La notizia era vera, le borse false. La Procura di Genova ha iscritto nel registro degli indagati il sindaco di Portofino, Matteo Viacava. L’accusa è di contraffazione e messa in commercio di merce contraffatta. L’inchiesta nasce da un articolo del Fatto: ad amministrare il comune simbolo del turismo d’élite in Italia è un sindaco titolare di una tabaccheria che da anni vendeva borse taroccate di grandi marchi del lusso come Hermes, Fendi o Chanel. Dopo l’uscita dell’articolo, Viacava aveva gridato allo scandalo. Quello del Fatto, aveva dichiarato pubblicamente, sarebbe stato un articolo privo di fondamento. Di più, un attacco politico collegato al fresco primato conquistato: primo comune in Italia a intitolare una strada a Silvio Berlusconi, che da queste parti era di casa. In Regione il consigliere Sansa chiedeva dimissioni, il presidente Toti difendeva l’amico. Nel frattempo, le borse erano curiosamente sparite dall’esposizione. Il mistero della scomparsa è stato risolto però dalla tenenza di Rapallo della Guardia di Finanza venerdì scorso: durante una perquisizione, che ha riguardato il negozio e un magazzino legato all’attività, sono saltate fuori 91 borse. Tutte false.
A non essere vera, insomma, non era la nostra storia, che ha portato la magistratura a indagare il sindaco. Viacava, legale rappresentante della tabaccheria e titolare della licenza dal 2005, è accusato di contraffazione e messa in commercio di merce contraffatta. Un reato di solito contestato a poveri ambulanti di strada, di cui in questo caso è invece accusato il primo cittadino della meta vacanziera più esclusiva della Liguria. L’indagine per ora non coinvolge gli agenti della municipale che per anni hanno parcheggiato l’auto di servizio proprio davanti a quella vetrina senza mai alzare lo sguardo. Gli stessi a cui il sindaco chiedeva di multare chi siede per terra, mangia all’aperto o sta senza maglietta. Non chi vende capi contraffatti accanto al comune che amministra.
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