Per lui al ministero l’aria è diventata pesante, quasi irrespirabile. Alberto Rizzo, capo di gabinetto del Guardasigilli Carlo Nordio, aspira a tornare in magistratura, meglio se a capo del Tribunale di Firenze, ma comunque senza dover pagare pegno. Ossia sottostare alla tagliola della legge Cartabia che nel 2022, per mettere un freno alla porte girevoli, aveva stabilito che i magistrati chiamati al servizio della politica facessero subito dopo un periodo di decantazione prima di poter tornare pienamente operativi. Per ora la norma ad personam già saltata per un amen a marzo e oggi re-inzeppata tra i mille emendamenti al decreto Asset è stata messa momentaneamente in congelatore. Ma a quanto si apprende il governo sta lavorando a una riformulazione per poterla comunque portare a casa. In Via Arenula del resto non vedono l’ora di poter salutare il capo di gabinetto non amato dal cerchio magico del ministro, specie dalle “amazzoni” di Nordio, a partire da Giusy Bartolozzi, oggi vice capo di gabinetto. Pesa però da ultimo anche lo scivolone del weekend appena trascorso che per Rizzo si è trasformato in poche ore in un incubo. “La riapertura dei tribunali come quello di Bassano non è la priorità”, ha detto incontrando a Vicenza il comitato che si oppone a una nuova geografia giudiziaria che rischia di spolpare gli uffici regionali esistenti, già in difficoltà. Parole che non solo hanno fatto imbestialire i leghisti, ma pure le alte sfere del ministero. Risultato: prima Rizzo ha tentato di rimediare smussando le sue stesse parole anzi negando proprio di averne pronunciate, almeno ufficialmente. Poi ci ha pensato Nordio in persona che da Verona lo ha smentito, clamorosamente: “La revisione delle circoscrizioni giudiziarie è già all’attenzione del governo”.
Un cortocircuito che ha riacceso il lavorìo attorno alla norma che serve per favorire l’uscita di Rizzo dal ministero. Resta il problema di renderla compatibile rispetto all’impianto del decreto Asset che è stato per giorni al centro del dibattito per un’altra questione, quella sul dibattuto prelievo sugli extraprofitti delle banche. Decreto preso d’assalto da più fronti, con la proposta di grandi e piccole modifiche su temi strategici, ma anche decisamente più modesti: dietro ogni proposta più di una manina (o una manona interessata) a incassare ciò che serve, come da tradizione. Ma tant’è: tra un emendamento sull’uva da taglio e uno sulle concessioni delle banchine portuali, si sono a sorpresa materializzati anche due emendamenti fotocopia che bypassano le strettoie della Cartabia che impedisce ai magistrati impiegati nei vertici ministeriali di tornare, subito dopo la fine dell’esperienza, a ricoprire incarichi direttivi a meno che l’incarico al servizio del governo sia durato meno di un anno. Tempo ormai quasi scaduto a 12 mesi dall’insediamento del nuovo governo: nel caso di Rizzo scadrà il 27 ottobre e per quella data non è plausibile che il Csm faccia in tempo a nominarlo per gli uffici per i quali ha già fatto domanda, cioè Brescia e Firenze che si liberano rispettivamente a novembre e a dicembre. Unica strada per evitare la decantazione imposta dalla Cartabia è che passi la modifica che porta da un anno a due anni il termine previsto dalla legge sulle porte girevoli.