Il 20 agosto del 2018 una ragazza svedese di nome Greta Thunberg all’epoca quindicenne ha deciso di non presentarsi a scuola nei giorni successivi fino alla fine delle elezioni legislative del rinnovo del parlamento svedese. All’epoca il gesto di Greta era nato come segno di protesta a seguito dell’aumento degli episodi di incendi boschivi e dell’aumento delle temperature sia a livello nazionale che a livello globale, aumento che avveniva anno dopo anno. Una volta concluse le elezioni legislative il 9 settembre del 2018, Greta Thunberg ha deciso di saltare la scuola ogni venerdì per rimanere seduta di fronte al parlamento svedese, Riksdag, con cartello con su scritto “Skolstrejk för klimatet“ che tradotto in italiano significa sciopero per il clima. L’azione di protesta scelta da Greta Thunberg era una modalità per premere ai rappresentanti politici eletti di attuare al più presto possibile le proposte prescritte dall’accordo di Parigi del 2015 per limitare e mitigare gli effetti della crisi climatica (dobbiamo ricordare che l’accordo di Parigi del 2015 è l’unico trattato internazionale in cui è previsto un vincolo giuridico per i paesi che decidono di ratificare, il vincolo prevede che ogni cinque anni venga fatta una valutazione del raggiungimento degli obiettivi prefissati e concordati nell’accordo).
A seguito del suo gesto, in tutti i paesi del mondo il 18 marzo del 2018, che era un venerdì, i ragazzi hanno deciso di organizzare delle manifestazioni nelle quali i ragazzi manifestano nei confronti una classe dirigenziale politica di destra e di sinistra la quale non si era impegnata ad attuare gli accordi di Parigi e di attuare delle misure per contrastare l’inquinamento. Sono passati cinque anni, sono nati differenti gruppi locali di Fridays For Future e sono nati anche dei gruppi di rappresentanza nazionale in vari Stati del mondo: chiediamo alle rappresentanze politiche di rispettare gli accordi internazionali sul clima e di agire al più presto possibile per mitigare gli effetti e i danni della crisi climatica. In questi ultimi due anni, abbiamo visto che altri movimenti come Extinction Rebellion e Ultima Generazione, hanno deciso di usare dei repertori di protesta più diretti.
Un esempio cardine di questa affermazione è l’occupazione da parte di manifestanti di Fridays For Future e di altri attivisti da parte di altri movimenti e collettivi ambientalisti al villaggio tedesco Lutzerath a gennaio di quest’anno, nella regione della Renania-Vestafalia: stava per essere sgomberato per poter estrarre lignite, minerale che si trova sotto il suolo di questo villaggio. In quella manifestazione Greta Thunberg è stata arrestata e subito dopo rilasciata dalle autorità tedesche. Questo ci illustra un’evoluzione del repertorio di protesta del movimento Fridays For Future, un repertorio più diretto e più performativo e più controverso, come occupazioni all’interno di spazi e di edifici pubblici e blocchi stradali. Poche settimane fa Greta ha preso parte ad un’azione di blocco al porto di Malmoe, dove la polizia le ha mosso l’accusa di disobbedienza. Nel corso di questi cinque anni, Greta Thunberg ha preso parte a differenti eventi, tra cui la COP 25, e a varie conferenze con un intervento al World Economic Forum a Davos nel 2019. L’attivista ha sollecitato i rappresentanti dei governi ad attuare le politiche ambientali, secondo le informazioni fornite dagli scienziati e le indicazioni dell’accordo di Parigi al più presto possibile, prima di raggiungere un punto di non ritorno.
Gli eventi degli ultimi quattro mesi – le alluvioni in Emilia Romagna, le trombe d’aria in Lombardia, in Veneto, in Friuli Venezia Giulia, gli incendi in Sicilia, le alluvioni in Slovenia e gli incendi a Maui nelle Hawaii – mostrano come nessun governo di destra o di sinistra abbia attuato delle politiche ambientali adeguate per prevenire e mitigare gli effetti diretti ed indiretti di questi eventi meteorologici estremi. Il ricorso esclusivo ad approcci istituzionali, come prendere parte a conferenze internazionali o facendo degli interventi all’interno delle istituzioni politiche, non risulta più sufficiente per ottenere attenzione mediatica e pubblica attorno a determinate questioni e per spingere le istituzioni politiche ad attuare interventi per proteggere l’ambiente. Questo non ha comportato un abbandono delle pratiche istituzionali di azioni di protesta, semplicemente abbiamo espanso il repertorio delle azioni di protesta. Dati gli eventi avvenuti, dobbiamo far sentire di più la nostra voce, in particolare il nostro grido di indignazione affinché queste situazioni non si ripetano, almeno non con la stessa entità di danni e di perdite, soprattutto in vista delle elezioni europee del 2024. Attualmente purtroppo ci sono dei gruppi locali o nazionali di Fridays For Future che a causa del contesto politico, o dello svolgersi di conflitti, si ritrovano in una situazione estremamente precaria e rischiosa in quanto possono essere denunciati con una serie di accuse per reprimere il lavoro di attivisti per lottare contro la crisi climatica. Questa situazione è particolarmente precaria per gli attivisti che non hanno alcun aggancio con organizzazioni, rappresentanti di altri movimenti di Fridays For Future, o con le università; dobbiamo tenere conto che non è nemmeno facile soprattutto per chi decide di emigrare, di rimanere in regola e di poter riavviare il proprio attivismo senza rischiare di essere oggetto a potenziali ripercussioni.
Dobbiamo anche riflettere su questo aspetto in modo tale da poter rimanere uniti nella lotta per la giustizia climatica e per la crisi climatica con i mezzi che abbiamo. In questi cinque anni, Greta Thunberg si è diplomata e continuerà il suo attivismo per diffondere la sensibilizzazione del tema della crisi e della giustizia climatica. In questi cinque anni, abbiamo continuato il nostro attivismo rinnovando ed ampliando il nostro repertorio di protesta. Dobbiamo continuare a gridare perché in cinque anni abbiamo continuato ad assistere a disastri dopo disastri.