Il Fatto di domani. Caivano, il Cdm dice sì al decreto-farsa che toglie il telefono ai minori condannati. Tajani: “Norma inutile”. Il governo Papeete scarica i sindaci per accontentare i ricchi balneari

Di FQ Extra
8 Settembre 2023

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CAIVANO, UN ALTRO DECRETO “SPOT”. MELONI AFFRONTA IL DISAGIO SOCIALE TOGLIENDO I CELLULARI. Nonostante le critiche arrivate da tutte le parti, anche dalla stessa maggioranza, il decreto che dovrebbe arginare la criminalità giovanile è stato varato dal Consiglio dei ministri. Decreto che nasce dopo lo stupro di Caivano e che agisce su diversi aspetti: tra le altre cose, si prevede che il questore possa convocare anche i ragazzi tra i 14 e i 17 anni per un avviso orale. Non si è intervenuto sull’età minima imputabile (si ipotizzava di abbassarla da 14 a 12 anni) ma c’è il daspo urbano e pugno duro per i ragazzini; inasprisce le sanzioni per i genitori e se il minore risulta condannato, anche con sentenza non definitiva, il questore può proporre al tribunale il divieto di utilizzare “piattaforme o servizi informatici e telematici specificamente indicati nonché il divieto di possedere telefoni cellulari”. Quest’ultima è la norma (già bocciata dalla Consulta) più discussa del testo, tanto che per lo stesso ministro degli Esteri, Antonio Tajani, “lo stop ai cellulari non è una questione risolutiva. Non risolve perché il ragazzo, magari, se lo fa prestare o trova il modo di usarlo”. Mentre è stata tolta l’altra norma di difficile applicazione, la stretta sui siti porno per i minori. Ma il Cdm ha nominato anche il nuovo commissario per la riqualificazione del comune di Caivano, Fabio Ciciliano, medico della polizia ed ex comitato scientifico per il Covid. Sul Fatto di domani vedremo le nuove regole varate e le ricadute sul fenomeno criminalità, con un fact-checking e ne parleremo con un esperto della materia. Ma ci occuperemo anche delle altre misure licenziate dal Cdm: il decreto Sud che istituisce la Zes (Zone economiche speciali) unica per il Mezzogiorno (gestita ovviamente a Roma) e stanzia dei fondi per l’emergenza migranti a Lampedusa. Bloccato anche lo stop alle auto euro 5 in Piemonte, fermo che sarebbe scattato il 15 settembre.


AUTONOMIA REGIONALE, ACCELERA LA SECESSIONE DEI RICCHI: NO AL CONTROLLO DELL’UFFICIO DI BILANCIO. Il ddl Calderoli per dare più poteri alle regioni ha ripreso a correre, dopo la pausa estiva. La Lega incalza per piantare la sua bandierina elettorale in vista delle elezioni europee. Fratelli d’Italia frena per non sbiadire l’anima nazionalista. Le opposizioni, che non hanno lesinato critiche al provvedimento, ora appaiono più concilianti. Ieri la Commissione affari costituzionali ha ripreso l’esame degli emendamenti. Oggi, all’unanimità, è passata una proposta del Pd per rendere “revocabile o modificabile” l’autonomia concessa ad una Regione. Ad esempio, durante un’emergenza come quella del Covid, lo Stato centrale potrebbe riprendersi i poteri nel campo della sanità già devoluti alle Regioni. Il senso lo spiega Andrea Giorgis, capogruppo del Pd in Commissione: “L’interesse nazionale prevale su tutto e viene tutelato qualora fosse leso dalla differenziazione delle Regioni”. In un clima di inusuale collaborazione tra maggioranza e opposizione, la Commissione ha votato circa 50 emendamenti al primo articolo del ddl. “Sono soddisfatto – ha detto il ministro Roberto Calderoli – abbiamo approvato all’unanimità 7 emendamenti in un clima di confronto serio con le opposizioni”. I lavori in Commissione proseguiranno martedì prossimo. Ma il vero banco di prova sarà l’esame del terzo articolo della riforma Calderoli, quello che riguarda i Lep. Sono i livelli minimi delle prestazioni essenziali (come la sanità e l’istruzione) che lo Stato deve garantire in modo uniforme lungo lo Stivale per non ledere i diritti civili e sociali. La Commissione ne discuterà dopo il 20 settembre, quando sarà ascoltato Sabino Cassese (presidente della Commissione di studio sui Lep). In ballo ci sono i denari pubblici da devolvere alle Regioni, con il rischio che il ricco nord affossi le aree povere del Meridione. Sulle intese Stato-Regione per il passaggio dei poteri, non ci sarà il timbro dell’Ufficio parlamentare di Bilancio: bocciato l’emendamento di Alleanza Verdi e Sinistra. Sul Fatto di domani faremo il punto sull’Autonomia con un’intervista all’economista Gianfranco Viesti.


