Il Fatto di domani. Manovra, rivolta dei ministeri contro la cura dimagrante di Meloni. Armi a Kiev, Polonia e conservatori Usa rompono il fronte

Di FQ Extra
22 Settembre 2023

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MANOVRA, RIVOLTA DEI MINISTRI CONTRO LA CURA DIMAGRANTE DI MELONI. Lo scoglio più insidioso sulla navigazione (a vista) del governo Meloni è la manovra di bilancio, che si preannuncia così povera da non poter soddisfare le promesse fatte in campagna elettorale. Tanto che il senatore Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria del Pd, non usa mezzi termini: “Non hanno la minima idea di cosa fare per la prossima legge di bilancio, annaspano alla caccia disperata di coperture mentre l’economia si è fermata”. Entro il 27 settembre l’esecutivo dovrà presentare alle Camere la Nadef, ossia le previsioni economiche e finanziarie e l’aggiornamento degli obiettivi programmatici. Ma a una settimana dall’appuntamento il quadro è confuso e anche i ministeri sono riluttanti ai tagli chiesti dalla premier e dal titolare dell’Economia Giorgetti, che sperano ancora di racimolare almeno un miliardo. A scagliarsi contro la spending review sono due ministri di peso, Piantedosi e Nordio, ma non solo. Sul Fatto di domani vedremo cosa sta avvenendo dentro i dicasteri. Ma smonteremo anche la narrazione di Giorgetti, secondo cui esiste un buco di 14-15 miliardi, provocato dalle misure dei precedenti governi. Vedremo, dati alla mano, che il problema vero è la mancanza di crescita dell’Italia, una frenata del Pil dovuta a quanto (non) fatto dal governo.


MIGRANTI, MATTARELLA BACCHETTA LA PROPAGANDA E ARCHIVIA DUBLINO. I VESCOVI CONTRO LE “POLITICHE POLIZIESCHE”. “Occorre definire soluzioni nuove e coraggiose e non superficiali e approssimative. Soluzioni europee da studiare approfonditamente e con serietà da parte dei governi”: non poteva fare nomi e cognomi, ma sembra proprio che il presidente della Repubblica Mattarella abbia mandato stamattina un chiaro segnale alla premier. “Quello migratorio è un fenomeno epocale che va governato con visione del futuro – ha affermato da Piazza Armerina, nel corso della conferenza stampa con il presidente tedesco Steinmeier – non con provvedimenti improvvisati o tampone”. Altro che la propaganda usata da Meloni all’Assemblea generale dell’Onu, la notte scorsa, a proposito della “guerra globale e senza sconti da dichiarare ai trafficanti di esseri umani”. Mattarella ha sostenuto anche la necessità di riformare le regole di Dublino, che ha definito “preistoria”. E lo ha fatto nel giorno in cui la Corte di Giustizia dell’Ue boccia i respingimenti dei migranti da parte della Francia alle frontiere interne. La sentenza, nata dal ricorso di alcune associazioni, evidenzia come “la direttiva Ue ‘rimpatri’ va sempre applicata, anche nel caso di controlli ai confini interni”: ciò significa che i migranti irregolari devono poter “beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio”. Proprio in Francia, a Marsiglia, sono riuniti i vescovi del Mediterraneo (sabato ci andrà anche Bergoglio): “Non si può pensare a politiche poliziesche o repressive. Non si può pensare di chiudere tutto come non si può solamente pagare altri Paesi perché facciano il lavoro di fermare i migranti”, ha sostenuto oggi l’arcivescovo di Rabat. Sul giornale di domani, torneremo a occuparci di migranti con un’intervista al governatore pugliese Emiliano. Sentiremo anche la voce di Seydou Sarr, il giovane senegalese protagonista del film “Io capitano” di Matteo Garrone.


COSÌ È AVVENUTO IL RIMPATRIO FORZATO DEGLI ORFANI IN UCRAINA. Continua la nostra inchiesta sugli orfani ucraini in Italia costretti dal governo a tornare in patria, nonostante le preoccupazioni delle famiglie di accoglienza e le legittime paure degli stessi bambini di tornare sotto le bombe. Sul Fatto di oggi abbiamo ricostruito la storia di Marco, nome di fantasia, undicenne arrivato nel nostro Paese un mese dopo l’invasione russa e oggi tornato nell’Ucraina in guerra. “Ho paura della guerra. Ho paura di morire”, scriveva il ragazzo alla sua tutrice, che in tutta risposta minacciava di chiamare la polizia per farlo rimpatriare. Il caso si allarga. Sul Fatto di domani leggerete altre storie di minori ucraini contesi e un’intervista a Iuliia Lashchuk, esperta di politiche migratorie dello European University Institute, a cui chiederemo di commentare la gestione dei rifugiati ucraini nel continente.


