Piero Fassino se ne lamenta, ma sulla base del suo criterio di stipendio parlamentare, l’Italia è al primo posto in Europa. La classifica è stata stilata qualche anno fa, nel 2016, dall’Aalep, un’associazione di diritto belga che riunisce i lobbisti di livello “senior” che rappresentano interessi presso le istituzioni dell’Unione europea. Si tratta di voci che nel frattempo sono state aggiornate, ma di poco, come vedremo nei casi specifici di Spagna, Francia e Germania.
I numeri europei Nell’inchiesta del 2016
L’Italia con i 10.435 lordi mensili di indennità di base ai suoi deputati si colloca al primo posto tra tutti gli stati europei compresa, all’epoca dell’inchiesta di Aalep, la Gran Bretagna. Staccava di poco l’Austria, 10.134 euro, e poi i più grandi stati europei. La Germania era al terzo posto con 9.082 euro mensili (ripetiamo, lordi), la Danimarca con 7.835 al quarto e poi l’Olanda (7.481), la Gran Bretagna (7.394), l’Irlanda (7.271), il Belgio (7.172), la Francia (7.143) e al decimo posto il Lussemburgo (6.739). Agli ultimi posti della classifica si trovano diversi Stati dell’est come ad esempio la Romania, ultima con 1.195 euro: ma in questo caso lo stipendio è 6,3 volte il salario minimo mentre la Germania ha un rapporto di sei a uno.
L’Aalep stila infatti anche una classifica in rapporto al salario minimo in cui al primo posto balza l’Estonia (10 volte), poi la Bulgaria (8,8), la Lituania (8,7), la Lettonia (7,6). L’Italia non avendo un salario minimo non compare in questa classifica, ma ipotizzando l’approvazione di una legge che fissi a 9 euro lordi l’ora la paga minima legale, si troverebbe al nono posto con un rapporto tra stipendio parlamentare e salario minimo di 6,5 volte.
Oltre l’indennità Il caso italia: 19 mila euro
La classifica si riferisce all’indennità di base che, vista la complessità di calcolo delle varie indennità nei vari Paesi, consente una comparazione adeguata. Ma in Italia a questa base si aggiunge la “diaria”, il rimborso delle spese di soggiorno a Roma che è fissata in 3.503,11 euro e che viene decurtata di 206,58 euro “per ogni giorno di assenza del deputato dalle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni con il procedimento elettronico”. L’assenza però non scatta se il deputato o la deputata partecipa “almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata”.
C’è poi una terza voce a comporre lo “stipendio” parlamentare ed è il “rimborso delle spese per l’esercizio del mandato”, e che andrebbe spesa per stipendiare i collaboratori. Ammonta a 3.690 euro al mese. Il deputato può decidere di destinare l’intera quota del rimborso (ovvero il 50% o il 75% dello stesso) alla assunzione di uno o due collaboratori. In tal caso, la Camera provvede al pagamento diretto. Ma se il deputato decide di non avvalersi di questa facoltà ottiene direttamente il rimborso dovendone rendicontare solo il 50%. C’è poi anche il rimborso per le spese di trasporto e di viaggio che ammonta a 3.323,70 o 3.995,10 trimestrali a seconda che la distanza da Roma sia inferiore o superiore ai 100 chilometri: significa un emolumento di 1.107 o di 1.331 euro al mese oltre alla gratuità di tutti gli spostamenti in treno, aereo o autostradale. E poi, ciliegina sulla torta, un rimborso di 1.200 euro annui per le spese telefoniche, 100 euro al mese. Sommando il tutto viene fuori un compenso complessivo mensile, lordo, per i deputati pari a 19.059,11 (nel caso di una residenza di distanza inferiore ai 100 chilometri da Roma scende a 18.8835,11).
Analizzando nel dettaglio i dati forniti dai siti delle assemblee parlamentari di quattro grandi Paesi europei il confronto sembra sempre favorevole all’Italia.
LEGGI – Vitalizi, Fassino l’Indigente insiste: “La mia è operazione verità”
LEGGI – Fassino, un birichino in barca tra sconfitte e profezie boomerang
La Francia: Non più di 16 mila euro
In Francia l’indennità parlamentare comprende tre elementi: di base, di residenza e di funzione. L’indennità di base dal 1 luglio 2023 è salita a 5.907,34 euro lordi (quasi la metà di quella italiana) e fa da riferimento per le altre due, costituendo il 3% della prima e il 25% della indennità di base. Alla paga base di 5.907,34 euro si sommano così 177,22 euro (il 3%) di indennità di residenza e 1.521,14 (il 25%) di indennità di funzione. Compenso lordo mensile complessivo pari a 7.605,70 (rispetto alla classifica Aalep del 2016 è un po’ salito). Il sito dell’Assemblea nazionale specifica poi le ritenute: 825,22 euro mensili per la Cassa pensioni; 737,76 euro come contribuzione sociale generalizzata; 76,06 euro per il fondo di disoccupazione dei deputati (Famdre); 38,03 come contributo a titolo di transizione professionale. Resta così un “netto mensile di 5.928,63” a cui aggiungere 5.645 euro per le spese “legate all’esercito del mandato” mentre il pagamento dei collaboratori riguarda direttamente l’Assemblea che stanzia 11.118 euro per ogni deputato. Ma una parte di quel fondo può essere ceduto al gruppo parlamentare sovrapponendosi così ai fondi che in Italia sono stanziati direttamente ai gruppi per il loro funzionamento.
