Migranti, il governo con poche idee (e diviso) sposta l’emergenza a Porto Empedocle e sbandiera norme più severe. Per coprire i flop Meloni rispolvera il complotto dei poteri forti

Di Il Fatto Quotidiano
18 Settembre 2023

IL GOVERNO MOSTRA I MUSCOLI SUI MIGRANTI: “DETENUTI” FINO A 18 MESI E NUOVI CENTRI PER IL RIMPATRIO. DOPO LAMPEDUSA, CAOS A PORTO EMPEDOCLE E CATANIA. La passerella di Meloni e von der Leyen ha lasciato Lampedusa con un pugno di mosche. In compenso, l’emergenza ha contagiato Porto Empedocle e Catania. Per accogliere la premier, i migranti dell’hotspot di contrada Imbriacola sono stati spostati, in fretta e furia, nelle due cittadine sicule. Problema: ora Porto Empedocle e Catania non sanno dove mettere centinaia di disperati. Nella cittadina alle porte di Agrigento sono arrivati 1300 migranti, stipati in una tensostruttura del porto, con 20 agenti a controllare l’area. Circa 300 migranti sono scappati in cerca di cibo e acqua, un poliziotto sarebbe stato ferito con lesioni e una spalla lussata. Il sindaco forzista si è scagliato contro la premier: “Meloni deve venire anche qui altrimenti faremo le barricate come a Lampedusa, nel nostro hotspot per 200 persone ce ne sono migliaia in condizioni disumane”. Altri 600 migranti sono giunti a Catania da Lampedusa. Ma non è chiaro come verrano trasferiti nei centri di accoglienza lungo la Penisola. Alcune ditte private del trasporto in autobus si rifiutano di accompagnare i naufraghi, dopo l’incidente di venerdì scorso sulla A1, con i due autisti alla guida di un convoglio di migranti rimasti senza vita. Intanto, a Roma, il Consiglio dei ministri mostra i muscoli con due emendamenti al decreto Sud: i migranti irregolari potranno essere detenuti nei centri per il rimpatrio fino a 18 mesi (il limite era di 90 giorni); nuove strutture saranno costruite – lontani dai centri abitati – sotto l’egida del ministero della Difesa. Per i profughi che richiedono l’asilo diplomatico, invece, resta il limite di 12 mesi nei centri di permanenza. Il governo ha annunciato un nuovo decreto, la prossima settimana, per stanare i finti minorenni tra i disperati giunti in Italia. Non è la prima volta che la politica annuncia la panacea per gli sbarchi dei migranti. A Lampedusa infatti gli sbarchi non si fermano: sul molo Favarolo sono approdati circa 370 migranti e i residenti sono in assemblea permanente in piazza della Libertà, contro le nuove strutture d’accoglienza. Sul Fatto di domani vi racconteremo il caos sulle spiagge sicule, i rimedi deboli del Palazzo e le false promesse dei politici su un’emergenza che dura da un decennio. Meloni – in preda ai complottismi – ha già trovato il capro espiatorio: l’Ue con il commissario Borrell e i partiti di sinistra, che boicottano gli accordi sui rimpatri con i Paesi africani.


LA DESTRA COPRE I FALLIMENTI CON LA PARANOIA DEL COMPLOTTO: FDI GRIDA AL “GOLPE BIANCO” DELLE LOBBY. Giorgia Meloni teme di essere disarcionata dai poteri forti e un po’ ha anche ragione. La premier è in piena sindrome da assedio, barricata a palazzo Chigi e protetta dalla fiamma magica dell’entourage dei fedelissimi: la sorella Arianna e il cognato-ministro Francesco Lollobrigida, il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, il responsabile dell’organizzazione del partito Giovanni Donzelli. Quest’ultimo ha lanciato l’allarme dalle pagine del Corsera il 15 settembre: “Il governo è sotto attacco, contro il centrodestra lobby e gruppi economici”. La tassa sugli extraprofitti bancari ha incrinato il rapporto tra palazzo Chigi e certi poteri economici. La tagliola sugli utili è stata bocciata dall’Abi e della Bce, con gli eredi Berlusconi infuriati per la batosta su Mediolanum. Sin dalle dimissioni a luglio di due big dell’establishment, come Giuliano Amato e Franco Bassanini, dalla commissione per la definizione dei Lep (i livelli essenziali delle prestazioni necessari per la riforma delle Autonomia). Ma i sintomi di un matrimonio in crisi sono proseguiti: la lite con il commissario Ue Paolo Gentiloni, accusato da Meloni di non tutelare abbastanza gli interessi dell’Italia; il ritorno in campo di Mario Draghi come consulente Ue per la competitività delle imprese. Infine, il suggello del Financial Times, la bibbia dell’élite economica globale. Il quotidiano londinese pubblica oggi un pezzo dal titolo: “La luna di miele è finita: la legge di bilancio di Meloni metterà alla prova l’instabile relazione con gli investitori”. Del resto, anche in patria Giorgia Meloni pare sempre più in bilico, con il Quirinale a mostrare segni di insofferenza verso palazzo Chigi. Sul Fatto di domani racconteremo la difficoltà delle premier, stretta tra la paranoia del complotto e l’insofferenza crescente dell’establishment verso il suo governo. Leggerete a questo proposito un’intervista al politologo Marco Tarchi.


