Il Fatto di domani. Salario minimo, il Cnel si allinea al governo: “Non è necessario”. Accordo sui migranti in Ue, l’Italia vota sì sacrificando le ong

Di FQ Extra
4 Ottobre 2023

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IL CNEL COME IL GOVERNO BOCCIA IL SALARIO MINIMO: “BASTANO I CONTRATTI”. Il Comitato nazionale presieduto da Renato Brunetta ha dato via libera a una prima parte, tecnica, dell’istruttoria sul salario minimo, approvato dalla Commissione dell’informazione, con il voto contrario della Cgil e l’astensione della Uil. La seconda parte, quella dedicata alle proposte, verrà consegnata entro venerdì prossimo 6 ottobre, poi l’Assemblea discuterà il documento complessivo il 12 ottobre. Già da questo primo appunto, però, come vedremo nel dettaglio sul Fatto di domani, emerge una posizione sostanzialmente ostile al progetto di fissare una paga oraria minima legale. Su posizioni analoghe a quelle della destra da sempre contraria alla norma. Si legge per esempio nel documento che il tasso di copertura dei contratti collettivi nazionali nel nostro Paese è sufficiente, perché sfiora il 100% dei mestieri, anche se l’indicazione dei “saggi” è di riformare e ridurre l’eccessiva molteplicità di forme lavorative. I sindacati Cgil, Cisl, Uil firmano per esempio 211 contratti collettivi che coprono 13 milioni di lavoratori, quelli non rappresentati al Cnel firmano 353 contratti che coprono 54 mila lavoratori dipendenti. Ma è soprattutto in merito alle motivazioni politiche della proposta di legge di Pd, M5S e Sinistra-Verdi (che fissa il minimo 9 euro l’ora) che emerge il giudizio più negativo: i componenti della Commissione dell’informazione del Cnel ricordano che la povertà lavorativa “è spesso collegata a salari insufficienti, invece è il risultato di un processo che va ben oltre il salario”. Frase che suona come una bocciatura.


INCIDENTE DI MESTRE, 21 MORTI. IL GUARDRAIL “COME UNA RINGHIERA”. Il giorno dopo lo schianto del pullman turistico, precipitato dal cavalcavia Vempa a Mestre, si contano le vittime e soprattutto si cercano cause e responsabilità. 21 i morti, 15 i feriti, cinque dei quali in gravi condizioni. La Procura di Venezia indaga per omicidio stradale plurimo, al momento a carico di ignoti. La zona di caduta del bus e lo stesso mezzo sono sotto sequestro, così come la scatola nera. I pm per adesso hanno confermato che non vi sono segni di frenata sull’asfalto o di collisione con altri mezzi. Tra le ipotesi che prendono piede, quella del possibile malore dell’autista, morto anche lui nello schianto. Ma a far discutere sono soprattutto le parole dell’amministratore delegato de La Linea, l’azienda che svolgeva il servizio navetta dal camping Hu a Venezia: “Dai video il guard rail sembra una ringhiera, le immagini dei filmati che abbiamo visionato mostrano il pullman che si appoggia alla protezione che è quasi una ringhiera”, ha detto. Gli ha risposto l’assessore veneziano alle Infrastrutture Renato Boraso: il cavalcavia “è stato trasferito al Comune di Venezia oltre dieci anni fa, io come l’ho ereditato nel 2016 l’ho messo in monitoraggio immediato, fatti i progetti, però il sindaco ha dovuto trovare dei fondi”. Nel progetto di rifacimento, “da oltre sei milioni di euro – ha precisato ancora – erano compresi anche un nuovo guard rail e la modifica del parapetto”. Sul giornale di domani seguiremo i primi sviluppi delle indagini e faremo il punto sulla condizione della rete viaria italiana e sulla scarsa manutenzione che determina tragedie come quella di ieri sera.


