Il Fatto di domani. La politica anti-migranti di Meloni naufraga a Lampedusa. L’Inps (commissariato) smonta la retorica di destra sui poveri

Di FQ Extra
13 Settembre 2023

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MIGRANTI, IL GOVERNO DEL BLOCCO NAVALE SI RITROVA LAMPEDUSA AL COLLASSO. Quasi 7 mila persone per un centro che ha meno di 600 posti letto. Numeri che non si vedevano dal 2016. A Lampedusa gli sbarchi di migranti non si fermano e l’isola è al collasso. Alla faccia del governo dei “porti chiusi” e del “blocco navale”. Ieri sono arrivate più di 1600 persone, molte in modo autonomo e senza interventi Sar. Un neonato di 5 mesi è morto dopo essere finito in acqua al momento dello sbarco. Oggi si sono registrate tensioni al molo Favarolo, dove centinaia di migranti, lasciati ad aspettare sotto al sole il trasferimento nell’hotspot, hanno provato a forzare il blocco della polizia, alcuni si sono gettati (o sono caduti) in mare. Il sindaco di Lampedusa ha proclamato lo Stato di emergenza ed è tornato a fare un appello al governo e all’Europa: “Qui siamo tutti stanchi e provati sia fisicamente che psicologicamente, la situazione sta diventando ingestibile e insostenibile”. Da Bruxelles sono arrivati generici auspici a condividere le responsabilità, dalla presidente del parlamento Ue Roberta Metsola e da quella della Commissione Ue Ursula von der Leyen (ne ha parlato nel discorso sullo stato dell’Unione). Parole simili ha pronunciato il segretario dell’Onu Antonio Guterres. Il governo Meloni invece ha giocato la carta della conflittualità con la Francia e la Germania. Parigi ha annunciato che rafforzerà le misure di controllo tra Ventimiglia e Mentone, Berlino ha deciso di sospendere i ricollocamenti. L’accusa all’Italia, rispedita al mittente da Antonio Tajani, è di non rispettare il regolamento di Dublino e chiudere un occhio sui migranti che passano le nostre frontiere. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (che oggi è intervenuto in un question time alla Camera) ha confermato che saranno cambiate la norme per identificare i migranti minori (di fatto per facilitare i rimpatri). Ieri aveva detto che la priorità dell’esecutivo è “limitare o interrompere quanto prima il flusso di migranti, specialmente dal Nord Africa, attraverso soluzioni stabili e durature”. La stessa Meloni oggi ha dichiarato che il tema dei ricollocamenti è secondario e “la vera questione è come fermiamo gli arrivi in Italia”. Finora però il governo di cui fa parte non ha fatto altro che parole, peraltro sempre smentite dai fatti: i blocchi navali, il fantomatico piano Mattei e gli accordi con la Tunisia, la Wagner che spingerebbe le partenze, le colpe europee sulla tragedia di Cutro. Sul Fatto di domani la nostra analisi della politica (anti)migratoria fallimentare.


POVERI E REDDITO, LA FOTO DELL’INPS (COMMISSARIATO) STRIDE CON LA NARRAZIONE MELONIANA. L’Inps commissariato dal governo restituisce una foto dell’Italia che lavora che stride con l’idea propagandata dal governo Meloni. Primo mito da sfatare: i percettori del Reddito di Cittadinanza sarebbero dei “divanisti” parassiti che evitano il lavoro. Sul punto il report parla chiaro: “La ripresa economica può aver aumentato sia il numero di nuclei non più idonei al Rdc sia il numero di nuclei che – sebbene ancora idonei – potrebbero aver preferito lavorare in alternativa alla misura”. Tradotto: molti percettori di Reddito hanno rinunciato al sussidio appena ricevuta una possibilità di lavoro. Secondo: l’inflazione stritola molto di più i più poveri rispetto ai ricchi. Terzo: l’aspettativa di vita dei dipendenti è inferiore di 5 anni rispetto a quella dei dirigenti. Poi c’è l’Italia delle diseguaglianze tra uomini che guadagnano di più e donne. Poi c’è l’occupazione che recupera, ma meno rispetto ai paesi Ue. Sul Fatto di domani, oltre ad analizzare nel dettaglio il report, sempre in tema lavoro ci occuperemo dell’ultimo caso di cronaca: tre morti e diversi feriti a Casalbordino (Chieti) per un’esplosione avvenuta in mattinata nella Sabino Esplodenti. Stessa ditta in cui morirono altri 3 operai a dicembre 2020, a pochi giorni dal Natale.