Esistono poi in Francia le facilitazioni per i viaggi e per le spese telefoniche, ma in termini di viaggi gratuiti sulla rete metropolitana e ferroviaria, mentre i viaggi in taxi o auto a noleggio sono rimborsati con presentazione del giustificativo. Per i trasporti aerei, invece, si hanno a disposizione 80 passaggi tra Parigi e la circoscrizione elettorale di appartenenza, 12 voli per le altre destinazioni. Infine c’è un fondo a disposizione per rimborsi spese per sostegni materiali destinati “a facilitare l’esercizio del mandato”: si tratta di un credito messo a disposizione del deputato che anticipa le spese e ottiene poi il rimborso nei limiti di 18.950 euro annui. In questo fondo possono rientrare anche spese di taxi, telefoniche, di stampa e comunicazione parlamentare. I deputati hanno la possibilità di dormire nel proprio ufficio, quelli residenti fuori Parigi dispongono di 51 camere presso la Residenza dell’Assemblea nazionale e se questa è completa possono beneficiare di un rimborso hotel di 200 euro a notte oppure di 1200 euro mensili come rimborso per un alloggio ma solo se non hanno a disposizione nessun altro mezzo. Il totale delle varie indennità ammonta a 14.829,16 euro, se si considerano anche i 1200 euro per un eventuale alloggio si sale a poco più di 16 mila euro, ben al di sotto dell’indennità lorda complessiva italiana.
La Gran Bretagna: Dal 2011 regole severe
In Gran Bretagna l’indennità di base dei deputati è fissata dal 1 aprile 2023 in 86.584 sterline annue, 7.215 al mese che al cambio attuale consistono in 8.350 euro. Le indennità aggiuntive, per sostenere l’ufficio, vivere a Londra, viaggi e altre necessità, sono rigidamente fissate da un organismo indipendente, l’Independent Parliamentary Standards Authority (IPSA)insediato a partire dal 2011 dopo lo scandalo degli stipendi e spese d’oro scoppiato nel 2009. I documenti con cui l’Ipsa fissa ogni anno le regole di rimborso, le varie indennità e i criteri con cui queste vengono corrisposte sono complicatissimi, le regole per ottenere i vari rimborsi – alloggio fuori dalla propria residenza (esclusi per i parlamentari londinesi), vivere a Londra, rimborso per spese di cura (figli o disabili), sostentamento, ufficio – molto dettagliate e severe. Queste voci oscillano tra le 53 mila e le 66 mila sterline annue, quindi 6-6500 euro mensili, a cui si aggiungono le somme stanziate per l’assunzione dello staff, operazione gestita direttamente dall’Ipsa. Sommate all’indennità base portano l’emolumento complessivo mensile lordo a 14.350-14.800 euro. Come nel caso francese non esiste nemmeno in Gran Bretagna la “diaria” che, come si può capire, fa un po’ la differenza nel caso italiano.
La Spagna: Parlamentari “poveri”
Le indennità in Spagna sono invece fissate da ciascuna Camera. Per quanto riguarda il Congreso de los diputados anche qui alla “asignaciòn” di base si aggiungono sostegni e indennizzi per spese “indispensabili al compimento della funzione”. L’asignaciòn di base, identica per tutti i deputati, ammonta a 3.126,89 euro mensili oltre a eventuali addizionali per funzioni specifiche. Scatta poi un’indennità di 2.008,61 euro per deputati provenienti da circoscrizioni esterne a Madrid che scende a 958,75 euro per gli eletti della capitale. Questa quota è esente da tributi e contributi. Le spese di trasporto sono a carico del Congresso e in caso di utilizzo della propria vettura corrispondono a 0,25 euro a chilometro in alternativa delle quali, per eventuali spese di taxi nella città di Madrid, si può ottenere una carta personalizzata dal valore di 3.000 euro annui. Esiste poi una diaria per i viaggi espressamente autorizzati dalla presidenza e che consistono in 150 euro giornalieri per viaggi all’estero e 120 euro per viaggi nazionali. L’ammontare complessivo è quindi distante anni luce dai compensi italiani.
La Germania: 15.300, tutto incluso
Al Bundestag tedesco, infine, dal1° luglio 2023, il compenso dei parlamentari è di 10.591,70 euro al mese soggetto all’imposta sul reddito. Al compenso si aggiunge un’indennità di spesa esentasse in via forfettaria che è attualmente di 4.725,48 euro al mese, portando l’indennità complessiva a 15.317,18. Dall’indennità di spesa devono essere coperte tutte le spese sostenute per l’esercizio del mandato: dall’ufficio del collegio elettorale al secondo luogo di residenza a Berlino, alle forniture d’ufficio nel collegio elettorale e ai costi di sostegno al collegio elettorale. Semplice da spiegare, facile da capire, in stile tedesco.
Anche in questo caso, molto al di sotto del compenso totale dei parlamentari italiani.