Il Fatto di domani. Migranti, il duello elettorale Meloni-Salvini sulla pelle dei disperati. Caos a Lampedusa, il vicesindaco leghista guida la piazza contro l’accoglienza

Di FQ EXTRA
16 Settembre 2023

CAOS A LAMPEDUSA, TRA SBARCHI E PROTESTE. IL VICESINDACO LEGHISTA CONTRO IL GOVERNO: “BASTA ACCOGLIENZA”. Lampedusa sembra il centro dell’Europa, ma l’Isola al largo della Sicilia è sempre in emergenza, tra sbarchi continui e proteste crescenti dei residenti. Nella notte è morto un neonato a bordo di un barchino partito dalle coste della Tunisia. Il piccolo è stato seppellito nel cimitero del’hotspot di contrada Imbriacola. Pochi giorni fa un altro bimbo, di 5 mesi, è morto poco prima di arrivare sull’isola. Nel Centro di primo soccorso ci sono, al momento, circa 2.796 ospiti. Nei giorni scorsi si è toccato il picco di 7mila migranti, in una struttura destinata ad accoglierne 700. Dalla mezzanotte di ieri si contano altri 13 sbarchi, circa 500 migranti. In 400 lasceranno l’hotspot nelle prossime ore per il traghetto verso Porto Empedocle, in attesa di un altro alloggio. Sull’Isola, intanto, accanto ai gesti di solidarietà cresce l’insofferenza. Un gruppo di residenti è sceso in piazza seguendo l’appello del vicesindaco leghista Attilio Lucia: “Basta centri d’accoglienza, basta tendopoli. Non possiamo accogliere 200mila migranti”. Un attacco in piena regola alla premier da parte di un amministratore del Carroccio. Ad accendere la protesta è la notizia di una nuova tendopoli a Lampedusa per accogliere i migranti. Del resto, nel video di ieri sera Giorgia Meloni lo annunciava fieramente: nuove strutture da realizzare “nel più breve tempo possibile”, da parte del ministero della Difesa. Sul Fatto di domani vi racconteremo la cronaca di un’altra giornata di ordinaria follia sull’isola di Lampedusa.


MELONI-SALVINI, DUELLO SULLA PELLE DEI MIGRANTI: DOMANI LA PREMIER A LAMPEDUSA CON VON DER LEYEN. Ursula von der Leyen sarà domani a Lampedusa insieme a Giorgia Meloni. Matteo Salvini invece battezzerà a Pontida il consueto raduno leghista, insieme a Marine Le Pen. È l’istantanea della campagna elettorale per le elezioni europee. Si voterà a giugno 2024, ma i giochi sono aperti e gli alleati di governo hanno già iniziato a darsele di santa ragione. Sullo sfondo, migliaia di disperati che cercano la salvezza in Europa dopo la traversata del Mediterraneo. Dopo aver promesso l’impossibile per fermare le migrazioni, le “sparate” elettorali delle destre tornano indietro come un boomerang. La Lega ha già bocciato la linea-Meloni della diplomazia – troppo morbida e fallimentare – e sposato con convinzione lo slogan del “quando c’era lui i migranti non sbarcavano”. Lui, manco a dirlo, è il Capitano leghista, al Viminale con il governo gialloverde nel 2018. Certo, oggi Salvini fa il pompiere dall’assemblea dei giovani della Lega a Pontida, confermando l’unità del governo sui migranti ed elogiando Meloni, che “fa miracoli a livello internazionale”. Poi rilancia i decreti sicurezza, già sul tavolo del ministro Piantedosi. Meloni è costretta ad inseguire lo sceriffo leghista alzando i toni, invocando misure draconiane e difendendo la strategia negoziale del memorandum con la Tunisia. Nel video di ieri sera la premier ha annunciato un consiglio dei ministri per lunedì. All’ordine del giorno, un pacchetto con “misure straordinarie per fare fronte al numero di sbarchi”. Meloni ha rilanciato la linea dura: “Fino a 18 mesi nei centri di rimpatrio. Serve blocco navale Ue”. Intanto, la premier oggi accoglierà a Roma la presidente della Commissione europea. Domani sarà con von der Leyen a Lampedusa e non è detto che l’accoglienza sarà delle migliori. Salvini invece si prepara al bagno di folla sul pratone di Pontida, con la leader dell’estrema destra francese Marine Le Pen. Meloni strizza l’occhio al centro e ai Popolari, il Capitano vira a destra. Sul Fatto di domani vi racconteremo l’inizio di un duello di governo che durerà a lungo, e le falle del memorandum con la Tunisia, sbandierato dalla premier come una panacea.