NICOLA GRATTERI È IL NUOVO PROCURATORE DI NAPOLI. La procura più grande d’Italia ha un nuovo procuratore, Nicola Gratteri. Il Csm lo ha eletto con 19 voti contro 13. 65 anni, il magistrato sotto scorta per le numerose inchieste sulla ‘ndrangheta, attualmente di stanza a Catanzaro. Il posto di procuratore di Napoli era scoperto da quasi un anno e mezzo, da quando cioè Giovanni Melillo lo aveva lasciato per assumere l’incarico di capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. A favore di Gratteri hanno votato il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, il Pg della Cassazione Luigi Salvato, i laici di centro-destra e quello di Italia Viva, i consiglieri di Magistratura Indipendente, l’indipendente Andrea Mirenda e il togato di Unicost Antonino Laganà, mentre il resto della sua corrente ha sostenuto la candidatura del procuratore di Bologna Giuseppe Amato (che ha avuto 5 voti, 8 voti di Area sono andati alla procuratrice aggiunta di Napoli Rosa Volpe, che finora è stata reggente). Per chi l’ha sostenuto Gratteri ha vinto in virtù dell’ampia e profonda esperienza nel contrasto alla criminalità organizzata, nella sua dimensione nazionale e transnazionale: un impegno che anche portato alla cattura di circa 140 latitanti alcuni dei quali inseriti nella lista dei 30 più pericolosi. Come abbiamo raccontato sul Fatto, Gratteri ha dovuto superare la freddezza iniziale da parte di alcune correnti. Un anno non riuscì a diventare procuratore antimafia (gli fu preferito Melillo) e commentò così: “L’appoggio delle correnti è indispensabile, lo sapevo da prima, ma ho fatto la scelta di non iscrivermi. Io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm. Questo ha inciso molto”. Nella discussione prima del voto non sono mancate critiche al modo di interpretare il ruolo di procuratore da parte di Gratteri, da parte di chi ha sostenuto gli altri candidati. Sul Fatto di domani vedremo quali sono le sfide che attendono ora Gratteri nel suo nuovo ruolo.


GUERRA, PATTO MILITARE E BRINDISI TRA PUTIN E KIM. KIEV COLPISCE NAVI A SEBASTOPOLI. IL NEW YORK TIMES: “LA RUSSIA HA ELUSO LE SANZIONI ED AUMENTATO LE SCORTE DI MISSILI”. Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un brinda alla vittoria dell’alleato russo nella guerra con l’Ucraina e incassa la collaborazione di Putin. Il presidente russo conferma: “Ci sono prospettive” per una cooperazione in campo militare tra la Russia e la Corea del Nord. Il Cremlino ritiene che in cambio di scorte di armamenti, potrà aiutare Kim a sviluppare tecnologia per i satelliti e fornire aiuti alimentari ad un Paese dove più della metà della popolazione soffre la carenza di cibo. Per cementare il rapporto, il ministro degli Esteri, Lavrov, visiterà la Corea del Nord in ottobre. Sul campo, lo scontro continua. L’esercito ucraino ha attaccato Sebastopoli, ed a confermarlo è il blogger militare russo Rybar: dieci missili da crociera Storm Shadow sono stati lanciati da aerei contro un cantiere navale, sette sono stati intercettati dal sistema di difesa ma “sfortunatamente, tre missili Storm Shadow hanno raggiunto il loro obiettivo: la nave da sbarco Minsk e il sottomarino Rostov sul Don, che erano nel bacino di carenaggio, hanno subito danni di vario grado”. Il ministro della Difesa, Crosetto, auspica che entro “sette-otto mesi” possano maturare le condizioni per un dialogo, mentre il New York Times fa il punto su cosa potrebbe accadere in inverno e le prospettive per Kiev non sono buone. La Russia – scrive il giornale americano che ha ascoltato funzionari statunitensi, europei e ucraini – è riuscita a eludere le sanzioni e i controlli sulle esportazioni imposti dall’Occidente, inn tal modo è riuscita ad aumentare la produzione missilistica al di sopra dei livelli prebellici, rendendo l’Ucraina particolarmente vulnerabile ad un aumento degli attacchi nei prossimi mesi. Secondo gli analisti Usa, le sanzioni avevano costretto la Russia a rallentare drasticamente la produzione di missili e altre armi all’inizio della guerra, nel febbraio 2022, per almeno sei mesi. Ma a fine 2022 la produzione militare-industriale di Mosca ha ripreso slancio grazie al commercio di componenti passate attraverso Paesi come l’Armenia e la Turchia. “L’aumento delle scorte russe di missili potrebbe significare un inverno particolarmente buio e freddo per i cittadini ucraini”. Sul Fatto di domani leggeremo maggiori particolari sul dossier raccolto dal New York Times e sull’alleanza tra Russia e Nord Corea nella “lotta all’imperialismo”.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Banche, stoccata della Bce agli extraprofitti. Il Consiglio dei governatori della Bce ha nominato Claudia Buch, attuale vicepresidente della Bundesbank, come successore di Andrea Enria a capo dell’Autorità di supervisione. Ma la Banca centrale è intervenuta anche sullo spinoso capitolo della tassa per le banche: “Serve cautela per garantire che l’imposta straordinaria non incida sulla capacità dei singoli enti creditizi di costituire solide basi patrimoniali e di effettuare adeguati accantonamenti per maggiori svalutazioni e un deterioramento della qualità creditizia. Ed è un pericolo per gli istituti più piccoli”. Tema che ha riaperto – come vedremo sul Fatto – lo scontro anche nel governo.

