giornalista all’agenzia LaPresse.
Niger, il presidente deposto dai golpisti: “Tutto il Sahel può cadere sotto l’influenza russa”. Il presidente Bazoum, messo agli arresti dai militari, ha dato sue notizie con una lettera pubblicata sul Washington Post: “Scrivo come un ostaggio. Il Niger è sotto attacco da parte di una giunta militare che sta cercando di rovesciare la nostra democrazia”. E ancora: “Con un invito aperto da parte dei golpisti e dei loro alleati regionali, l’intera regione centrale del Sahel potrebbe cadere sotto l’influenza russa attraverso il Gruppo Wagner, il cui brutale terrorismo ha fatto bella mostra di sé in Ucraina”. Intanto, i golpisti hanno deciso di interrompere la collaborazione militare con la Francia, e l’Eliseo replica: “Solo le legittime autorità nigerine hanno la facoltà di annullare gli accordi tra Niamey e Parigi”. I militari che hanno preso il potere hanno tolto il coprifuoco che avevano imposto dal 26 luglio. Sul Fatto di domani un reportage dalla via dell’Uranio.
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Repressione e speculazione: Erdogan toglie la terra ai terremotati alawiti
di Roberta Zunini
Mentre continua a tentare di convincere Vladimir Putin a ripristinare l’accordo sul grano ucraino da inviare ai tanti paesi africani che lo importano da decenni per garantire il pane alla popolazione, il “sultano mediatore” Recep Tayyip Erdogan lo toglie per legge ai terremotati di religione alawita, specialmente a quelli di origine araba, della provincia di Hatay ( Antiochia), dove è concentrata la maggioranza dei fedeli. È in corso da mesi nella zona di Dikmece – uno dei villaggi della provincia più colpiti dai terremoti di febbraio – l’esproprio delle terre agricole appartenenti ai cittadini turchi di questa confessione religiosa minoritaria, derivante in parte dall’Islam sciita, invisa al presidente autocrate turco che si considera il leader della Fratellanza Musulmana e vorrebbe diventarlo di tutto l’islam sunnita. Al culto alawita inoltre è devoto Kemal Kilicdarolou, capo del maggior partito di opposizione, il repubblicano Chp, che ha sfidato Erdogan alle presidenziali dello scorso giugno.
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