UCRAINA, LA DEPORTAZIONI DEGLI ORFANI: KIEV RIVUOLE I MINORI DALL’ITALIA, MA RISCHIANO IL FRONTE. La logica della guerra spreme carne umana senza pietà, anche sulla pelle dei bambini. Centinaia di minori ucraini ospitati in Italia per dare loro un riparo dalle bombe, ora rischiano la deportazione in patria. Nel migliore dei casi per alloggiare nelle retrovie, col rischio di finire sotto gli ordigni russi destinati ai civili. Nello scenario peggiore, i giovani adolescenti attenderanno la maggiore età per essere arruolabili nell’esercito di Kiev. Come ha raccontato Antonio Massari sul Fatto di oggi, a Catania sono circa 150 i ragazzini che rischiano il rimpatrio forzato. Due minori hanno già lasciato la Sicilia, ma altri episodi simili potrebbero verificarsi a Bergamo: la minaccia del rimpatrio pende su 4512 minori ucraini accolti in Italia. La procura di Catania ha aperto un’inchiesta e indagato il tutore dei minori, nominato dal console ucraino (che risponde alle autorità politiche). È il tutore a chiedere il rientro dei ragazzi in Ucraina, formalmente per motivi di studio. Eppure, un decreto di Kiev stabilisce che i minori evacuati durante la guerra possano far ritorno solo dopo la fine delle legge marziale. In Italia si è mosso anche il tribunale dei minori, contestando il diritto del console di Kiev sulla nomina del tutore. La Cassazione, tuttavia, ha dato ragione al console: spetta a lui l’indicazione del tutore dei minori in Italia. Problema: per tornare in patria serve il consenso dei ragazzi. In caso di disaccordo, le decisione spetta al curatore speciale, una sorta di arbitro: peccato che lo nomini sempre il console alle dipendenze di Kiev. Sul Fatto di domani torneremo sulla deportazione degli orfani con nuove rivelazioni.


CONTROFFENSIVA AL PALO, ZELENSKY: “VINCEREMO GRAZIE ALL’EROISMO”. USA, TUTTE LE BUGIE DI JOE BIDEN. Anche il Financial Times ha seppellito le chance di successo della controffensiva ucraina, ma il presidente Zelensky persevera con una fiducia incrollabile: “Ogni settimana, immancabilmente, l’iniziativa è nelle mani dei nostri soldati, nelle mani dell’Ucraina. È l’eroismo ucraino che determinerà la fine di questa guerra”. Kiev compie piccoli passi avanti. Secondo la portavoce delle Forze di difesa dell’Ucraina meridionale Natalia Gumenyuk, le truppe russe state respinte a una distanza di 3-4 chilometri in diverse sezioni del fronte a Sud. Ma è la stessa Gumenyuk a smorzare gli entusiasmi: “Dobbiamo liberare una striscia di almeno 30 chilometri perché sia davvero efficace la controffensiva”. In Russia, intanto, Kim Kim Jong-un ha visitato la fregata missilistica Admiral Shaposhnikov della flotta di Mosca, nella località di Vladivostok, accompagnato dal ministro della Difesa Shoigu. L’Occidente teme che il dittatore nordcoreano possa rifornire Putin di armamenti. Sul Fatto di domani vi racconteremo la giornata di guerra e diplomazia. Poi voleremo negli States, dove anche il Pentagono è preoccupato per i possibili furti delle armi inviate in Ucraina. Faremo il punto sulla possibile ricandidatura del presidente Joe Biden. Il rischio è che possa indebolire i democratici nella nuova corsa per la Casa Bianca. I critici puntano il dito sull’età, i guai giudiziari del figlio Hunter, ma anche sulle innumerevoli gaffe e menzogne. Diverse testate americane stanno mettendo in fila tutte le balle del presidente, una specialità in cui rivaleggia con Donald Trump.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Nuove rivelazioni sul caso del ministro Schillaci. Dopo lo scoop del Manifesto sulle pubblicazioni scientifiche con foto truccate, il titolare della Salute fischietta e nessuno ne chiede le dimissioni. Sul Fatto di domani leggete i nuovi sviluppi.

Politici, senti chi parla. Dopo le critiche ad Elly Schlein per il linguaggio fumoso e poco chiaro, intervistiamo il linguista Claudio Marazzini per capire meglio come comunicano gli eletti. Di sicuro, i messaggi confusi non sono una prerogativa delle leader dem.

Care bollette e caro carburante. Si avvicina la fine del mercato tutelato dell’energia, il rischio è che con la liberalizzazione esplodano anche il prezzo di luce e gas. Intanto, la benzina verde in autostrada supera i due euro nel self service. Un problema per Meloni, che aveva promesso il taglio delle accise.

Iran, un anno dopo Mahsa Amini la polizia apre il fuoco sui manifestanti. Per la commemorazione della giovane – morta mentre era in custodia della polizia morale con l’accusa di aver indossato male il velo – il governo mostra il volto ancor più feroce. Il padre di Mahsa Amini è ai domiciliari per impedirgli di partecipare ad ogni iniziativa.


Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.