Il Fatto di domani. Morandi, il procuratore: “Rischio prescrizione”, ma Nordio va avanti per reintrodurla. Meloni e reti unificate contro il salario minimo, ma la legge fa 100 mila firme in un giorno

Di FQ Extra
14 Agosto 2023

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MELONI A RETI UNIFICATE CONTRO IL SALARIO MINIMO. MA GIÀ CI SONO 100 MILA FIRME. Sul salario minimo “ho detto una cosa precisa: diamo 60 giorni al Cnel, in tempo per la legge di bilancio, per fare una proposta complessiva di lotta al lavoro povero che può prevedere per alcune categorie il tema del salario minimo”. Giorgia Meloni dopo la lettera al Corriere riprende l’argomento a reti unificate (intervista allo stesso Corriere, più Repubblica e Stampa). Oggi si apprende che il Consiglio nazionale del lavoro sarà incaricato di valutare quanto vale il salario minimo in Italia non solo sulla base della retribuzione contrattuale, ma anche sulle mensilità aggiuntive, tfr, ferie e permessi. “Ciò che escludo – dice la premier- è che si possa affrontare con un singolo e generalizzato provvedimento sul salario minimo, una questione che esiste e che è quella delle basse paghe”. Giorgia non molla e prova a togliersi dall’angolo dove si è infilata. Ma intanto le opposizioni annunciato di aver raccolto già 100mila firme in poche ore per la petizione salariominimosubito.it (anche Romano Prodi si è pronunciato a favore). Proprio oggi Unioncamere ha reso pubblico un report secondo cui l’introduzione della misura provocherebbe un aggravio per le aziende stimato attorno ai 6,7 miliardi. Come dire, da che parte sta Meloni e il suo governo? Con i lavoratori o con gli imprenditori? Ma Unioncamere ricorda anche che il salario minimo c’è in quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea: si va dagli 1,62 euro della Bulgaria agli 11,97 euro del Lussemburgo, passando dai 10,03 euro della Francia e 9,19 euro della Germania. E ancora: in Belgio è di 9,41 euro, in Olanda è di 9,33 euro, in Spagna è fissato a 6,09 euro, nel Regno Unito è pari a 9,54 euro, in Irlanda ha un valore di 9,80 euro. Sul tema è intervenuta anche la Commissione Ue, sostenendo che “la direttiva sui salari minimi adeguati non obbliga gli Stati membri a introdurre salari minimi legali né fissa un livello salariale minimo comune”. Sul Fatto di domani leggerete anche di tutti quelli che hanno cambiato idea sul salario minimo.


CINQUE ANNI DALLA STRAGE DEL PONTE MORANDI. IL NOSTRO PODCAST ESCLUSIVO. Cinque anni fa, alle 11.36 del 14 agosto 2018, crollava un pezzo del Ponte Morandi di Genova . La tragedia provocò 43 morti e spezzò la città in due, fino alla costruzione del nuovo viadotto San Giorgio. I nomi delle vittime oggi sono stati proiettati sul maxischermo davanti alla facciata della sede della Regione Liguria, nella commemorazione ufficiale. La ricostruzione è finita, ma la verità giudiziaria è ancora appesa a 3 processi in svolgimento, con 57 imputati. “Il trascorrere del tempo non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni”, ha detto il capo dello Stato Mattarella. Salvini invece sostiene di non sapere perché la concessione ai Benetton non fu revocata: “Non ero presidente del Consiglio, espressi in diverse sedi il mio parere”. Non è andata così. Lo ha raccontato Marco Grasso nel nuovo podcast del Fatto Quotidiano (disponibile sul nostro sito e su tutte le piattaforme). Si intitola 11.36. La strage del Ponte Morandi ed è un’inchiesta esclusiva sulle cause e le responsabilità del disastro, con gli audio inediti delle intercettazioni di manager e dirigenti di Autostrade per l’Italia e delle società incaricate dei controlli. Sulla vicenda incombe il rischio della prescrizione, temuta dai parenti delle vittime (“Fino all’ultimo giorno non saremo tranquilli”, ha dichiarato la presidente del comitato Egle Possetti), ma soprattutto riconosciuta dal procuratore capo di Genova: “Bisogna essere chiari e leali, ci sono le ipotesi più datate di omissione di atti d’ufficio e dei falsi che sicuramente andranno in prescrizione da ottobre 2023. Ma gli imputati possono anche rinunciare alla prescrizione e optare per un accertamento giudiziario”, ha detto Nicola Piacente. Insomma, a ottobre un pezzo di processo andrà al macero.


CARCERI E NORIMBERGA: I COLPI DI SOLE DI NORDIO. MA IL GUARDASIGILLI CONFERMA: “TORNERÀ LA PRESCRIZIONE”. La prescrizione, per l’appunto. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dato un’altra prova delle sue intenzioni in un’intervista al Corriere della sera, dove ha confermato quanto anticipato sul Fatto, cioè che la maggioranza con l’aiuto di Italia Viva, è pronta a tornare alla legge Orlando del 2017 cancellando le riforme Bonafede e Cartabia. Risultato: nessuna interruzione durante il processo o dopo una condanna, ma solo una sospensione di massimo 18 mesi dopo il primo grado e 18 dopo l’appello. Nell’intervista Nordio ha modo di difendere anche la scelta di mandare un’ispezione ai magistrati di Firenze che indagano su Matteo Renzi per il caso Open. Fanno discutere specialisti e addetti ai lavori anche le sue affermazioni sulla possibilità di usare le caserme italiane dismesse per aumentare i posti a disposizione nelle carceri. Tutti, dal sindacato dei penitenziari ai garanti dei detenuti, hanno bollato la soluzione come “irrealizzabile”, anche perché la maggior parte delle strutture dismesse dall’esercito è già assegnata ad altri progetti (non tutti completati). Sul tema, il ministro ha pubblicato anche un videomessaggio oggi pomeriggio per rivendicare che il governo ha assunto “2800 poliziotti penitenziari che colmeranno le inefficienze di organico, contiamo nei limiti del possibile di assumerne di più”. Ma il meglio del peggio è il paragone tra Norimberga e i casi dei due suicidi avvenuti la settimana scorsa in carcere a Torino: “Purtroppo in questi casi non c’è sorveglianza che tenga, persino al processo di Norimberga due imputati eccellenti si sono suicidati nonostante avessero lo spioncino aperto 24 ore su 24”. Sul Fatto di domani leggerete una rassegna degli sfondoni del ministro, vedremo i loro effetti sulla giustizia del nostro Paese e anche cosa ne pensa il resto del governo.


