Il Fatto di domani. Rdc addio, sulla nuova piattaforma fame di Reddito e lavoro da fame. La via della seta secondo il governo: meglio i sauditi di bin Salman dei cinesi

Di FQ Extra
5 Settembre 2023

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SONDAGGI, GIÙ IL GOVERNO ALLA VIGILIA DELLA MANOVRA. FAME DI REDDITO: MIGLIAIA DI OFFERTE PER POCHI POSTI. Giorgia Meloni inizierà la via crucis della legge di Bilancio con i sondaggi già in calo. Secondo la ricerca di Swg commissionata da La7, dalla fine di luglio al 4 settembre Fratelli d’Italia ha perso 1,2 punti scendendo dal 29,4 al 28,2% nelle intenzioni di voto. Pessimo segnale, visto l’autunno caldo che attende il governo. L’esecutivo si prepara ad attraversare le forche caudine della ratifica del Mes, il negoziato con l’Europa sulle modifiche del Pnrr, oltre alla Manovra con la Cgil pronta a sondare gli iscritti per valutare lo sciopero generale. Intanto, i partiti di maggioranza perdono consenso: la Lega è scesa dal 9,7 al 9,4 (-0,3%); Forza Italia dal 7,2 al 6,4 (-0,8%). In tutto, la coalizione di governo arretra del 2,3%. Le opposizioni rosicchiano qualche punto soprattutto grazie al M5s, che sale dello 0,6%, toccando il 16,9% dei consensi. Il Pd, malgrado “l’estate militante” annunciata da Schlein, resta stabile guadagnando lo 0,1%. Sul Fatto di domani torneremo a occuparci anche di Reddito di cittadinanza: vi racconteremo il panorama (desolante) delle offerte di lavoro nel Meridione presenti sulla piattaforma per gli ex percettori iscritti al programma di formazione lavoro, che sono poche centinaia in confronto alle migliaia, o decine di migliaia, di soggetti che dovrebbero beneficiarne. Leggerete anche un’intervista al sociologo Isaia Sales sugli effetti del taglio del Rdc al sud. Intanto, anche il gotha del Forum Ambrosetti porta dati a favore del salario minimo (già gli imprenditori a Cernobbio si erano espressi a favore), mostrando che anche solo dimezzando l’attuale divario salariale tra Italia e Germania si otterrebbe un gettito fiscale pari a due leggi di bilancio, ossia 65,2 miliardi di euro.


BRANDIZZO, “SE DICO ‘TRENO’ ANDATE DA QUELLA PARTE”. IL VIDEO CHOC DEGLI OPERAI VITTIME DELLA STRAGE. IN PARLAMENTO L’AUDIZIONE DELL’AD DI RFI. “Se vi dico treno andate da quella parte”. È una delle prime frasi che si sente dire in un video girato da Kevin Laganà, 22 anni, tra i 5 operai vittime della strage della stazione di Brandizzo. Il filmato è stato girato poco prima dell’incidente e recuperato sui social dagli inquirenti (lo ha trasmesso per primo il Tg1). La voce, che certificherebbe che la violazione delle norme di sicurezza per la manutenzione dei binari era abituale, secondo gli inquirenti potrebbe essere dell’agente di scorta di Rfi che dava istruzioni alla squadra. In quei quasi 7 minuti angoscianti si sente Laganà, che di lì a poco sarà travolto, dire che “la circolazione non è stata interrotta”, ma l’atmosfera tra gli operai è rilassata. Oggi in procura a Ivrea è stata una nuova giornata di interrogatori delle persone informate sui fatti. Ieri è stata considerata molto rilevante la deposizione della dipendente di Rete ferroviaria italiana che la notte dell’incidente era in contatto telefonico con l’addetto “scorta treno” si trovava sui binari in stazione, Antonio Massa, ora indagato. Dalle conversazioni telefoniche acquisite dagli investigatori, per tre volte la donna avrebbe detto che non era possibile cominciare i lavori sui binari perché era previsto il passaggio di un treno in ritardo. Oggi pomeriggio la Commissione Trasporti della Camera ha ascoltato sulla tragedia i sindacati e l’amministratore delegato di Rfi, Gianpiero Strisciuglio. Che ha confermato che le regole di sicurezza della società sono ferree e ha affermato: “L’avvio delle lavorazioni è tassativamente subordinato all’ottenimento dell’autorizzazione scritta all’interruzione della circolazione dei treni” e “sempre in assenza di circolazione”. Sul Fatto di domani leggerete la nostra analisi.


