Il Fatto di domani. Dopo l’assalto ai magistrati, Meloni punta a smontare la Costituzione. Sisma ai Campi Flegrei, il piano di fuga fa tremare i residenti

Di FQ Extra
3 Ottobre 2023

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MIGRANTI, DESTRE ALL’ASSALTO DELLA “TOGA ROSSA”, MELONI FRENA E PARLA DI RIFORMA DEI POTERI. Dopo aver messo la giudice di Catania nel mirino, oggi la premier ha lanciato il ramoscello alle toghe: “Nessuno scontro, la magistratura è libera di disapplicare una legge del governo e il governo è libero di dire che non è d’accordo”. Peccato che la leader non si sia limitata alle critiche, accusando Iolanda Apostolico di minare la sicurezza dell’Italia con un provvedimento politico. Salvini oggi ha rincarato: “Apprezzo i giudici che parlano con le sentenze non politicizzate”, invece Meloni, oggi a Torino al festival delle Regioni, mentre gli studenti che la contestavano sono stati manganellati, annunciava che dopo la manovra la sua maggioranza correrà spedita verso la riforma costituzionale. Leggi il premierato, sul Fatto di domani vi racconteremo il senso di questa mossa, arrivata dopo giorni di critiche ai magistrati. Nel giorno del decimo anniversario della strage di Lampedusa, però, la premier ha abbandonato gli slogan da campagna elettorale sui migranti: “Una situazione esplosiva, il governo dei flussi è estremamente difficile”. Altro che blocco navale, Meloni punta tutto sulla diplomazia con il Piano Mattei per l’Africa e il Memorandum con la Tunisia. Ma a far saltare il banco potrebbe essere Kais Saied: “La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta nulla che somigli a carità”. Pochi giorni fa, dal vertice Med9 di Malta, Meloni aveva annunciato il pagamento della prima tranche verso Tunisi: 127 milioni di euro, 42 legati all’accordo di Cartagine siglato a luglio. Ma a Tunisi non basta. Secondo fonti Ue interpellate dalle agenzie, “Saied avrebbe preferito più aiuti”. L’Europa è divisa sui migranti. I socialisti rifiutano l’accordo puntando il dito sui diritti umani lesi da Tunisi. I Popolari stanno con Meloni e premono per chiudere l’accordo con Saied. “Non c’è alternativa”, ha dichiarato il leader del Ppe Manfred Weber. Mentre per il presidente del Consiglio Ue Charles Michel “la vicenda Tunisia sia di lezione, prima di fare intese consultare i 27 paesi Ue”.


SALARIO MINIMO, SCHIAFFO DEI GIUDICI AL GOVERNO. PER LA CASSAZIONE: “I TRIBUNALI POSSONO FISSARE LA PAGA GIUSTA”. Il fulmine a ciel sereno arriva in mattinata dalla Corte di Cassazione: “I giudici possono disapplicare i contratti collettivi nazionali che prevedano minimi non proporzionati alla quantità e qualità del lavoro” e portarli a livelli sufficienti ad assicurare un’esistenza dignitosa, come prevede la nostra Costituzione. E arriva mentre la maggioranza ancora attende la relazione del Cnel, ente a cui è stato dato l’incarico di studiare la materia la cui discussione, lo ricordiamo, era stata spostata all’autunno. Una decisione, quella della Suprema Corte, presa al balzo dalle opposizioni per chiedere di nuovo una legge sul salario minimo, cosa esistente nella stragrande maggioranza dei paesi europei (e non solo). Il problema dell’Italia fanalino di coda per i salari, troppo bassi, ora si fa sentire ancora di più visti gli aumenti di generi alimentari, bollette e carburante. Aumenti che pesano come macigni sulle famiglie italiane. La vicenda – come vedremo sul Fatto di domani – muove dal ricorso di un dipendente di una coop che lavora per Carrefour e i giudici hanno messo anche un altro punto fermo: “L’attuazione del precetto del giusto salario costituzionale è divenuta un’operazione che il giudice deve effettuare considerando anche le indicazioni sovranazionali e quelle provenienti dall’Unione Europea (ossia la direttiva Ue per assicurare livelli di vita dignitosi) e dall’ordinamento internazionale”. Il M5S ha rilanciato la raccolta firme unitaria delle opposizioni su www.salariominimosubito.it per chiedere il minimo legale di 9 euro l’ora.


