Il Fatto di domani. I soldi in cassa scarseggiano ma per il governo le spese militari non si toccano. Migranti e sovraffollamenti, sindaci in trincea: Decaro (Anci) sferza l’esecutivo

23 Agosto 2023

GOVERNO, I SOLDI PER LE EMERGENZE SOCIALI NON CI SONO MA LE SPESE MILITARI NON SI TOCCANO. Un paio di giorni fa il ministro dell’Economia, Giorgetti, era stato esplicito, mettendo le mani avanti sugli impegni presi dalla maggioranza: la legge di bilancio sarà complicata, la riforma delle pensioni è impossibile. Eppure, una cosa resta intoccabile: le spese militari. La linea della maggioranza è questa: avanti con gli impegni presi a sostegno di Kiev rispetto al conflitto in corso con la Russia, e restare allineati alle richieste della Nato sull’aumento delle spese militari (obiettivo 2%del Pil) nonostante i limitatissimi spazi che lascerà la manovra. Proprio oggi Giorgia Meloni, rivolgendosi al presidente ucraino Zelensky con un videomessaggio al Vertice internazionale della Piattaforma Crimea, ha dichiarato: “Siamo al vostro fianco, senza esitazioni. E siamo qui per ribadire, con forza, che la Russia deve porre fine alla sua politica di occupazione e ritirare le sue truppe. Non ci stancheremo di lavorare per porre fine alla guerra e giungere ad una pace giusta e duratura”. Ma questa fedeltà al Patto Atlantico e agli Stati Uniti della premier Meloni ha causato già diversi mal di pancia a destra, soprattutto tra coloro che criticano questo appiattimento verso le posizioni della Casa Bianca. Sul Fatto di domani leggeremo altri particolari su questo argomento: su cosa rischia il primo ministro in vista delle elezioni europee avendo in casa una forte contestazione che potrebbe portarle via molti voti, e le differenze fra l’Italia e la Germania, dove invece un dibattito sulle spese militari da ridimensionare è in corso.


UCRAINA, PUTIN: “UNA GUERRA SCATENATA DALL’OCCIDENTE”. ZELENSKY CERCA UN NUOVO MINISTRO DELLA DIFESA. Scambi di bombardamenti a colpi di droni. Kiev si spinge ancora sul territorio russo e prende di mira Belgorod e Mosca, dove ha donneggiato la Torre Neva. Gli Stati Uniti si dissociano: “Non approviamo raid fuori dall’Ucraina”. I russi rispondono con azioni sulla regione di Sumy, dove sono morti sei civili dopo che gli ordigni hanno centrato una scuola. Durante la riunione dei Brics in Sudafrica (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) il presidente russo Putin in videocollegamento ha ribadito il suo punto di vista: “La Russia ha deciso di sostenere le persone che lottano per la propria cultura, per le proprie tradizioni, per la propria lingua e per il proprio futuro. Le nostre azioni in Ucraina hanno un solo motivo: porre fine alla guerra scatenata dall’Occidente e i loro satelliti in Ucraina contro le persone che vivono nel Donbass”. Ed ancora, riferendosi all’Ucraina: “Prima, con l’aiuto dei paesi occidentali, in quel paese è stato effettuato un colpo di stato incostituzionale, e poi è stata scatenata una guerra contro coloro che non erano d’accordo con quel colpo di stato. Questa guerra brutale, una guerra di sterminio, è durata otto anni”. A Kiev intanto si respira aria di licenziamento per il ministro della Difesa, Reznikov. Il presidente Zelensky in visita a Oslo, in Norvegia, rispondendo alla domanda di un giornalista ha detto: “Sono pronto a commentare eventuali decisioni sul personale del nostro Stato solo dopo aver firmato i relativi decreti”. Reznikov, che già una volta aveva salvato il posto per un pelo dopo l’inchiesta sulla corruzione di diversi suoi sottoposti, potrebbe essere spedito a fare l’ambasciatore nel Regno Unito. Il 10 agosto il quotidiano Ukrayinska Pravda, citando fonti governative, aveva riferito che Zelensky stava cercando un sostituto di Reznikov e che si stavano valutando due candidati. Sul Fatto di domani ci saranno approfondimenti sulla questione dell’addestramento delle truppe di Kiev rispetto ai jet e alle armi occidentali, che presenta non poche difficoltà, e un punto sulla controffensiva ucraina che ha mostrato diversi errori di strategia.


MIGRANTI, FALLIMENTO DEL GOVERNO. SCHLEIN ATTACCA MELONI SULLE ONG. DECARO (ANCI): “TUTTI I SINDACI SONO IN TRINCEA, A PRESCINDERE DAL COLORE POLITICO”. Al Meeting di Rimini Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari, lancia l’allarme sulla questione migranti e accoglienza: “I Comuni chiedono un aiuto al Governo. Continueremo a collaborare come sempre su accoglienza e integrazione dei migranti, ma ci sono problemi: tutti i sindaci si sentono in trincea; tutti, indipendentemente dal colore politico”. Si tratta dell’ennesima evidenza sul fallimento delle strategie della destra, che pure su questo tema ha basato buona parte della sua campagna elettorale. Il Pd, con la segreteria Schlein, attacca la maggioranza rispetto al trattamento riservato alle Ong che spesso sono l’unica alternativa per il soccorso dei barconi alla deriva. In particolare, fa discutere il caso Open Arms: “Ricevere una multa e un fermo amministrativo per aver salvato più vite umane di quelle ‘autorizzate’: il decreto del governo Meloni costituisce il reato di solidarietà. È quello che è accaduto a Open Arms per aver soccorso alcune imbarcazioni in difficoltà durante la navigazione verso il porto di sbarco assegnato a Carrara (il più lontano possibile per crudeltà), per un precedente salvataggio. È quello che sta succedendo anche alla nave di Sea-Eye a Salerno, multa e fermo per venti giorni”. Sul Fatto di domani leggeremo un approfondimento sulle varie ricette che erano state proposte dalla destra per frenare gli sbarchi e come i numeri del 2023 diano torto al governo Meloni.