USTICA, LA VERSIONE DI GIULIANO AMATO. L’attivismo di Giuliano Amato sul caso Ustica non si ferma. Oggi l’ex presidente del Consiglio ha tenuto una conferenza stampa per chiarire i motivi della sua scelta di riaprire il dossier sull’incidente aereo del Dc9 Itavia precipitato il 27 giugno 1980 (81 vittime) con un’intervista a Repubblica. L’ex braccio destro di Bettino Craxi ha parlato anche del ruolo dell’alleanza atlantica durante le indagini: “La Nato ha collaborato, in parte, ammettendo che c’erano aerei in volo e che non si trattava di una esercitazione”. Sul Fatto di domani vi racconteremo le parole dell’ex premier. Nell’intervista concessa al quotidiano di largo Fochetti, Amato non aveva detto nulla che non fosse già stato accertato dalle sentenze, perciò l’elemento più forte del suo intervento risultava essere la richiesta di chiarimenti al governo francese, su quella che presenta come un episodio di guerra aerea dove un caccia di Parigi, principale sospettata, avrebbe colpito per errore il volo di linea italiano con l’intenzione di colpire un Mig libico che stava viaggiando sulla sua scia. Prima di parlare ai giornalisti oggi pomeriggio, Amato aveva difeso la sua scelta con una lettera allo stesso giornale, dove spiegava che “le interviste nascono perché c’è un giornale che le chiede” e che le sue parole (imprecise sulla circostanza in cui dice che fu Craxi ad avvisare Gheddafi di non salire sull’aereo, secondo molti altri furono i servizi) volevano “lanciare una sfida per arrivare alla verità su Ustica”. Il ministro dei Trasporti dei tempi dei fatti, Rino Formica, oggi afferma in un’intervista che “l’uscita di Amato non aggiunge nulla sul piano storico” e inquadra l’iniziativa con ragioni politiche contingenti, come una sponda offerta al governo Meloni per fare pressione sulla Francia. In visita oggi a Parigi, la segretaria del Partito democratico Elly Schlein è intervenuta sul tema: “Il diritto alla verità è anzitutto un diritto dei familiari delle vittime, ma è un diritto che spetta a tutto il Paese”, ha detto. Nel pomeriggio il suo partito ha presentato in Parlamento un’interrogazione parlamentare al governo per chiedere “quali iniziative necessarie e urgenti il Governo italiano intenda assumere a livello internazionale, anche attraverso richieste formali, per garantire finalmente il pieno accertamento della verità dei fatti”. Sulla vicenda, sul Fatto di domani leggerete il nostro Gianni Barbacetto.


GUERRA, LA RUSSIA: “KIEV HA PERSO 66 MILA SOLDATI NELLA CONTROFFENSIVA”. PUTIN E KIM TRATTANO DI ARMI. L’ITALIA LASCIA LA CINA PER UN ALTRO STATO CANAGLIA: L’ARABIA. In tempi di opposizione, Giorgia Meloni diceva che Riad era peggio di Mosca, perché era una dittatura fondamentalista. Oggi, invece, in tempi di governo, ha mandato il suo ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a stringere un accordo commerciale con l’omologo saudita, alla presenza di 150 imprenditori d’Arabia e un migliaio di italiani. Come nel caso del gas, anche qui si lascia un dittatore (nello specifico la Cina della Via della Seta) e se ne trova un altro (il principe bin Salman dell’omicidio Khassogghi): approfondiremo la questione sul Fatto di domani. Passando alla guerra in Ucraina. Il portavoce del Cremlino, Peskov, non ha voluto confermare la notizia diffusa dalla Casa Bianca secondo cui Vladimir Putin incontrerà entro la fine di settembre il dittatore nordcoreano Kim Jong-un per discutere di scambi tra armi, tecnologia, e rifornimenti. “Non abbiamo nulla da dire su questo”, ha detto Peskov. Intanto il presidente Putin rinnova le sue accuse a Zelensky: è “disgustoso” che nonostante l’origine ebraica, si presti a “coprire la glorificazione del nazismo e coloro che hanno guidato l’Olocausto in Ucraina” con “lo sterminio di 1,5 milioni di persone”. Al fronte continua la carneficina. Sia Mosca che Kiev non forniscono dati ufficiali. Secondo il ministro russo della Difesa, Shoigu, l’Ucraina ha perso 66.000 soldati dall’inizio della controffensiva, iniziata tre mesi fa e a fronte di queste perdite, le forze di Kiev “non hanno raggiunto i loro obiettivi in nessun settore”. Accordo sul grano: dopo il summit avvenuto a Sochi tra Putin e il presidente turco Erdogan, quest’ultimo ha fornito altri particolari: per far partire le navi dai porti del Mar Nero lungo un corridoio sicuro “la Russia ha due richieste: una riguarda il collegamento della Banca russa dell’Agricoltura al sistema Swift, e la seconda l’assicurazione per le navi utilizzate nei trasporti”. Sul tema armamenti da fornire all’Ucraina (i jet F-16), il Belgio afferma di non poter consegnare i caccia promessi perchè “ in cattive condizioni”. Sul giornale di domani leggerete un’intervista a Yurii Sheliazhenko, pacifista ucraino agli arresti domiciliari perché accusato di ideologia pro-russa, e un approfondimento sul servizio di sicurezza Sbu, che si occupa della lotta alla corruzione, una piaga che Zelensky ha promesso di debellare per avere un lasciapassare verso l’Unione europea.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Blitz “spot” al parco Verde di Caivano. Dopo la passerella istituzionale della premier Meloni, in seguito allo stupro di due minori, una operazione con 400 unità fra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza è scattata alle prime luci dell’alba nel quartiere del comune campano. Il blitz ha interessato appartamenti quasi interamente vuoti e non abitati, portando al sequestro di 150 proiettili di Ak-47, un ordigno rudimentale e cinquantamila euro in contanti. Intanto, nell’articolo 9 del dl Sud, in discussione domani, sono stati inseriti per Caivano 30 milioni di euro di fondi per interventi “infrastrutturali o di riqualificazione”.