MINORI UCRAINI A RISCHIO RIMPATRIO A KIEV: LA NOSTRA INCHIESTA. Sabato sul Fatto Antonio Massari ha puntato i riflettori sulla vicenda di oltre 150 minori orfani di nazionalità ucraina arrivati in Italia dopo lo scoppio della guerra che rischiano di essere rispediti a Kiev e, i più grandi, finire arruolati al fronte tra un paio d’anni. La storia nasce in Sicilia, a Catania, dove il tutore di questi ragazzini e ragazzine, nominato dal console ucraino, ha stabilito che devono rientrare in patria. Potenzialmente questa decisione potrebbe interessare tutti i 4.512 minori tra i 4 e i 16 anni presenti sul nostro territorio a oggi. La motivazione ufficiale è che devono rientrare per proseguire gli studi, ma la procura di Catania ha aperto un fascicolo di indagine. Episodi simili si stanno verificando anche a Bergamo. Alcune famiglie di genitori affidatari si sono rivolte alle istituzioni italiane per chiedere l’attivazione della protezione internazionale, ma non hanno ricevuto risposta. Sul Fatto di oggi ha parlato la madre di una ragazzina che è già rientrata a Kiev. Sul Fatto di domani leggerete altre novità sull’inchiesta.


GUERRA IN UCRAINA, ZELENSKY LICENZIA SEI VICEMINISTRI DELLA DIFESA. PAPA FRANCESCO: “È TEMPO DI TROVARE LA VIA DELLA PACE”. Da un lato, la battaglia. Dall’altro, le tensioni interne. Il presidente Zelensky procede all’ennesimo repulisti nel suo governo e manda a casa sei viceministri della Difesa. La decisione fa seguito alla sostituzione dell’ex ministro Reznikov con Rusten Umerov, il quale avrebbe chiesto espressamente questi allontanamenti. Dall’inizio del conflitto, il dicastero della Difesa è stato tra i più falcidiati a causa della corruzione interna. Lo stesso Reznikov aveva salvato la carica per un soffio nei mesi scorsi, sebbene non sia mai stato coinvolto direttamente in inchieste giudiziarie. Per quanto riguarda il fronte, la notte scorsa Kiev ha lamentato un attacco aereo massiccio da parte della Russia. Sulla controffensiva, Zelensky in una intervista alla Cbs ammette: “È una situazione difficile. Abbiamo fermato l’offensiva russa e lanciato una controffensiva. Nonostante questo, la manovra non è molto veloce”. Tuttavia, per il leader ucraino “è importante liberare il nostro territorio il più possibile e avanzare, anche se si tratta di meno di mezzo miglio o cento metri, dobbiamo farlo. Non dobbiamo dare tregua a Putin”. Oggi il comando ucraino ha annunciato che “la linea difensiva del nemico è stata spezzata” in direzione di Bakhmut. Sul piano del confronto politico, la Russia chiede una riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu – a cui domani prenderà parte anche Zelensky – per farvi entrare nuovi Paesi. A confermarlo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo che la Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente Joe Biden intende sollevare questo tema per rendere l’organismo delle Nazioni Unite “più inclusivo”. Papa Francesco rinnova il suo appello durante un intervento online all’evento della Clinton Global Initiative: “È tempo di trovare la via della pace, no alla guerra, è tempo che le armi tacciano”. Cambiando scenario, da alcune fonti si apprende che il prossimo Consiglio Affari Esteri dell’Ue si terrà a Kiev. I 27 ministri europei si ritroveranno nella capitale ucraina agli inizi di ottobre. L’intenzione sarebbe quella di procedere nel percorso di “integrazione politica”, mostrare il sostegno dell’Unione all’Ucraina in difficoltà nella controffensiva, e discutere dell’aumento degli aiuti militari e un’ulteriore stretta delle sanzioni, che la Russia ha aggirato in diverse occasioni, specie nel settore tecnologico e militare. Sul Fatto di domani leggeremo altri particolari sulla richiesta della Russia in merito all’allargamento del Consiglio di sicurezza, sulle tensioni tra i Paesi dell’Est e Kiev per la gestione del commercio del grano e sul dossier elaborato dall’Ufficio Studi del parlamento Ue sulle spese militari.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

L’Iran rilascia cinque americani in cambio di 6 miliardi di dollari. Sono stati trasferiti in Qatar i cinque americani che erano accusati di spionaggio dal regime islamico. Gli Stati Uniti a loro volta hanno liberato cinque cittadini iraniani e sbloccato 6 miliardi di dollari di fondi di Teheran. La Casa Bianca ha tenuto a precisare che “l’Iran resta un avversario” che “non deve acquisire armi nucleari” e Joe Biden sanziona l’ex presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad e il ministero dell’Intelligence di Teheran

Libia, una famiglia salvata ad una settimana dall’alluvione. Erano vivi, ma intrappolati tra le macerie. Una famiglia di cinque persone è stata estratta dai detriti in una zona vicino a Derna e l’episodio rinvigorisce la speranza di trovare altri superstiti. Sul numero dei morti resta l’incertezza: per le autorità, sono 3.252, ma nei giorni scorsi si è parlato di 11.000 vittime, una cifra che la Mezzaluna aveva prima comunicato e poi smentito. Su 6.000 edifici, 891 sono distrutti, altre 398 palazzine restano sommerse dal fango. Resta l’ipotesi dell’evacuazione totale di Derna.

Parla Ligabue. Nelle pagine del Secondo Tempo Stefano Mannucci intervista il cantautore emiliano. Il 22 settembre esce il nuovo album “Dedicato a noi”, il quattordicesimo album di inediti e la venticinquesima uscita discografica della sua carriera ultra-trentennale.

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