I CAMPI FLEGREI TREMANO ANCORA, COME FUNZIONA IL PIANO DI EVACUAZIONE. AUTORITÀ E SISMOLOGI: “SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO MA IL RISCHIO ZERO NON ESISTE”. La terra ha tremato ancora ai Campi Flegrei, a Napoli. Ieri notte si è registrata una scossa di magnitudo 4 a una profondità di 2,3 chilometri, piuttosto superficiale, e infatti il terremoto si è sentito in diverse zone della città, provocando il panico. La scorsa settimana la scossa era stata di 4.2 di magnitudo, la più forte degli ultimi 40 anni. Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia ha confermato “un incremento della crisi bradisismica”, direttamente collegata al sollevamento del terreno, iniziato anni fa. “Non possiamo sapere di quale intensità possano avvenire le scosse”, ha detto Bianco, che però precisa che oltre il terremoto “non vi sono parametri che mostrino anomalie tanto da farci intendere che qualcosa stia cambiando nella dinamica vulcanica”. Dopo i fatti si è svolta una riunione della protezione civile e la Commissione grandi rischi. Domani i sindaci dei comuni dell’area (Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Monte di Procida, Giuliano e Marano e Napoli) saranno ascoltati anche dalla commissione Ambiente della Camera, mentre nei prossimi giorni a Pozzuoli e in altri siti della zona saranno fatte prove di evacuazione. Il ministro con la delega alla protezione civile, Nello Musumeci, ha detto che “il rischio zero non esiste” e ha annunciato che sarà presentato presto un decreto legge sul tema. Fanno discutere le disposizioni del piano di evacuazione, che prevede 72 ore per sgomberare l’area, abitata da 500 mila persone. Sul Fatto di domani analizzeremo nel dettaglio le previsioni e le disposizioni contenute nei piani di rischio che riguardano la zona.


GUERRA IN UCRAINA, FONDI AMERICANI INTERROTTI; BIDEN SI APPELLA ALLA NATO PER GLI AIUTI MILITARI. PRESIDENZIALI IN RUSSIA; PUTIN VUOLE IL QUINTO MANDATO. Il Pentagono ha inviato una lettera ai leader del Congresso, sollecitandoli a ricostituire il sostegno economico a Kiev. L’organo legislativo ha evitato lo shutdown approvando un disegno di legge di finanziamento a breve termine, che ha interrotto l’assistenza all’Ucraina impegnata nel conflitto contro la Russia. Il presidente Biden ritiene che gli aiuti non si possano interrompere e si premura di sollecitare gli alleati della Nato: “Siamo uniti e pronti a fornire altro equipaggiamento militare, sostegno finanziario e politico all’Ucraina”. Il sottosegretario alla Difesa, Michael McCord ha detto ai leader della Camera e del Senato che restano 1,6 miliardi di dollari dei 25,9 miliardi forniti dal Congresso per ricostituire le scorte militari. Si parla di milioni di munizioni di artiglieria, razzi e missili che sono ritenuti fondamentali per la controffensiva ucraina, mirata a riconquistare il territorio dove i russi si sono trincerati. McCord ha aggiunto che senza ulteriori finanziamenti, gli Stati Uniti dovranno ritardare o ridurre la produzione e consegna di armi “urgenti ora che la Russia si prepara a condurre un’offensiva invernale”. A Mosca, Vladimir Putin annuncerà a novembre la sua candidatura, in occasione di Expo Russia, per un quinto mandato da presidente. Il lancio della campagna per il voto del 17 marzo 2024, secondo fonti del Cremlino, sarà centrata sul concetto della Russia come una civiltà che “combatte per i suoi valori”. Sul piano economico, tre aziende cinesi che si occupano di gas e petrolio sono finite nella lista nera di Kiev come soggetti che sostengono l’invasione russa. In Occidente il tema del rapporto commerciale con Mosca, nonostante le sanzioni, resta attuale. Sul Fatto di domani leggeremo altri particolari sul dibattito negli Stati Uniti che riguarda i fondi per gli aiuti all’Ucraina, e una nuova lista delle grandi industrie, tra cui alcune italiane, che restano attive in Russia.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Studenti protestano contro Meloni a Torino, manganellati. Cariche della polizia e scontri tra manifestanti e agenti al corteo per contestare la partecipazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Festival delle Regioni, oggi a Torino. I manifestanti, molti giovani studenti, hanno provato a raggiungere il Teatro Carignano dove si teneva la manifestazione, si sono trovati davanti la polizia che li ha manganellati.

