L’anticipazione

Fuori gioco – Dal processo Juve agli arabi. I nuovi Messia del calcio tra plusvalenze ed “eutanasia”. Il libro

Scandali e miliardi - Il business del pallone è ormai geopolitica, le star sono come fumetti. Ma resistono anche i “vecchi” trucchi

Di Antonio Massari e Gianluca Zanella
3 Ottobre 2023

Diceva Pasolini: “Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”. Era il 1970. Oggi, a distanza di oltre cinquant’anni, la “rappresentazione sacra” ha cambiato pelle. Ha subìto una mutazione genetica.

“Se vi chiedeste, vent’anni fa, trent’anni fa, quale fosse il modello di business di un club di calcio, era esattamente lo stesso di un circo, nel senso che avreste preso soldi da gente che andava allo stadio per vedere lo spettacolo dal vivo. […]. Oggi [quello del calcio] somiglia al modello di business della Walt Disney o Warner Bros. Walt Disney ha un personaggio: Mickey Mouse. La Warner Bros, Bugs Bunny. Con i personaggi fanno programmi tv, film, vendono cappelli. I club di football fanno la stessa cosa. Noi non abbiamo Mickey Mouse. Noi abbiamo Sergio Agüero. E con Sergio Agüero vendiamo tv, cappelli, giochi…”.

A parlare di fronte a una platea di sceicchi degli Emirati Arabi è Ferran Soriano, amministratore delegato di Manchester City Fc, New York City Fc, Melbourne City Fc, uomo chiave del City Football Group, la holding del calcio costituita negli Emirati arabi. Era il 2014 e Soriano teneva una Lectio magistralis su come il mondo del pallone possa insegnare molto su come governare un popolo. Proprio così: il calcio che assurge a metafora di governo. E in fondo il calcio è anche questo: uno strumento geopolitico, utile anche per ripulirsi pubblicamente l’immagine sporcata da un concetto molto poco elastico di libertà. Era accaduto anche in passato, con i Mondiali in Argentina per esempio, nel 1978, quando furono usati per rendere più digeribile la dittatura militare di Jorge Videla. Oggi si gioca su un altro piano: nel calcio – e nei suoi nuovi Messia – i signori del petrolio sembrano aver trovato un “Piano B”, un sostegno alle proprie economie, nel momento in cui lo sfruttamento dei combustibili fossili comincia a essere percepito universalmente come un mondo sulla via del tramonto. Eccoli allora fare incetta di giocatori, allenatori, dirigenti e professionisti vari arruolati a suon di milioni per costruire dal nulla una cattedrale del pallone in quello stesso deserto su cui sono sorte città come Abu Dhabi.

Con Fuori gioco, da oggi in tutte le librerie, siamo partiti analizzando questa mutazione genetica, per poi concentrarci sullo scandalo che ha investito la Juventus che, in un contesto sempre più globale, sembra non essere riuscita a tenere il passo dei grandi club e, nel tentativo di trovare il suo Mickey Mouse in Cristiano Ronaldo, ha finito per scivolare sull’orlo di un baratro da cui nemmeno un aumento di capitale di 700 milioni di euro sembra averla risollevata.

Con carte e intercettazioni alla mano, abbiamo ricostruito il dietro le quinte della gestione del club più vincente d’Italia in un momento estremamente critico, quando Guardia di Finanza, Consob e Procura di Torino cominciano a scandagliare tra i conti e le carte della società. Ne è emerso un quadro estremamente vivido di quello che è diventato il calcio in Italia: strategie di mercato, false plusvalenze, relazioni tra squadre che mettono in pericolo la genuinità della competizione sportiva.

Sotto la lente d’ingrandimento non solo la Juve, ma tutti i club coinvolti dall’inchiesta Prisma. Un quadro caleidoscopico, dove lo sport trova posto sullo sfondo, mentre affiora un mercato – quello del calcio italiano – che perde 1 milione di euro al giorno. E allora la domanda è: il calcio italiano può davvero competere nel nuovo sistema globale? Cosa diventerà il calcio colonizzato dai signori del petrolio? Quante stelle ancora, come Roberto Mancini, lasceranno il nostro cielo? Ma soprattutto: è lo stesso calcio di cui il mondo è da sempre innamorato?

Guardando in controluce il mondo del calcio, si scorge la realtà in cui viviamo. E se si guarda ancora più attentamente, ci si legge il nostro futuro.

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