GOVERNO-PAPEETE: PER ACCONTENTARE I BALNEARI LASCIA SOLI I COMUNI. Attenzione per gli enti locali, ma solo finché conviene. Il governo Meloni sta per lasciare soli i Comuni a gestire una partita molto complicata. Parliamo della messa a gara delle concessioni balneari. Annosa, ma ormai limpida questione: il vincolo Ue, che impone di liberalizzare il settore degli stabilimenti perché solo in Italia non si fa, non è più rimandabile. Oltre a Bruxelles, lo ha stabilito una sentenza del Consiglio di Stato, per cui il nostro Paese si deve adeguare entro fine 2023. Mancano 115 giorni, e invece il governo, con un decreto, ha prorogato le licenze dei gestori attuali ancora per un anno, fino a fine 2024. Il problema è che in questo periodo di latenza la patata bollente ricadrà sui sindaci dei comuni costieri, che rischiano sanzioni per violazione della sentenza del Consiglio di Stato. Lo ha detto chiaramente il sindaco di Rimini, capitale degli stabilimenti: “Da una parte c’è una legge italiana (il cosiddetto Milleproroghe) che richiede di protocollare la nuova scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2024; dall’altra c’è la responsabilità civile e penale dei funzionari comunali di applicare una norma in contrasto con la giurisprudenza amministrativa. Pensiamo forse di mandare al macello, e dunque far pagare per le colpe altrui, le centinaia, probabilmente migliaia, di funzionari comunali responsabili in materia?”. Sul Fatto di domani vedremo che i sindaci di tutti i colori politici, condividono la stessa preoccupazione, e capiremo se il governo vuole sottrarsi alle sue responsabilità. Per ora, tutto quello che Meloni e i suoi ministri hanno proposto è una riunione domani per parlare ancora della mappatura delle concessioni. Parleremo anche di consumo di suolo, tornando in Emilia Romagna, dove dopo l’alluvione sembra non si sia imparato nulla.


GUERRA, STOLTENBERG: “PER NON INVADERE L’UCRAINA PUTIN NEL 2021 CI CHIESE DI RIMUOVERE LE BASI NATO PIÙ VICINE AI SUOI CONFINI: RIFIUTAMMO”. Il segretario generale della Nato, Stoltenberg, in audizione alla commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo, a Bruxelles, è tornato sulle origini dello scontro con la Russia. Secondo Stoltenberg “nell’autunno del 2021 il presidente russo Vladimir Putin ci inviò una bozza di trattato: voleva che la Nato firmasse l’impegno a non allargarsi più. Questo è quello che ci ha mandato: naturalmente non lo abbiamo firmato. Era la precondizione per non invadere l’Ucraina – ha continuato il segretario della Nato – Putin voleva che rimuovessimo le infrastrutture militari in tutti i Paesi entrati dal 1997, il che voleva dire che avremmo dovuto rimuovere la Nato dall’Europa Centrale ed Orientale, introducendo una membership di seconda classe. Lo abbiamo rifiutato e lui è andato alla guerra, per evitare di avere confini più vicini alla Nato. Ha ottenuto esattamente l’opposto: una maggiore presenza della Nato nella parte orientale dell’Alleanza. La Finlandia ha aderito e presto anche la Svezia diverrà membro”. Sulla controffensiva di Kiev, che secondo diversi osservatori non sta ottenendo i risultati attesi, Stoltenberg ha aggiunto: “Non abbiamo mai pensato che la controffensiva sarebbe stata facile. I russi hanno preparato linee di difesa multiple: non abbiamo mai visto nella storia così tante mine come in Ucraina. Ma Kiev sta guadagnando terreno, circa 100 metri al giorno. L’esercito russo era il secondo più forte nel mondo e ora è il secondo più forte in Ucraina: la realtà è che gli ucraini stanno superando le aspettative un’altra volta e il nostro dovere è sostenerli”. Tra le notizie del giorno, emerge quella che riguarda Elon Musk, nella nuova biografia sul miliardario scritta da Walter Isaacson. Nel 2022 Musk avrebbe ordinato di disattivare la rete di comunicazioni satellitari Starlink vicino alla costa della Crimea, per non permettere un attacco alla flotta russa da parte degli ucraini. Musk, si legge nel libro di cui la Cnn ha avuto una anticipazione, temeva che la Russia potesse rispondere ad un attacco sulla Crimea con armi nucleari. Sul Fatto di domani ci saranno altri particolari sulle rivelazioni di Stoltenberg, e ci sarà un focus sulle spese militari italiane che, ammette la Difesa, sono passate da 25 a 29 miliardi.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Femminicidio a Marsala: uccide la ex compagna e si suicida. Una donna di 39 anni, Marisa Leo, è stata uccisa dall’ex compagno che si è subito dopo tolto la vita. Il delitto è avvenuto in Sicilia, fra Mazara e Marsala, nell’azienda di famiglia, un vivaio, dopo che l’uomo aveva chiesto un incontro “chiarificatore”. Il caso è l’ennesimo assassinio che riguarda le donne. Come ha infatti diffuso un documento del Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale su omicidi volontari e violenza di genere sono 79 i femminicidi consumati in Italia dall’inizio dell’anno.

