Senza un euro e anche per parecchio tempo. Questa è la realtà che attende molti ex percettori di Reddito di cittadinanza, gli “occupabili” ai quali il governo ha promesso lavoro e corsi di formazione che, una volta partiti, danno diritto ai 350 euro al mese del nuovo “Supporto per la formazione e il lavoro”. Ma i corsi non ci sono, e quindi niente soldi. “Mi sono iscritta alla piattaforma il 1º settembre con il mio compagno e mio figlio, ho completato tutto in fretta avendo già patto di servizio e iscrizione al programma Gol”, racconta al Fatto Laura, napoletana che ha perso il reddito a luglio. “Ho 54 anni, diplomata con ottimi voti, non sono né divanista né fannullona”. La procedura l’ha effettuata, però di corsi pronti non ce ne sono: nella piattaforma c’è una lista di partenze “da definire”, altre nel 2024, altre con date “puramente indicative”, continua Laura, che dopo due mesi di risparmi bruciati non sa più come pagare le spese. “Le agenzie per il lavoro e per la formazione mi ripetono tutte la stessa cosa: se non si formano le classi con almeno 12 o 20 utenti non si parte”.
Altro che i “750 mila posti di formazione professionale per cui è previsto un rimborso spese”, come ha spiegato Giorgia Meloni a Bruno Vespa. Che il Supporto formazione e lavoro sarebbe partito a rilento era evidente. Non poteva essere altrimenti visti i ritardi già accumulati dal programma Garanzia occupabilità lavoratori (Gol) intorno al quale ruota tutta la partita della formazione. Tra Pnrr e React Eu ci sono ben 4,9 miliardi stanziati e la maggior parte sono destinati alla riqualificazione dei disoccupati. Ma l’Italia procede a macchia di leopardo, con il solito divario tra le regioni del Nord e del Sud. “In Sicilia corsi non ne vedremo prima di febbraio 2024, se tutto va bene”, avverte Emilio Romano, presidente di Forma.re, organizzazione che rappresenta molti enti di formazione siciliani. Corsi ancora da avviare anche in Puglia, Sardegna, Molise e Calabria, dove la burocrazia tiene in stallo anche gli enti di formazione più strutturati. “Siamo pronti da tempo e abbiamo investito anche nella formazione interna per offrire percorsi di qualità”, spiega suor Manuela Robazza, presidente del CIOFS-FP, il Centro Italiano Opere Femminili Salesiane presente in 12 regioni.
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Nell’attesa dei corsi, gli “occupabili” di Meloni allungano la fila di chi non può permettersi di fare la spesa. Tra luglio e agosto il sussidio è stato tolto a 200 mila persone. “Sono tornate in mensa persone che non vedevamo da tre anni. Abbiamo più che raddoppiato i pasti serviti rispetto a pochi mesi fa, spendiamo migliaia di euro in più per aiutare a comprare i libri scolastici o per le spese sanitarie, e poi pigioni e utenze. È umiliante vedere persone in coda per poter comprare i libri ai figli”, dice amaro don Carmine Schiavone, responsabile Caritas in Campania. Non è tutto: in Lombardia, dove pure la macchina di Gol è partita, gli “occupabili” iscritti alla nuova piattaforma sono pochi. Tra ostacoli, lungaggini, e difficoltà d’uso, dei 5.500 potenziali utenti solo 500 hanno fatto domanda. Del resto, i Centri per l’impiego sono stati esclusi dalla piattaforma e non possono aiutare l’utenza a iscriversi, caricare il curriculum, scegliere enti e agenzie con cognizione. La situazione è simile nel Lazio: “Molti stanno ignorando la piattaforma. Sono tra i più deboli, e rischiano di restare esclusi”, spiega Pasquale Rosania, responsabile degli sportelli per Nonna Roma, banco del mutuo soccorso nella Capitale. Eppure i ritardi del programma Gol in tante regioni non sono una novità.
L’obiettivo legato al Pnrr, che imponeva di avviare alla formazione 160 mila persone entro il 2022, non è stato raggiunto e difficilmente raggiungeremo quello del 2023 che prevede il doppio degli inserimenti. Tuttavia il governo non ha ancora preso in considerazione di attivare i poteri sostitutivi e supportare le Regioni più in difficoltà. A partire da quelle del Sud, dove risiede la maggior parte degli ex percettori del Rdc, che non vedranno i 350 euro per mesi a meno che, suggerisce l’associazione nazionale degli ex navigator (Anna), “non si intervenga in fretta riconoscendo il sussidio, anche in via transitoria”.
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