Non c’è solo la questione delle immagini apparentemente “taroccate” pubblicate a corredo dei suoi lavori scientifici, senz’altro molto imbarazzante: foto che dovrebbero rappresentare le cellule di un tumore, ma invece erano già state impiegate per rappresentarne un altro e cose simili. “Apprendo da voi la notizia, non ne avevo conoscenza. Non sono esperto di microscopia elettronica, mi sono fidato di chi ha fornito quelle immagini. Verificheremo se effettivamente ci sono degli errori”, ha risposto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, al manifesto che ha sollevato il caso. Più tardi Schillaci ha detto: “Sono tranquillo, non ho manipolato nulla. Le immagini non sono del mio laboratorio, ma di altri colleghi che non hanno fatto nulla di male”. La firma però, è sua, o almeno c’è anche la sua, il più delle volte come supervisore.
Schillaci è uno stimato professore di Medicina nucleare. Prima e dopo gli incarichi di preside di Medicina, poi rettore di Roma Tor Vergata e dall’ottobre scorso ministro, ha dedicato gran parte della sua attività alla radioterapia e alla cura dei tumori. Ha oltre 400 pubblicazioni all’attivo e un indicatore bibliometrico H index di 40, medio-alto. Nessuno lo accusa di essere un falsario, ma nessuno ha smentito quel che ha scritto, sul manifesto, un giornalista scientifico esperto come Andrea Capocci, sulla base di un’analisi condotta con il sofware ImageTwin (“immagini gemelle”) sviluppato in Australia che utilizza l’intelligenza artificiale: in almeno otto articoli pubblicati tra il 2018 e il 2022 le immagini non corrispondono a quel che dovrebbero illustrare, il che non significa che le conclusioni delle ricerche siano sbagliate, ma qualche “errore” è stato commesso, come confermano dall’entourage del ministro, magari da collaboratori. Al limite qualche svista, minimizzano.
Nel caso apparentemente più grave, in un articolo del 2021 sul Journal of Clinical Medicine, un’immagine che dovrebbe mostrare cellule di un tumore alla prostata risulterebbe essere già stata usata nel 2019 sul Journal of Molecular Science, anche lì con la firma tra gli altri dell’attuale ministro, ma riferita a cellule di tumore della mammella; in un altro le immagini al microscopio che dovrebbero documentare le cellule tumorali prima e dopo un certo trattamento vengono in realtà dalla stessa fotografia tagliata e ingrandita. Della vicenda si sta occupando anche una prestigiosa rivista scientifica internazionale.
Colpisce molto anche il numero degli articoli firmati a vario titolo da Schillaci, la cui frequenza è aumentata da quando è stato eletto rettore e poi nominato ministro. Secondo i dati di Scopus, sono ben 148 dal 2019 a giugno, uno ogni 11 giorni; secondo quelli riportati dal manifesto, che vengono da Google Scholar che registra tutte le pubblicazioni, uno ogni nove. Domeniche e festivi compresi. Non è nemmeno verosimile che il professor Schillaci potesse controllare proprio tutto. D’altro canto è prassi delle nostre università un po’ feudali, e non solo delle nostre, che il titolare di cattedra metta la firma su quasi tutti i lavori dell’équipe. L’importante è fare i numeri, publish or perish, come ricorda Capocci sul manifesto. Insomma, faranno lo stesso anche altri ma poi quando sei ministro è più facile che qualcuno vada a controllare.
In Germania, due anni fa, si è dimessa la ministra Spd della Famiglia, Franziska Giffey, accusata di aver copiato parte di una tesi di dottorato. Ancora il manifesto ricorda che il neuroscienziato canadese-americano Marc Trevor Tessier-Lavigne ha lasciato la presidenza dell’Università di Stanford in California, una delle più importanti del mondo, per un caso molto simile: le immagini utilizzate in alcune ricerche erano state truccate, forse a sua insaputa, da qualcuno del suo staff. Siamo in Italia e nessuno ha chiesto le dimissioni di Schillaci, la cui forza peraltro risiede soprattutto nella credibilità scientifica e professionale. Era già considerato un ministro debole, in un governo che non sembra certo intenzionato a rilanciare la sanità pubblica in crisi, tanto che alcuni già da tempo vedono scaldarsi a bordo campo Francesco Vaia, già direttore dello Spallanzani e oggi alla Salute come capo della Prevenzione. Solo Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana ha chiesto che il ministro risponda in Parlamento. Andrea Crisanti, professore di Microbiologia, ha detto al Fatto: “Se le cose sono andate così è molto grave, dovrebbe aprire un’indagine il Consiglio universitario nazionale”.
LEGGI – Salute, arriva Vaia “ministro ombra” per la prevenzione
LEGGI – Fazzolari, altro brindisi in famiglia: il cugino va all’Istituto di sanità
LEGGI – Cure, assunzioni, Regioni e tariffe: le spine di Schillaci