Ryanair taglia alcune rotte dalla Sardegna: ripicca contro il governo. La compagnia di voli low-cost irlandese ha comunicato di aver eliminato 3 rotte (di 10) previste dalla Sardegna, con una riduzione del 10% del piano invernale. Lo fa esprimendosi direttamente, come già aveva fatto, contro il decreto del governo contro il caro voli, che viene considerato “totalmente illegale” come ha affermato Jason Mc Guinnes, responsabile commerciale della compagnia irlandese.

Strage di Brandizzo, “si lavorava anche senza autorizzazioni”. A dirlo, uscendo dalla Procura di Ivrea (Torino), è stato Antonio Veneziano, ex dipendente della Sigifer. Emergono nuovi elementi dall’inchiesta riguardante la morte dei cinque operai al lavoro sui binari ferroviari del comune in provincia di Torino. I cinque operai sarebbero morti per un lavoro dal valore totale di 750 euro.

Mafia Capitale, torna libero Salvatore Buzzi. In libertà Salvatore Buzzi, coinvolto con le sue cooperative nell’inchiesta riguardante Mafia Capitale. Detenuto nel carcere di Catanzaro, la Cassazione l’ha liberato ritenendo illegittimo l’ordine di esecuzione di arresto.

Ue, primo sì alla legge che libera la stampa dalla politica. La Commissione per la cultura e l’istruzione (Cult) ha adottato a larga maggioranza la relazione su l’European Media Freedom Act (Emfa), la norma Ue che – se approvata – libera i giornalisti dai legacci della politica. “Ci saranno altri passaggi, non si tratta ancora di uno strumento vincolante ma la direzione presa è quella giusta”, commenta Massimiliano Smeriglio, eurodeputato membro della Cult.


OGGI LA NEWSLETTER GIUSTIZIA DI FATTO

Strage di migranti a Cutro, la perizia che inguaia Frontex: “Dati fuorvianti su rotta e velocità della barca”

di Lucio Musolino

Alle presunte anomalie nella catena dei soccorsi si deve aggiungere anche la poca accuratezza delle informazioni che Frontex ha fornito alla Guardia costiera e alla Guardia di finanza. L’inchiesta della Procura di Crotone sulla tragedia di Cutro va avanti e rischia di allargarsi dopo le perquisizioni eseguite a giugno dai carabinieri nei confronti di ufficiali e sottoufficiali delle fiamme gialle. Se oltre ai sei indagati, ce ne siano di nuovi non è un dato che emerge dagli atti depositati dal pubblico ministero Pasquale Festa nel fascicolo parallelo contro gli scafisti del “Summer love”, il caicco partito dalla Turchia che si è schiantato all’alba del 26 febbraio in una secca a un chilometro dalla costa calabrese provocando la morte di 94 migranti.

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