UCRAINA, TAJANI E GLI IMPRENDITORI CONTRARI ALLA GUERRA (MA NON AL SALARIO MINIMO)E ALLA LINEA FILO-USA.”L’Europa deve fare qualche passo in avanti. Dobbiamo essere più ambiziosi ma i numeri che abbiamo non ce lo permettono. Abbiamo visto anche sulla questione ucraina che non possiamo correre sempre dietro agli Stati Uniti”, è una voce fuori dal coro quella del ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenuto al Forum Ambrosetti a Cernobbio. Parole che danno il senso della divisione nella maggioranza di governo sull’appoggio alla strategia americana sull’Ucraina. Gli Stati Uniti “sono un nostro interlocutore ma anche nella Nato vogliamo contare di più, serve un’Europa che sappia contare di più, non a parole ma anche con i fatti”, ha sottolineato Tajani. Ma anche nel fronte opposto non c’è tutta questa compattezza, visto che il Pd Guerini spinge invece per aumentare la spesa militare: “Sulle spese per la Difesa la nostra posizione è stata a favore di una crescita compatibile con le possibilità finanziarie del paese. E, voglio ricordare, abbiamo costruito in Parlamento una visione condivisa su questo obiettivo, fissando al 2028 l’orizzonte entro il quale raggiungere il 2 per cento. Non capisco perché dovremmo indietreggiare”. Il Forum Ambrosetti regala più di una novità sul tema guerra. L’inviato del Fatto a Cernobbio ha chiesto agli imprenditori presenti cosa ne pensavano del protrarsi della guerra e della linea belligerante italiana. La risposta è stata quasi univoca: “Basta conflitto, ci danneggia”. Ma vedremo anche quanto la strategia Italiana per Kiev sia costata alle nostre aziende in termini economici. Ma gli imprenditori ci hanno regalato anche un’altra sorpresa: anche loro, come la stragrande maggioranza degli italiani, sono favorevoli all’introduzione del salario minimo.
KIEV: ARMI PRODOTTE IN UCRAINA PER COLPIRE IL TERRITORIO RUSSO. Mentre in Italia si discute, in Ucraina si agisce: il presidente Zelensky ha garantito più volte agli alleati di non usare armi inviate dall’occidente per attaccare la Russia sul suo suolo, ma i blitz con i droni su Mosca e altre città sono continuati. Ora Kiev vuole rafforzare la produzione di armamenti proprio per avere mani libere. Una strategia, secondo gli 007 britannici, che servirebbe all’Ucraina per allentare la forza russa al fronte, costringendo l’esercito nemico a spostare la contraerea nel territorio della Federazione e quindi indebolire le difese a contrasto della controffensiva ucraina. La conferma di questa strategia è arrivata proprio da Kiev: “Siamo in grado di colpire obiettivi in territorio russo a 1.500 chilometri di distanza con armi proprie”, ha detto il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa ucraino, Olexiy Danilov, parlando con la radio nazionale. Che poi ha spiegato: “L’origine delle armi utilizzate contro il territorio della Federazione russa è ucraina. Ci sono due aree che sono state sviluppate per un certo periodo di tempo: il programma missilistico, approvato nel 2020 per creare i nostri missili, e l’uso di veicoli aerei senza pilota, che oggi sono molto potenti, con il coinvolgimento di un gran numero di aziende private”. Sul Fatto di domani vedremo anche quali sono le aziende private in questione.
RFI E I DUBBI SULLA SICUREZZA DELLE INFRASTRUTTURE. Sulla ricostruzione della strage di Brandizzo ci sono sempre meno dubbi. L’ultima telefonata tra l’addetto di Rfi al cantiere, Antonio Massa (ha detto alla Stampa: “Credevo quel treno fosse già passato, li ho mandati a schiantarsi”) e la dirigente movimento di Chivasso ha registrato in diretta la strage degli operai travolti dal treno. È mezzanotte ed è l’addetto Rfi a richiamare. Gli operai, a quel punto, sono però già sui binari, benché non ci sia alcun via libera dalla centrale. Nella telefonata, prima che la linea cada, si sente sopraggiungere il convoglio. Quando Massa, pochi secondi dopo, riesce a ricontattare Chivasso, la tragedia si è già compiuta. Le immagini registrate dalle telecamere della stazione, acquisite dalla Procura, confermano questa ricostruzione dell’incidente. Ma c’è anche un altro fronte, quello della sicurezza. Oggi sul Fatto Giorgio Airaudo della Cgil ha puntato il dito contro Rete Ferroviaria Italiana. Sul giornale di domani ne parleremo con Alfredo Mortellaro, ex direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture. Ma vedremo anche che problemi legati alla sicurezza riguarderanno anche infrastrutture ancora da realizzare e tanto care al governo.
PERCHÈ AMATO HA RIAPERTO LA FERITA DI USTICA? LA RISPOSTA FRANCESE. “E’ stato un missile francese a colpire per errore il DC-9, l’obiettivo era un aereo su cui viaggiava Gheddafi. Leader libico che fu avvertito da Craxi e si salvò. La Nato e la Francia spieghino”, l’intervista a Repubblica dell’ex premier socialista, Giuliano Amato, riapre una ferita che sanguina da decenni, quella della strage di Ustica: il 27 giugno 1980 l’aereo di linea Itavia si spezzò precipitando nel mar Tirreno. Morirono 81 persone e i parenti ancora chiedono la verità. “Su questa tragedia la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto”, ha replicato Parigi precisando che “ogni informazione è stata fornita soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia se ce lo chiederà”. Un vespaio, quello sollevato dal Dottor Sottile, tanto che la premier Meloni è dovuta intervenire: “Quelle di Amato su Ustica sono parole importanti che meritano attenzione. Il presidente Amato precisa però che queste parole sono frutto di personali deduzioni. Chiedo al presidente di sapere se sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti”. Mentre per Stefania Craxi la ricostruzione dell’ex esponente del Psi è imprecisa: “ È risaputo che il presidente del Consiglio Bettino Craxi fece avvisare Gheddafi del bombardamento che si preparava sul suo quartier generale di Tripoli nel 1986”. Sul Fatto di domani ricostruiremo la vicenda, partendo dalla visione dei familiari delle vittime e vedremo perché il Dottor Sottile ha affrontato l’argomento Ustica.
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Il pallone secondo Corvino. Il nostro Alessandro Ferrucci intervista intervista Pantaleo Corvino, direttore tecnico del Lecce, personaggio eccentrico, uno dei vecchi guru del calcio italiano.
Israele, 140 manifestanti feriti. Circa 140 persone sono rimaste ferite negli scontri che sono avvenuti a Tel Aviv tra richiedenti asilo eritrei e la polizia israeliana durante una protesta contro il governo di Asmara. Un portavoce delle forze dell’ordine ha dichiarato che la situazione è “tornata sotto controllo”.
L’Italia e il lavoro da fame. Sul Fatto di domani un’altra puntata del nostro viaggio nel lavoro povero.
Festival del cinema. Oggi al Festival del cinema di Venezia la proiezione di “Maestro” di Bradley Cooper e “Adagio” di Stefano Sollima. la nostra recenzione.