Il Fatto di domani. Tanto rumore per nulla, tutti scontenti per il minestrone trasporti e infrastrutture. Ponte sullo stretto, la legge del “facciamo come ci pare”. 100 miliardi: ecco quanto sono costate le sanzioni alla Russia alle aziende europee

Di FQ Extra
7 Agosto 2023

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CDM “OMNIBUS” DEL GOVERNO. LA POLEMICA SUGLI STIPENDI PER IL PONTE SULLO STRETTO DIVIDE LA MAGGIORANZA. Due decreti omnibus che sembrano un milleproroghe, in barba ai moniti del Quirinale sulla necessità di evitare decreti con all’interno norme eterogenee tra loro. Ma tant’è: la politica sta per andare in vacanza e nell’ultimo Cdm prima delle ferie il governo prova a piantare una serie di bandierine. La più discussa, la norma voluta da Matteo Salvini per cancellare il tetto agli stipendi per la società del Ponte sullo Stretto (fissato a 240 mila euro come tutti gli incarichi pubblici), su cui è scoppiata la polemica. La norma vale doppio, perché prevede anche la possibilità per i manager di cumulare la pensione alla retribuzione anche oltre il tetto dei 240 mila euro. Questo andrebbe a beneficio dell’amministratore delegato Pietro Ciucci, che negli ultimi giorni ha difeso il provvedimento spiegando che non servirà per strapagare i dirigenti, ma per aprire posizioni concorrenziali per i tecnici che dovranno progettare l’opera. La norma non piace a una parte del governo, vista l’evidente ricaduta d’immagine. Sul Fatto di domani vedremo su cosa e tra chi si incentra lo scontro. Illustreremo anche le altre misure contenute nel decreto, come quelle sull’aumento delle licenze dei taxi e sul calmiere per il caro-voli per i viaggi verso le isole. Entrambe le misure scontentano le categorie: i tassisti minacciano sciopero, le compagnie aeree giudicano illiberali interventi sulle tariffe. Fa discutere anche l’aumento delle frequenze 5G, per adeguarsi agli standard europei con rischi denunciati dai Verdi e da associazioni dei cittadini.


INTERCETTAZIONI, IL GOVERNO BOCCIA NORDIO (PER ORA). PIANTEDOSI: “DOPO IL CASO DOSSIER, CAMBIARE LE NORME”. Nel mare magnum dei temi affrontati dal Consiglio dei ministri, spuntano anche la giustizia e le intercettazioni. Vituperate dal ministro Carlo Nordio, che non perde occasioni per additarle come una lesione della privacy. Di questi due nodi si occupa il secondo decreto omnibus discusso dalla riunione di governo di oggi. Il Guardasigilli vorrebbe depotenziare le captazioni consentendole solo per le indagini di mafia e terrorismo. Del resto, la sua teoria è nota: “I mafiosi non parlano al telefono”. Dopo l’estate, in autunno, il governo riaprirà il fascicolo delle intercettazioni. Oggi però imbocca la via opposta a quella indicata dal Guardasigilli. Il consiglio dei ministri ha esteso l’uso delle intercettazioni a reati gravi come il traffico illecito di rifiuti o il sequestro di persona. Il motivo? Una sentenza della Cassazione aveva sancito l’impossibilità di equiparare i reati “non associativi” a quelli di mafia e terrorismo. Il timore della Direzione nazionale antimafia, dopo il verdetto dei giudici ermellini, era il colpo di spugna sui processi. Così il governo ha scelto di intervenire per decreto. Sul Fatto di domani approfondiremo questo capitolo giustizia. Dalle pagine del Corriere, a proposito del “caso dossier” denunciato da Guido Crosetto, è intervenuto il ministro degli Interni annunciando cambiamenti nelle norme sulla consultazione degli archivi: “Penso ad un controllo regolatorio più forte, anche da parte di autorità indipendenti già esistenti. Serve una riflessione sulla opportunità di una riscrittura di alcune regole”. Le nuove norme potrebbero riguardare il lavoro dell’Antimafia.


PNRR, ECCO CHI HA PERSO DI PIÙ COL TAGLIO DI 13 MILIARDI PER I COMUNI. Forse non ci rimetterà il Paese, ma sembra probabile ci rimetteranno diversi enti locali, per centinaia di milioni. L’Italia ha presentato all’Ue il suo nuovo Pnrr. La Commissione di Bruxelles riferisce che il governo ha proposto 144 modifiche e che prevede di spostare sul RePowerEu i 16 miliardi tagliati chiudendo nove progetti degli enti locali. Il ministro Raffaele Fitto aveva promesso a Comuni e Regioni che quei progetti, tra cui ci sono interventi sul dissesto idrogeologico e per la riqualificazione delle periferie, non sarebbero stati congelati, ma rifinanziati con altre linee di credito. Gli enti locali , anche quelli di centrodestra, avevano espresso scetticismo. A confermare i loro dubbi oggi c’è un’analisi della fondazione Openpolis, che mostra quali saranno le città più penalizzate dalla scure del governo sul Pnrr. Al primo posto della classifica dei soldi persi c’è Napoli, con 824,8 milioni, seguita da Roma (718,3 milioni) e Torino (493,6 milioni). Questo è il podio in valori assoluti. Considerando la percentuale di fondi “tagliati” rispetto alle previsioni, invece il danno maggiore lo ricevono la provincia di Pistoia (-67,7%), Biella (-66,7%) e Alessandria (-65,1%). Questo perché le fonti di rifinanziamento promesse da Fitto ancora non si vedono. Il ministro ha incontrato gli enti locali e sembra almeno essere riuscito a convincere i governatori di centrodestra: sia Giovanni Toti (Liguria) che Luca Zaia (Veneto) hanno detto di aver apprezzato le spiegazioni. “Da Fitto continuano ad arrivare promesse. Vogliamo vedere più atti concreti e meno parole al vento”, ha scritto invece il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, coordinatore nazionale dei primi cittadini del Pd. Sul Fatto di domani vedremo quali sono stati i risultati dell’incontro tra il ministro Fitto e gli enti locali.