Loggia Ungheria e caso Amara, la deposizione di Verdini a Perugia. È emersa la deposizione rilasciata da Denis Verdini – attualmente ai domiciliari per una pena a 6 anni e mezzo per bancarotta – al procuratore di Perugia Raffaele Cantone, in merito all’indagine sulla Loggia Ungheria, di cui ha parlato l’ex avvocato di Eni Piero Amara. Nelle dichiarazioni, risalenti al 28 ottobre 2021, Denis Verdini, chiamato in causa come guida dell’associazione massonica da Amara, ha negato la sua appartenenza alla massoneria ma ha al contempo parlato diffusamente dei legami e rapporti politici fra Amara e il suo partito, oltre che altri esponenti politici.

Baiardo indagato a Firenze annuncia la candidatura. Nel corso dell’udienza di oggi, la procura di Firenze ha deciso di indagare Salvatore Baiardo per il reato di false dichiarazioni ai pm, quando aveva dichiarato che Giuseppe Graviano era con lui in macchina il 19 luglio 1992, giorno della strage di Via d’Amelio, e i due sarebbero stati fermati dalla polizia. Circostanza smentita dagli inquirenti. Inoltre, a Baiardo sono contestati anche il reato di calunnia nei confronti del giornalista Massimo Giletti, e di favoreggiamento per Dell’Utri e Silvio Berlusconi. Il tribunale del riesame di Firenze si riserva di accogliere o respingere la richiesta di arresto per Baiardo formulata dalla Direzione distrettuale Antimafia. Al termine dell’udienza, Baiardo ha annunciato di scendere in politica con il movimento di centro “Avanti Italia”.

Castellitto alla mostra del cinema di Venezia con “Enea”. Settima giornata per l’80° edizione del festival cinematografico in corso in laguna. Tra i film oggi in Concorso, oltre a “Zielona granica (Il confine verde)” di Agnieszka Holland, troviamo “Enea”, di cui potrete leggere sul Fatto di domani un’intervista al regista e interprete Pietro Castellitto.


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Uk, inchieste e multe non bastano: record di sversamenti inquinanti in mare e nei fiumi

di Sabrina Provenzani

Anche l’estate inglese è stata particolarmente calda, e il costo della vita insostenibile per molti ha spinto molti residenti alla “stay vacation” (vacanze a casa”) sulle coste o lungo i fiumi. Solo per scoprire una verità che attivisti ed ambientalisti gridano inascoltati da anni: il Regno Unito è, in Europa, uno dei paesi con la peggiore qualità delle acque.

La ragione? Il profitto, tanto per cambiare: già nel 2022 sono stati verificati più di 389 mila sversamenti di rifiuti fognari non depurati nei fiumi britannici, per un totale di 2,4 milioni di ore di inquinamento, un “cocktail chimico di scarichi fognari, rifiuti agricoli e inquinamento da plastica”.

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