IN UCRAINA È GUERRA NEI CIELI. A MOSCA CROLLA IL RUBLO, SI INCRINA LA FIDUCIA IN NABIULLINA. Le forze ucraine hanno annunciato di aver abbattuto 15 droni e 8 missili russi in tre diversi attacchi nella notte. Dal canto loro i russi parlano di due droni di Kiev abbattuti sopra Belgorod, dove si è sentita una forte esplosione. Sul terreno si registrano “combattimenti molto intensi” nella zona di Kharkiv e Luhansk, vicino a Kupyansk e a Lyman. Zelensky e i suoi rivendicano progressi a Kherson e intorno a Bakhmut, dove la scorsa settimana i militari ucraini hanno riconquistato 3 chilometri quadrati. Il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak ha difeso la controffensiva, negando sia un flop: “Chiunque dica che l’Ucraina stia avanzando troppo lentamente – scrive su X (ex Twitter) – mostra di non conoscere la guerra e le sue fasi”. Un’altra notizia rilevante sul conflitto viene dal fronte dell’economia ed è la caduta libera del valore del rublo sul dollaro. La moneta russa è calata del 30% negli ultimi 6 mesi ed è scesa praticamente ai minimi del marzo 2022, 17 mesi fa, quando la guerra era appena cominciata. Un dato che approfondiremo sul Fatto di domani per il suo peso sul futuro della guerra. Il pessimo risultato economico ha portato in superficie qualche incrinatura tra il Cremlino e la banchiera centrale Elvira Nabiullina. Il consigliere economico di Putin Maxim Oreshkin ha scritto un editoriale sull’agenzia di stampa di Stato, la Tass, per sostenere che il problema è la politica monetaria troppo morbida e che “la Banca centrale ha tutti gli strumenti per normalizzare la situazione”. Domani ci sarà una riunione d’urgenza. L’inserto il Fatto economico di oggi è stato dedicato a un’analisi dei progetti occidentali di ricostruzione. Sul giornale di domani, oltre alla cronaca, leggerete l’intervista al dissidente ucraino (non per questo filo russo) Vitaliy Dudin.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Bardonecchia sepolta dal fango. Uno tsunami di fango e detriti (con onde alte 7 metri secondo le testimonianze) ha investito la città ieri sera, causato da un nubifragio imprevisto in alta quota. Molti i danni ma nessuna vittima (cinque persone inizialmente disperse sono state ritrovata nella serata di ieri). 120 gli sfollati, tra cui anche turisti. In Piemonte è allerta gialla temporali.

Niger, i golpisti minacciano di processare Bazoum. Vertice dell’Unione africana. Niger: ieri i golpisti del 26 luglio avevano aperto a una soluzione diplomatica con l’Ecowas, ma oggi avvertono che processeranno il deposto presidente Mohammed Bazoum per alto tradimento. L’Unione Africana ha tenuto una riunione del Consiglio di pace e sicurezza dedicata alla situazione.

Argentina, effetto primarie. Dopo la vittoria del “Bolsonaro argentino” Javier Milei alle primarie presidenziali, all’apertura della borsa la moneta si è svalutata di un 22%, aggravando la cronica crisi da svalutazione del peso di Buenos Aires.

Mancini se ne va senza stile (forse in Arabia). Il commissario tecnico della nazionale di calcio italiana ha comunicato le sue dimissioni con una pec spedita da Mykonos. Le motivazioni ufficiali sono “personali”, ma si vocifera di una proposta economicamente ingente per allenare la nazionale dell’Arabia Saudita.

Murgia, dizionario queer. “Michela Murgia è stata politica, di sinistra, cristiana: e lo è stata attraverso le sue parole. Diceva la verità: e dunque il potere la odiava”, così Tomaso Montanari ha ricordato la scrittrice sarda sul Fatto di oggi. Sul giornale di domani leggerete una rassegna di idee e concetti di Michela Murgia.


OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO ECONOMICO

FT: navi da crociera, in Francia le statistiche affondano il mito del “volano” economico

di Martin Arnold

Gli economisti si sono sbagliati a credere che una nave da crociera lunga 331 metri avrebbe potuto rappresentare un volano di ripresa per l’economia francese, piuttosto stagnante di recente. Lo ha certificato di recente l’ufficio nazionale di statistica del Paese transalpino, Insee.

La consegna della MSC Euribia da parte dell’azienda Chantiers de l’Atlantique, sulla costa occidentale della Francia è avvenuta a maggio e ha determinato un’impennata delle esportazioni del Paese. Molti economisti francesi si dicevano certi che fosse quella commessa a spiegare la crescita inattesa del prodotto interno lordo nazionale sul trimestre, che è stata dello 0,5%. Un dato che ha avuto ripercussioni positive sull’intera zona euro.

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