Sul fronte della sicurezza stradale ulteriori leggi, come il nuovo Codice della Strada voluti dal ministro Salvini, non servono: serve dimostrare di volere e sapere applicare quotidianamente le norme che già esistono. Il codice vigente e gli strumenti tecnologici disponibili sono più che sufficienti per fermare la strage motoristica.
L’impulso ossessivo compulsivo legislativo non può mascherare la carenza di volontà e capacità di intervenire urgentemente ed efficacemente sul fenomeno stradale. Serve conoscere la materia, che è complessa, in modo adeguato, cause, dinamiche comportamentali di guida e soluzioni efficaci.
Nell’orizzonte politico attuale, purtroppo, non riusciamo a individuare queste competenze, considerata la tipologia di interventi previsti e ritenuti, troppo ottimisticamente, risolutivi. Apprezziamo l’ampliamento della casistica rientrante nelle violazioni documentabili e perseguibili da remoto. Il rischio è di vedere questa e le altre innovazioni, tutte secondarie se non peggiorative, cadere nella incapacità e inerzia attuativa che ha caratterizzato negativamente ogni amministrazione centrale e locale dello Stato da decenni a questa parte.
Abbiamo già vissuto, inermi e disarmati, l’ultima attività normativa ritenuta risolutiva, non da Vivinstrada , ovvero la legge sull’omicidio stradale del 2016. Sono passati da allora 7 anni e circa 20.000 morti da schianti e investimenti stradali. E molto prima era successo con la patente a punti e saltuari inutili inasprimenti di sanzioni.
Nonostante ciò, ancora assistiamo a tentativi di aggravamento di pene invece di provvedere a intervenire subito sulle strade con le soluzioni proposte da sempre dalle organizzazioni più competenti e attive in materia. Abbiamo anche stilato un elenco, una “classifica”, di soluzioni e interventi, circa 50 tipologie, ordinate secondo efficacia e rapidità di attuazione, come strumento di lavoro a disposizione dei soggetti decisori in prevenzione stradale.
Primo tra tutti l’utilizzo di strumenti tecnologici avanzati (Scout speed, ad esempio, ma anche sistemi rilevazione di velocità media) per fermare la causa e concausa principale della mattanza motoristica, la velocità. Ma anche controlli a tutela degli attraversamenti pedonali, atti a sanzionare la mancata precedenza al pedone. Come anche il pericoloso e incivile malcostume fin troppo diffuso e tollerato della sosta selvaggia. Sistema integrato, questo, di soluzioni da comunicare adeguatamente agli utenti per amplificarne l’effetto deterrente sui comportamenti a rischio.
Ma, a quanto pare, tanto tempo, tanto sangue e sofferenza non hanno insegnato niente. Condannandoci a rivivere in modo permanente il dramma e il dolore delle tragedie stradali. Confidiamo ancora in un ravvedimento responsabile di governo e parlamento nel senso di un recepimento delle strategie suggerite dalle associazioni come la rete Vivinstrada. Sappiamo già, altrimenti, quale sarà l’esito socialmente devastante di soluzioni che, per l’ennesima volta, non risolveranno.