Galli rinviato a giudizio. L’infettivologo Massimo Galli, ex primario del Sacco in pensione e volto noto nelle fasi più drammatiche della pandemia Covid, è stato rinviato a giudizio per falso e una imputazione alternativa tra turbativa d’asta e abuso d’ufficio, assieme al suo ex collaboratore Agostino Riva. È uno dei filoni dell’inchiesta milanese su presunti concorsi pilotati per posti da professore e ricercatore alla Facoltà di medicina della Statale di Milano. Altri due imputati hanno patteggiato. Il processo inizierà il 13 dicembre.

Tirreno Power, tutti assolti: l’ira delle vittime. Assoluzione piena per tutti gli imputati nel processo Tirreno Power. Lo ha deciso il tribunale di Savona. A giudizio, con l’accusa di disastro ambientale e sanitario colposi, c’erano 26 tra manager ed ex manager della centrale elettrica di Vado Ligure (Savona). Il processo era iniziato nel 2019 e nasceva da una inchiesta della Procura che aveva portato nel 2014 al sequestro dei due gruppi a carbone (oggi smantellati). L’ira dei familiari delle vittime: “mio marito oggi è morto di nuovo”.

Spagna, Sánchez scalda i motori. Il re di Spagna Felipe VI ha affidato al leader socialista Pedro Sánchez l’incarico di formare un nuovo governo in seguito al fallimento del leader del Parito popolare Alberto Nuñez Feijóo, arrivato prima alle elezioni ma senza i numeri per la maggioranza. Il premier uscente avrà tempo fino al 27 novembre per formare il governo e ottenere la fiducia del Parlamento di Madrid.


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

L’ex falco ex Shell designato commissario Ue al clima, la rivolta degli ambientalisti

di Riccardo Antoniucci

Per i sostenitori della transizione ecologica, il suo nome è diventato il simbolo della retromarcia di Bruxelles sulle politiche verdi. Wopke Hoekstra, ex ministro delle Finanze dei Paesi Bassi è stato nominato da Ursula von der Leyen come successore di Frans Timmermans (che si è dimesso proprio per candidarsi alle elezioni politiche dei Paesi Bassi il prossimo 22 novembre) a gestire il portafoglio europeo dell’ambiente, scelta giudicata da subito controversa da verdi, sinistra e ambientalisti, che gli contestano non solo un’affiliazione alla destra rigorista, ma anche un passato come dipendente di Shell. Lunedì sera Hoekstra ha cercato di convincere la Commissione ambiente del Parlamento europeo della validità del suo profilo per ricoprire il ruolo di responsabile delle politiche di riduzione delle emissioni e di transizione energetica. Per i regolamenti europei serve una maggioranza dei due terzi della commissione e poi un voto in parlamento per ottenere la nomina. Se otterrà il ruolo, sarà lui a capeggiare la delegazione Ue alla prossima Cop28 di Dubai.

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