L'ardua esistenza

Dai bottoni da chiudere alla giocoleria con la spesa: single non fa rima con felice

Imprese quotidiane - Quando vi dicono che da sole si sta meglio, non credeteci: provate a rimanere chiuse in una stanza subito dopo aver cambiato casa...

Di Amalia Caratozzolo
4 Ottobre 2023

Single e felici”. Mai modo di dire fu più menzognero…

Di solito c’è tanta saggezza dietro ai proverbi, ma “Single e felice”, proprio non lo comprendo. Non lo capisco, intanto perché insieme a qualcuno si è più forti e tutto diventa più semplice e condiviso, e poi onestamente, ci sono una quantità inenarrabile di cose che è davvero complicato svolgere da soli. Azioni semplici come ad esempio indossare un vestito per una cena di gala, dove magari se ti dice bene incontrerai qualcuno e non sarai più single e infelice (almeno per un po’). Quando siamo SINGLE, azioni che svolgiamo quotidianamente nella nostra vita, cose che solitamente sono facili come bere un bicchiere d’acqua, diventano difficilissime da compiere, alla stregua delle Piaghe d’Egitto! Certi giorni sembra quasi che tu debba scalare l’Everest a piedi nudi.

Mi riferisco a cose semplici, come appunto indossare un vestito da sera. Lo hai visto in vetrina e lo hai preso perché ti sembrava perfetto per l’occasione, come piace a te: sobrio ma con qualche piccolo dettaglio particolare, e finalmente no versione monaca di clausura (quella fase per ora l’abbiamo superata), direi piuttosto sexy al punto giusto. Un vestitino nero tutto di pizzo con dei deliziosi bottoncini, saranno almeno una decina, credo. Adorabili bottoncini che ti faranno imprecare quando proverai ad abbottonare il vestito. Ma alla fine, sudando come se non ci fosse un domani, con il trucco liquefatto, ce la farai nell’ardua impresa! E noterai quanto l’incontro tra il bottone e l’asola somigli tanto a una storia d’amore travagliata di tutto rispetto, sicuramente in termini di fatica… sti due proprio non ce la fanno a incontrarsi, a venirsi incontro. Ma tutto sommato hai ancora venti minuti… giusto il tempo per rifare il trucco. Quindi, motivata dal fatto di essere riuscita nell’ardua impresa di indossare quello squisito vestitino nero, attiverai la “modalità accanimento”, che ti darà la forza di struccarti e rifarti il trucco, pronta per la cena di gala che manco Sailor Moon! Trascorrerai una bellissima serata, peccato solo per un minimo trascurabile dettaglio: al rientro non riuscirai in alcun modo a toglierti quel vestitino. Quei maledetti bottoncini! Un’impresa chiudere tutti quei bottoni senza l’aiuto di qualcuno… ma sbottonarli da soli è proprio impossibile! Insomma breve storia triste: andrai a dormire vestita e il giorno dopo formulerai una disperata richiesta d’aiuto alla vicina, che ti prenderà per sociopatica ma ti aiuterà a togliere il vestito.

N.B. Considerazioni personali: Per correttezza intellettuale, nell’etichetta dovrebbero almeno scrivere: “Capo fortemente sconsigliato ai single e infelici e a chi vive da solo”.

E cambiare una lampadina? Lo so, voi tutti credete che cambiare una lampadina sia una cosa semplice, di una banalità assoluta. Io invece posso assicurarvi che quando sei solo il naturale gesto di cambiare una lampadina può trasformarsi in un’esperienza mistica, ai confini con la realtà. Potresti per esempio procedere come ho pensato bene di fare io una volta: prima compri duecento lampadine, tutte sbagliate. Poi finalmente approdi dal ferramenta disperata, con in tasca la lampadina fulminata UGUALE a quella che ti serve, certa di non poter sbagliare, e che nulla potrà fermarti! E mentre rientri a casa fiera… ti senti tanto Giovanna D’Arco con le tue nuove lampadine nella borsa. Peccato che presto scoprirai che questa volta ha sbagliato il ferramenta, ripeterai tipo preghiera “Errare humanum est”, nella convinzione che il mantra possa aiutarti a placare gli istinti omicidi verso quell’uomo tonto. In effetti ti aiuterà, la mattina seguente non finirai in prima pagina ma tornerai a comprare le lampadine giuste, che non riuscirai a cambiare perché ultra delicate, piuttosto sarai in grado di fulminarle tutte e 10 (da una storia vera).

A causa del trauma subito, resterai al buio settimane intere per non dover affrontare la questione, fino a che prenderai il coraggio a quattro mani e chiamerai un operaio per farti aiutare. Da sola, non cambierai mai più una lampadina in vita tua.

Cose come fare la spesa possono rivelarsi un vero e proprio incubo quando sei da solo, non hai un’auto, e non c’è nessuno ad aspettarti con la macchina in doppia fila, pronto ad aiutarti con i pacchi e a passare una dolce serata con te in nome dell’ammore. Quando sei solo, con le mani piene di pacchi e sogni di essere la La Dea Kali, sì, proprio in quel momento, possono accadere “Cose che voi umani”… robe apocalittiche tipo le buste che si rompono e l’intera spesa che finisce in balia dei piccioni. Proverai tutte le opzioni irrealistiche e perdenti esistenti, persino la modalità giocoliere, pensando di potercela fare senza l’ausilio delle buste, seminando la spesa per tutto il quartiere. Proverai a corrompere i passanti senza alcun risultato, finché una vecchietta centenaria compassionevole deciderà di prestarti il suo carrello, che dovrai riportarle subito dopo aver scaricato la spesa a casa. Tornerai al supermercato e troverai la signora in preda a una rissa con altre vecchiette per il posto del carrello. Passerai le successive tre ore al supermercato, andrai a letto senza cena, e la mattina seguente acquisterai un carrello della spesa anche se non hai ancora compiuto quarant’anni.

E restare chiusi a chiave in una stanza, da soli, freschi di trasloco? A voi è mai capitato? Penso di no perché è alquanto improbabile… bisogna essere dei geni come me per restare chiusi a chiave nella camera da letto, senza il cellulare, in una casa dove sei appena entrata. I nuovi vicini mi avrebbero senz’altro accolto con amore sentendomi strillare in preda a un attacco di claustrofobia. Un bel modo per fare conoscenza! Le ho pensate tutte, finché memore di tutti i film dell’orrore visti in vita mia (e sono parecchi) ho immaginato di essere inseguita da Leatherface in persona, e sono riuscita a scardinare la porta! Dopo ho dovuto chiamare l’ambulanza perché mi sono slogata un polso, col senno di poi avrei potuto chiamare direttamente i pompieri, ma comunque… almeno non ho disturbato i nuovi vicini!

Ah! Ardua esistenza quella dei single!

E una sera accade persino che, quando finalmente pensi di aver incontrato qualcuno di decente, qualcuno che chissà… magari un giorno potrà aiutarti a indossare quel delizioso vestitino nero, o a cambiare quella lampadina fastidiosa, il destino decide di accanirsi e finirai per doverlo riaccompagnare a casa, perché si ubriacherà come se non ci fosse un domani e non ricorderà neppure il tuo nome. Più o meno come quando mi sono ubriacata la prima volta nella mia vita, nel 1997, alla tenera età di 14 anni. Bridget Jones te dico fermate!!!

Mi astengo da qualunque commento facendo un’unica considerazione: “Single e infelici, rimanete all’erta! Non abbassate mai la guardia… il quarantenne modello adolescente è sempre in agguato”!


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