Ex Whirlpool c’è accordo: a ottobre tutti assunti. Si è concluso il tavolo Tea Tek, ex Whirlpool, al ministero con i sindacati che hanno espresso soddisfazione sulla trattativa. “Le prospettive sono positive, entro il 31 ottobre l’azienda assumerà tutti i 312 lavoratori – ha detto Antonio Luigi di Fim Cisl – precisando che il piano industriale è passato da 28 a 50 milioni”.

Ue, Von der Leyen: indagine sulle auto cinesi e competitività europea. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha parlato alla plenaria del Parlamento europeo: ha informato che è stata avviata un’indagine antisovvenzioni sui veicoli elettrici cinesi. Poi ha annunciato di aver affidato a Mario Draghi, “una delle grandi menti economiche europee”, la preparazione di un rapporto sul futuro della competitività europea. Un’altra novità è la creazione di un inviato dell’Ue per le piccole e medie imprese e, contemporaneamente, che l’impegno per la transizione energetica non prevede nuovi progetti (leggi, fino alle prossime elezioni del 2024).

Napoli, donna denuncia stupro di gruppo vicino la stazione. Una donna di 41 anni ha denunciato di essere stata stuprata da quattro persone, dopo essere stata colpita con un oggetto contundente. La vittima, di origini colombiane, ha riferito di aver sentito parlare i suoi stupratori in arabo. Gli inquirenti sono al lavoro e sembrano vicini a rintracciare i coinvolti.

Libia, più di 60mila sfollati dopo l’uragano Daniel. Situazione ancora drammatica nel paese nordafricano dopo l’arrivo della tempesta degli scorsi giorni. Le autorità locali hanno aggiornato il bilancio delle vittime a 5.300 rinvenuti nella sola città di Derna; altre 1.300 persone sono state già sepolte in fosse comuni. Ma il bilancio drammatico riguarda anche le persone che hanno perso una casa: sono infatti più di 60mila gli sfollati.


OGGI LA NEWSLETTER A PAROLE NOSTRE

Il pm di Brescia e la “cultura” della violenza, Telefono Rosa: “Intervenga il Csm”

Come sconfiggere la violenza di genere?

Questa domanda ci viene rivolta spesso e altrettanto spesso la facciamo a noi stesse. Pur essendo il Telefono Rosa e occupandoci di questo ogni giorno, da ormai 35 anni, non abbiamo purtroppo la bacchetta magica. Iniziamo dicendo per l’ennesima volta che la violenza è una questione culturale che si alimenta di stereotipi, odio, sessismo e potere. Il primo passo, anzi il fondamentale, è distruggere la cultura maschilista e patriarcale che in Italia è ancora ben radicata, seppure abbellita da discorsi politicamente corretti e dalle sfumature femministe. Questa cultura qui è dovunque, nelle nostre case, negli uffici e nei luoghi di lavoro, nel nostro gruppo di amici e amiche, a scuola e all’università, negli ambienti di svago e purtroppo serpeggia anche tra gli organi di informazione. Noi donne, nonostante i grandi sforzi compiuti, siamo sempre meno degli uomini e nel peggiore dei casi siamo un oggetto da possedere. Ma la cultura di cui parliamo è anche nelle aule di tribunale.

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