La maggioranza di destra che sostiene il governo di Giorgia Meloni, con l’aiuto dei centristi di Italia Viva e Azione, è pronta a tornare alla prescrizione introdotta nel 2017 con la legge Orlando: nessuna interruzione durante il processo o dopo una condanna ma una sospensione per un massimo di 36 mesi (18 dopo il primo grado e 18 dopo il secondo). Con un tratto di penna, dunque, la maggioranza intende cancellate le riforme degli ultimi governi: la cosiddetta “Spazzacorrotti” del ministro della Giustizia del Movimento 5 Stelle Alfonso Bonafede che prevedeva il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado e quella della Guardasigilli Marta Cartabia (governo Draghi) che introduceva il meccanismo dell’improcedibilitàse non si fosse arrivati a condanna entro due anni in Appello e un anno in Cassazione.
La proposta di legge unificata – che il Fatto ha ottenuto in anteprima – è frutto di un accordo tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Italia Viva/Azione e sarà votata in commissione Giustizia alla Camera alla ripresa dei lavori parlamentari, il 6 settembre. L’accordo politico è stato raggiunto dai responsabili Giustizia dei tre partiti: è firmato dal presidente della commissione Giustizia di Fratelli d’Italia Ciro Maschio, da quelli di Forza Italia Tommaso Calderone e Pietro Pittalis e da Enrico Costa (Azione). Mancano le firme della Lega che però, pur avendo approvato la legge Bonafede nel 2019, al momento non si è espressa.
La proposta serve ad anticipare il ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha più volte annunciato di voler mettere mano alla prescrizione con un disegno di legge governativo ma rimandandolo a data da destinarsi. I tre partiti, dunque, vogliono battere sul tempo il Guardasigilli per imporgli un’accelerazione che avvenga in Parlamento, com’è successo anche per l’abolizione dell’abuso d’ufficio.
La proposta di legge unificata è la conseguenza di un ordine del giorno a prima firma Costa approvato a dicembre scorso dalla Camera con il sostegno del governo in cui si chiedeva di tornare alla vecchia prescrizione della legge Orlando. Nelle ultime settimane, la commissione Giustizia aveva iniziato a discutere tre proposte di legge diverse firmate rispettivamente da Maschio (Fratelli d’Italia), Pittalis (Forza Italia) e Costa (Azione). Tutte e tre avevano lo scopo di cancellare la riforma Bonafede ma quelle di Maschio e Costa prevedevano di mantenere l’improcedibilità di Cartabia. Pittalis invece si è opposto e alla fine Forza Italia potrebbe averla spuntata. Durante la discussione delle tre proposte di legge, la commissione Giustizia della Camera aveva audito diversi giuristi e magistrati che avevano messo in guardia dal ritorno alla vecchia legge Orlando. Il 27 giugno la commissione aveva sentito Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto Penale a Milano e consigliere di Cartabia, che aveva spiegato che abolire la legge Bonafede sarebbe stato un “favore per le difese degli imputati, ma per nulla per le vittime e per le parti civili”.
La proposta di legge unificata di due pagine è costituita da due articoli: il primo abroga la legge “Spazzacorrotti” facendo tornare la legge Orlando. Quindi la prescrizione continuerà a correre durante il processo con la possibilità di una sospensione per 18 mesi dopo la sentenza di condanna in primo grado e di un’altra sempre di 18 mesi dopo quella di Appello. Se invece l’imputato viene assolto, la prescrizione continua a correre senza possibilità di sospensione. Il secondo articolo della proposte invece abroga la legge Cartabia e il meccanismo della improcedibilità. Niente più tagliola dopo tre anni tra primo grado e Appello.
Il forzista Pittalis, pur specificando che si tratta ancora di una bozza, esprime soddisfazione per l’accordo politico raggiunto: “A settembre arriverà il momento di cancellare le storture delle riforme Bonafede e Cartabia. Noi infatti siamo contrari a mantenere solo la seconda perché crea effetti distorsivi sul sistema, come ci hanno spiegato molti giuristi e avvocati”, dice. Anche Costa, vero ispiratore della manovra politica sulla prescrizione, si dice soddisfatto: “Auspico che il testo possa avere un’ampia maggioranza”, spiega il responsabile Giustizia di Azione.
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