LE ELEZIONI RAFFREDDANO IL SOSTEGNO A KIEV: LA POLONIA FERMA NUOVI PACCHETTI DI ARMI, E ANCHE I REPUBBLICANI USA RALLENTANO. C’è un Paese europeo dove la questione dei rifugiati ucraini è diventata un tema di dibattito politico. È la Polonia, dove il 15 ottobre si terranno nuove elezioni e dove la destra (sia quella al governo che quella all’opposizione) provano a cavalcare le paure della popolazione contro l’ondata migratoria e, soprattutto, contro i rischi economici legati all’export di grano dall’Ucraina. Le sementi di Kiev fanno paura agli agricoltori di quello che una volta era definito “il granaio d’Europa”, e gli abitanti delle campagne sono la base elettorale per il partito al governo, il PiS (Diritto e Giustizia) del premier Mateusz Morawiecki, di destra ultra-conservatrice. Nonostante la Polonia sia tra i membri più bellicisti dell’Ue e della Nato, da mesi le relazioni diplomatiche con Kiev sono complicate per via dell’embargo imposto da Varsavia sul grano ucraino, condiviso con Slovacchia e Ungheria. Finora l’Ue aveva accettato il bando, ma dal 15 settembre ha chiesto di aprire i mercati. In tutta risposta Morawiecki ha annunciato che la Polonia non trasferirà più altre armi all’Ucraina. Ossia, che consegnerà solo i pacchetti di munizioni “precedentemente concordati”. Varsavia, ha spiegato Morawiecki, ha scelto di dare priorità alla difesa nazionale in vista di future minacce. Kiev ha bloccato l’import di frutta e verdura dalla Polonia, mentre Zelensky ieri all’Onu ha puntato il dito contro gli alleati che, a suo dire, si fingono solidali con l’Ucraina per “teatro politico” mentre “con le loro azioni preparano il terreno alla Russia”. La Polonia si è sentita chiamata in causa. L’escalation oggi è stata subito frenata e i due Paesi hanno annunciato che si confronteranno nei prossimi giorni. Sul Fatto di domani indagheremo le cause interne ed esterne di questo apparente voltafaccia polacco e vedremo cosa racconta sul fronte diplomatico che sostiene Kiev nella guerra. L’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk la legge così: “Varsavia pugnala Kiev per tornaconto elettorale”. Intanto, sul campo continuano le raffiche di missili. Le forze armate ucraine hanno detto di aver colpito una base aerea russa in Crimea la scorsa notte, Mosca ha smentito. Zelensky è arrivato a Washington per incontrare Joe Biden alla Casa Bianca e parlare di armi e difesa aerea. Il presidente ucraino ha posto di nuovo il tema dei caccia F-16. Ma secondo il portavoce della Casa Bianca Biden vuole avere da Zelensky un punto della situazione sul campo. Indagheremo anche la freddezza con cui lo speaker repubblicano del Congresso ha accolto la visita di Zelensky. Kevin McCarthy oggi ha detto di escludere che la Camera Usa approverà il nuovo pacchetto da 24 miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina entro fine anno, come chiesto da Biden. Motivo: “Abbiamo i nostri problemi fiscali di cui occuparci”.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Emendamenti di FI e Azione che limitano le intercettazioni. Nel verbale di trascrizione delle intercettazioni, che viene redatto dalla polizia giudiziaria, non potranno essere riportate quelle considerate “irrilevanti” ai fini dell’indagine. A prevederlo è un emendamento di FI al decreto omnibus appena approvato dalle Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera. Mentre quello presentato dal deputato di Azione Enrico Costa prevede che il Pm dovrà indicare per iscritto quanto ha speso per ogni intercettazione, tanto per velocizzare le procedure.

Milano-Cortina: più spese, meno impianti. Sono già 3 miliardi 190 milioni di euro le spese stanziate per le Olimpiadi invernali del 2026, soldi cui vanno aggiunti altri 413 milioni di “ulteriori necessità” (da reperire). Ma non è l’unico problema: per costruire la ormai famosa pista da bob, già finanziata, mancano ancora le imprese.

Nagorno-Karabakh , uccisi 6 peacekeeper russi. Sono sei i peacekeeper russi uccisi e uno ferito in due attacchi avvenuti ieri nel Nagorno-Karabakh. Lo ha reso noto il procuratore generale dell’Azerbaigian, citato dall’agenzia russa Interfax.

Murdoch lascia la presidenza di Fox e News Corp, i poteri al figlio Lachlan. A novembre il tycoon australiano, oggi 92enne, lascerà gli incarichi in un momento non facile per i due colossi. Rimarrà nel ruolo simbolico di presidente emerito. Prenderà il suo posto il figlio, che finora era stato co-presidente di News Corp, presidente esecutivo e CEO di Fox Corporation.


OGGI LA NEWSLETTER GIUSTIZIA DI FATTO

“Nordio sta trascinando il sistema giustizia verso l’abisso”: la Cgil contro il ministro

di Antonella Mascali

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio chiamato in causa dai rappresentanti dei funzionari del ministero della Giustizia per le condizioni di lavoro e la mancanza del personale, problemi sicuramente non nuovi ma che, stando alle dichiarazioni di rappresentanti di categoria, Nordio avrebbe ignorato. Pesante il giudizio che si può leggere in un comunicato a più firme, che si rifanno alla Cgil-funzione pubblica: “L’inadeguatezza e la mancanza di interventi tempestivi stanno portando a un collasso che rischia di avere ripercussioni gravissime sull’intera società italiana”, scrivono.

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