Oggi vi racconto la storia di un improbabile ménage à trois.
Non immaginatevi una roba stile Catherine in Jules e Jim di Francois Truffaut, piuttosto una storia tragicomica alla Bridget Jones (come sempre). Innanzitutto, perché il ménage in questione non coinvolgeva due uomini e una donna, ma un mezzo uomo e un gruppetto di donne, perché al mezzo uomo ovviamente, due donne non bastavano. Qui si potrebbe aprire un fitto dibattito sul perché consentiamo a un mezzo uomo di stare con più donne contemporaneamente, mentendo spudoratamente a noi stesse, perché in fondo (e neanche troppo in fondo) noi vorremmo l’esclusiva, e invece perseguiamo la causa nella speranza che “Un giorno le cose cambieranno e ne usciremo vincitrici”. Invece sono battaglie inutili, che dovremmo augurarci di non vincere mai! E poi non so a voi ma a me certe donne fanno paura: tipo quelle che per ottenere il loro scopo passerebbero sul cadavere della propria madre, e senza il barlume di alcun minimo senso di colpa. Oltretutto, da tempi immemori tengo alto un principio: quello di non discutere MAI a causa di un uomo. Per me è proprio una questione etica. Mi rifiuto con tutta me stessa di litigare per un uomo, figuriamoci per mezzo!
Ad ogni modo… la storia ebbe inizio in un piccolo quartiere romano, dove ogni cosa funziona esattamente come in un minuscolo paesino dell’entroterra siculo, dove le persone credono di conoscere tutto di tutti ma in realtà non sanno un bel niente, un luogo dove nessuna situazione è chiara e limpida, insomma… un covo di ipocrisia e di segreti che manco Twin Peaks. E con tanto di personaggi pittoreschi e insidiosi.
Il coglione protagonista della storia è un mezzo uomo di cinquantacinque anni. Ma come cinquantacinque anni? Vi starete chiedendo. Sì, il nostro mezzo uomo è un cinquantenne, e con prole a seguito. Non illudetevi, quella per gli uomini è l’età della regressione adolescenziale… non fate l’errore di credere che un cinquantenne sia maturo, piuttosto immaginate di avere a che fare con un adolescente in pieno delirio ormonale. Per farla breve, il signorino aveva una storia avviata con una ma continuava a tampinarmi come se non ci fosse un domani. Una storia libera, che già la parola mi fa venire i conati di vomito. In effetti mi sono fatta qualche scrupolo prima di cedere alle sue avance, e col senno di poi, avrei fatto meglio a farmene molti altri di scrupoli. Ma siccome non si muove mai una foglia… mi sono detta proviamo. Adesso funziona più che “Al primo dubbio nessun dubbio”. Quindi mea culpa quella di aver deciso un giorno di far partire una storia con questo soggetto, me ne assumo tutte le responsabilità. Ovviamente, non credo proprio che lui abbia percepito la cosa come una storia, piuttosto come una con cui andare a letto ogni tanto. Non ci sarebbe neanche niente di male ad essere amici di letto, anche se la cosa non fa proprio per me, non faceva per me manco quando avevo vent’anni quindi figuriamoci. Certamente però, sarebbe stato più intelligente avere la decenza di non portarsi a letto tutte le donne di un piccolo, ristrettissimo gruppo, e soprattutto essere chiaro e sincero, lasciandomi possibilità di scelta.
Ad ogni modo non c’è stato manco il tempo di capire se io una storia con questo soggetto la volevo davvero, anche se gli uomini pensano sempre che stai fremendo per l’anello al dito, ma in realtà tu non sai manco se lo vuoi vedere una seconda volta. Non c’è stato manco il tempo perché quella che chiameremo “La piccola iena” (da ora in poi fate attenzione con i personaggi perché tra un po’ qui la questione si fa più intrigata di un romanzo di Gabriel Garcia Marquez) che in quel momento ritenevo essere una mia amica in quel piccolo gruppetto, comincia a farmi un mobbing che manco Leonarda Cianciulli con le sue vittime. E così, neanche il tempo di terminare l’amplesso che iniziano ad arrivare chiamate e messaggi in cui la signorina doveva necessariamente comunicarmi che anche lei era andata a letto con lui, doveva dirmelo anche se non si trattava di una cosa importante, anche perché, oltretutto, a lei piaceva un altro con cui aveva una storia inutile in cui credeva con tutta se stessa. Quindi… anche se non si trattava di una cosa importante, lei ha dovuto dirmelo in nome dell’amicizia che ci legava e perché, anche se la loro era stata una scopata random, “Io mi conosco… sono gelosa anche degli amici”, parole sue. Di una tristezza che neanche quei paesaggi norvegesi freddi e austeri. Sul perché lui non mi abbia detto nulla… STENDIAMO UN VELO PIETOSO.
Seconda responsabilità che mi assumo in questa triste storia è quella di aver aspettato un po’ (a dire il vero pochissimo) prima di mollare la presa, perché volevo vederci più chiaro. Noi donne dobbiamo vederci sempre chiaro anche quando non c’è un cazzo da vedere, invece con certa gente non bisognerebbe manco prendere un caffè. Dettaglio Marquez: la iena è amica da tanti anni della tizia con cui il coglione aveva una storia poli-amorosa in corso. Che persona dolce e premurosa… lei si che è una vera amica!
Nonostante il quadro apparisse sempre più malato e fosse sempre più chiaro che tutto sarebbe finito *a schifio, decisi comunque di prendere parte all’escursione al mare che avevamo organizzato in tempi non sospetti. E così andammo tutti e tre in gita stile Weekend con il morto, grazie a Dio lui invitò anche un amico suo, in un momento in cui gli si deve essere acceso qualcuno dei pochi neuroni di cui è fornito. Almeno non eravamo solo noi tre.
La giornata fu degna di uno dei migliori film dell’orrore mai girati e da quel momento in poi ci furono esplicite richieste di silenzio, manipolazioni varie, atteggiamenti spiacevoli, ripercussioni indegne e chi più ne ha più ne metta. Tutto prese la piega di *“Nenti sacciu e nenti vogghiu sapiri”, come le tre scimmiette sagge “Non vedo, non parlo, non sento”, che in questo caso di saggezza non hanno proprio nulla. Ed è a questo punto della storia che decisi di liquefarmi come un ghiacciolo al sole, lasciandoli godere di quel grande amore poli-amoroso che avevano costruito.
Da questo ménage à trois con sti coglioni però, ho imparato una grande lezione: se non incoraggi la partenza di una storia perché il tuo intuito ti dice di stare lontano da quella persona… ascoltato! E al primo dubbio, nessun dubbio.
*A schifio: Quando una situazione si evolve in maniera negativa e le persone coinvolte litigano tra di loro.
*“Nenti sacciu e nenti vogghiu sapiri”: Non so niente e non voglio sapere niente. Quando qualcuno non si vuole impicciare in una situazione e opta per il silenzio.