ALLUVIONE: GLI ENTI LOCALI HANNO LE MANI LEGATE (DAL GOVERNO). SALVINI STUZZICA FIGLIUOLO (E MELONI). Che il capitolo alluvione stia creando tensioni all’interno della maggioranza (come migranti, benzina e manovra finanziaria) lo si capisce da quanto affermato stamattina dal vicepremier Salvini al Meeting di Rimini: “Ho sentito il generale Figliuolo e gli ho chiesto di accelerare e semplificare perché ci sono ancora 8.000 famiglie fuori di casa. Penso sia un dovere civico fare l’impossibile perché queste famiglie rientrino e gli imprenditori possano tornare a operare. A settembre devono essere erogati i primi soldi perché non si può aspettare oltre”. Una bella stoccata al commissario e pure alla premier, che quel commissario lo ha scelto. Come abbiamo scritto oggi, a tre mesi dalla catastrofe che ha messo in ginocchio la Romagna, dallo Stato sono arrivati solo 60 milioni di euro. La stima dei danni ammonta a 8,8 miliardi, eppure il governo ha previsto uno stanziamento di 4,5 (spalmati su tre anni). E domani è il grande giorno della riunione tecnica che dovrebbe “fare un punto sugli interventi di ricostruzione” delle opere pubbliche necessarie. All’incontro, però, saranno presenti Regioni ed enti locali interessati, Autorità di bacino, agenzie pubbliche e lo staff del commissario straordinario Figliuolo. Non lui. Del resto, mancano ancora i Dpcm attuativi dei decreti legge sul dopo alluvione e dunque la struttura commissariale non può muoversi. Il Pd sottolinea come, a 94 giorni dalla passerella di Meloni sui luoghi del disastro, dal governo arrivino solo chiacchiere. Da giorni vi stiamo documentando sul modo in cui l’esecutivo di centrodestra sta beffando gli alluvionati romagnoli: sul Fatto di domani vi mostreremo un altro tassello di questo enorme castello di carte (che sta venendo giù).


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Palermo, lo stupro di gruppo, gli indagati chiedono di essere trasferiti dal Pagliarelli: “Minacciati in carcere”. I sei maggiorenni – il settimo era minorenne all’epoca dell’aggressione – arrestati con l’accusa di violenza di gruppo su una ragazza di 19 anni, la sera del 7 luglio, hanno chiesto di essere allontanati dal carcere palermitano perché sarebbero stati minacciati da altri detenuti. Una richiesta ufficiale è stata avanzata dalla polizia penitenziaria. La richiesta degli agenti potrebbe essere legata al fatto che c’è poco personale e nell’istituto non ci sono tante sezioni protette. Dagli interrogatori dinanzi al Gip sono emersi due dati: il branco sostiene che la vittima era consenziente – ma molti di loro, intercettati dai carabinieri in altre conversazioni, hanno detto il contrario – e che comunque la responsabilità primaria sarebbe di Angelo Flores, l’unico del gruppo che conosceva la ragazza e che poi ha girato il video della violenza. Intanto proprio sulla ricerca del filmato che prosegue sui canali social in maniera isterica – qualcuno offre anche denaro – è intervenuto il Garante della privacy che ha messo in guardia sulle conseguenze, anche di natura penale, riguardo alla diffusione e condivisione dei dati personali della vittima.

Il lavoro povero: gli stagionali del mare. Prosegue l’inchiesta del Fatto sulla manodopera sfruttata. Stavolta è il turno di chi lavora per due-tre mesi sulle spiagge italiane, a temperature roventi e con paghe irrisorie. Potremo leggere alcune storie che sono il simbolo di un malessere diffuso e di chi è costretto ad accettare offerte di impiego poco dignitose.

L’India sbarca sulla luna. La navicella Chandrayaan-3 è atterrata vicino al polo sud della Luna, portando l’India nella storia visto che si tratta del primo Paese a riuscire nell’impresa. L’esplorazione del polo sud è fondamentale per la ricerca dell’acqua. Il lander che è atterrato ha al suo interno un mezzo che gli scienziati sperano di poter utilizzare per inviare immagini e dati sulla Terra. Un analogo tentativo effettuato dalla Russia di recente era fallito.

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Anna Scala e le altre: denunciare (e punire) non basta a contrastare la violenza

di Federica Di Martino

Il corpo di Anna Scala è stato rinvenuto giovedì 17 luglio, nel cofano della sua automobile, a Piano di Sorrento. Ad ucciderla è stato un uomo, il suo ex compagno, Salvatore Ferraiuolo. Nell’ultimo mese la donna aveva denunciato tre volte Ferraiuolo, ma nei suoi confronti non erano state adottate misure restrittive o provvedimenti di alcun genere.

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