IL PREZZO DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA PER LE AZIENDE EUROPEE. ERDOGAN TORNA A PROPORSI MEDIATORE. Il Financial Times ha pubblicato un’indagine sui bilanci 2023 di 600 gruppi europei che mostra perdite per almeno 100 miliardi di euro dovute alla chiusura o contrazione delle operazioni in Russia, causa sanzioni. Il dato è calcolato a prescindere dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime. Contemporaneamente, l’analisi del quotidiano economico britannico conferma che i profitti dei gruppi energetici e delle aziende specializzate in Difesa sono schizzati in alto. Tutto ciò considerando anche che il 50% delle aziende europee non ha lasciato davvero la Russia, dopo le sanzioni. Tra le aziende rimaste ci sono, per dire, l’italiana UniCredit (che ha perso secondo l’analisi 1,3 miliardi, poco meno di Intesa San Paolo che ne ha lasciati sul campo 1,4), la svizzera Nestlé e la britannica Unilever. Paradossalmente, pare che chi è rimasto abbia registrato più danni di chi è partito in fretta e furia da Mosca. Approfondiremo questi dati sul Fatto di domani. Intanto, Cina e Russia commentano il vertice del weekend a Gedda, in Arabia Saudita, dove i delegati (di medio livello) di 42 Paesi hanno discusso del conflitto ucraino. Per Pechino è stato un’occasione per “consolidare il consenso internazionale sulla soluzione della crisi ucraina”. Che, nella lettura data da Kiev e dagli Alleati occidentali, è sinonimo di “soluzione ucraina alla crisi”. Mosca, esclusa dal summit, ripete un dato ovvio dal suo punto di vista: “senza la partecipazione della Russia e senza tener conto dei suoi interessi, nessun incontro sulla crisi ucraina ha il minimo valore aggiunto”, ha affermato la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova. Erdogan, preso a contropiede dal successo dell’evento di Mohammed bin Salman, ha provato a rilanciare un negoziato mediato dalla Turchia, ma Kiev lo ha gelato: “La pace solo con il ritiro della Russia”, ha twittato il consigliere presidenziale Mikhailo Podolyak.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Negazionismo sulla strage di Bologna, De Angelis si scusa ma non troppo. “Negli ultimi giorni ho espresso delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti. Intendo scusarmi con quelli a cui ho provocato disagi”. Comincia così la lettera di scuse di Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, dopo le sue parole sulla strage di Bologna e uno strascico di polemiche che è durato due giorni, coinvolgendo anche il presidente del Lazio Francesco Rocca e Giorgia Meloni che non ha gradito la sparata. Il testo professa rispetto per il Quirinale, però continua: “L’unica mia certezza è il dubbio”.

Niger, situazione congelata fino a giovedì. Scaduto l’ultimatum dell’Ecowas, le autorità militari del Niger hanno inviato ulteriori truppe nelle zone di confine con la Nigeria e il Benin e accusano i vicini di preparare un’aggressione. Mali e Burkina Faso hanno mandato una delegazione a Niamey a sostegno dei golpisti, che hanno chiuso lo spazio aereo sul Paese, mentre l’Ue ribadisce il sostegno all’Ecowas e la necessità di una soluzione diplomatica. L’organizzazione dei Paesi dell’Africa occidentale non sarebbe ancora pronta a usare la forza militare e ha organizzato un nuovo summit sulla crisi giovedì nella capitale della Nigeria, Abuja.

Morte di Ruffino, i primi accertamenti escludono malattia grave. Visibilia crolla in borsa. Dai primissimi accertamenti svolti nell’indagine sul suicidio di Luca Ruffino, presidente di Visibilia Editore che si è ucciso con un colpo di pistola sabato sera, non risulterebbe che il manager soffrisse di malattie gravi conclamate. Sul caso è stata aperta d’ufficio un’indagine per istigazione al suicidio, per poter disporre l’autopsia. Negli ultimi giorni l’imprenditore sarebbe apparso giù di morale. I sei biglietti lasciati prima di compiere il gesto presentano scuse ai familiari, ai colleghi e ai condomini. A Piazza Affari il leader di Visibilia è arrivato a perdere il 30%, prima di essere congelato. Sospesa anche Sif Italia, di cui Ruffino era presidente e ad, con una perdita del 12%.


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FT. Il capo di Wizz Air si regala 100 milioni di bonus contro gli azionisti: “È buon senso capitalista”

Per l’amministratore delegato di Wizz Air, l’estensione del pacchetto di bonus da 100 milioni di sterline che è riuscito a strappare all’assemblea degli azionisti è “la vittoria dello spirito capitalistico”. L’assemblea degli azionisti della compagnia aerea la settimana scorsa ha approvato una risoluzione che concede a József Váradi fino al 2028, dal precedente 2026, per ottenere il premio una tantum. Il bonus scatta se il prezzo delle azioni della società, che giovedì era di circa 23 sterline, raggiunge le 120 sterline.

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