MIGRANTI, C’È ACCORDO IN UE: L’ITALIA VOTA SÌ DOPO AVER CANCELLATO LE TUTELE ALLE ONG. All’ultima riunione dei ministri Ue, l’Italia aveva tirato la corda e chiesto più tempo, ma alla fine l’accordo sul testo chiave del regolamento Ue sui flussi migratori è arrivato. La svolta è avvenuta dopo un’interlocuzione tra Giorgia Meloni e Olaf Scholz. Entrambi i lati parlano di vittoria, il cancelliere tedesco addirittura di “svolta storica”. Hanno votato contro solo Polonia e Ungheria, con l’astensione di Austria, Cechia e Slovacchia. Si complimenta anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: “Accolgo con favore l’intesa politica raggiunta dagli Stati membri sul regolamento sulle crisi. Uniti possiamo portare a compimento il Patto sulla migrazione prima della fine della legislatura”. Il testo prevede che gli Stati membri che si trovano ad affrontare un gran numero di arrivi sul proprio territorio potranno accelerare le procedure, violando anche gli standard di accoglienza, e richiedere la solidarietà di altri membri per i ricollocamenti. Il governo aveva fermato il negoziato giorni fa perché conteneva una norma scritta dalla Germania che tutelava i salvataggi delle ong (che sarebbero stati esclusi dal conteggio per stabilire le crisi migratorie). Alla fine la clausola è sparita e il testo è passato anche con l’assenso italiano. Sul Fatto di domani vedremo nel dettaglio i contenuti del patto, che comunque resta un’intesa su una bozza che ora dovrà entrare nel lungo meccanismo di legislazione dell’Ue, passando da Commissione e Parlamento. Domani tutti i leader dei 27 saranno a Granada per un altro summit europeo. Analizzeremo anche le posizioni espresse dal ministro della Giustizia Carlo Nordio oggi nel question time alla Camera. Nordio ha annunciato che farà ricorso contro la decisione della giudice di Catania che ha revocato il trattenimento di quattro migranti da un Cpr. Sul caso, ha annunciato di essere allineato al pensiero di Giorgia Meloni, e ha negato che il governo stia attaccando la magistratura.


GUERRA, IL FINANCIAL TIMES: “KIEV NELL’UE TRASFORMERA MOLTI STATI IN CONTRIBUENTI NETTI”. GLI USA PENSANO DI DARE ALL’UCRAINA ARMI SEQUESTRATE ALL’IRAN. Il Financial Times si inserisce nel dibattito sull’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, un processo che Kiev sollecita da quando è avvenuta l’invasione russa e che Bruxelles affronta con cautela. Secondo stime interne del bilancio comune dell’Unione analizzate dal quotidiano economico, l’adesione darebbe a Kiev diritto a circa 186 miliardi di euro in sette anni, trasformando per la prima volta diversi stati membri in “contribuenti netti”. Il modello visionato dal Financial Times riguarda la potenziale adesione di nove nuovi Stati membri. Sul piano del conflitto, non si vedono margini per un dialogo tra i due contendenti. “La Russia non è interessata alla via diplomatica – ha detto il presidente Zelensky intervistato da Sky Tg24 – ci sono stati colloqui del Vaticano, anche la Turchia ci ha provato ma il risultato è sempre lo stesso: nessuno è riuscito, non perché i leader non sono forti ma perché la fine della guerra è contraria ai desideri di Putin”.Zelensky ha poi rinnovato l’invito a Papa Francesco: “Sarei molto lieto se venisse in Ucraina. Dobbiamo focalizzarci su questioni umanitarie, sul ritorno dei bambini deportati nella Federazione russa”. Le notizie dal fronte restano contrastanti. Le forze speciali ucraine hanno rivendicato uno sbarco in Crimea per colpire obiettivi russi. Mosca invece sostiene di aver respinto il raid.Sul Fatto di domani leggeremo altri particolari sulle stime elaborate dall’Unione in merito alla possibile adesione di Kiev e le conseguenze sugli aiuti militari americani all’Ucraina dopo lo stallo politico nel Congresso con la cacciata dello speaker repubblicano McCarthy per la fronda interna al suo partito. La Cnn anticipa che il Pentagono sta pensando di trasferire in Ucraina materiale bellico sequestrato all’Iran, ma c’è da capire con che formula, dato che le regole Onu sono chiare: le armi sequestrate devono essere distrutte o custodite in magazzini.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Visibilia, il Tribunale ordina un’ispezione. Il Tribunale civile di Milano ha ordinato un’ispezione all’amministrazione di Visibilia Editore Spa, dando ragione ai soci di minoranza che avevano chiesto di verificare eventuali irregolarità amministrative e gestionali del gruppo fondato dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Mossa indispensabile, secondo i giudici, per valutare “la correttezza della predisposizione del bilancio di esercizio 2022 e della semestrale 2023 sul presupposto della continuità aziendale anche considerano la voce avviamento e la voce crediti per imposte anticipate per quasi 129mila euro”.

Papa Francesco avvia i lavori del sinodo “verde” e solidale. A Roma, nell’aula Paolo VI in Vaticano, è cominciato stamattina il sinodo convocato da Bergoglio con vescovi eco-friendly e anche, per la prima volta, 54 donne con diritto di voto. Presenti 20 delegati delle Chiese orientali, due vescovi cinesi di nomina papale e tra gli uditori senza diritto di voto anche Luca Casarini, ex leader dei no global, che il Pontefice ha invitato per l’attività di salvataggio dei migranti con la Mediterrea Saving Humans. 365 i delegati votanti. La giornata si è aperta con il messaggio dell’enciclica Laudate deum, un testo arrivato a 8 anni dall’enciclica Laudato sì sull’ecologia integrale, e che si mostra ancora più radicale sull’impegno contro il cambiamento climatico e contro chi lo nega, anche all’interno della Chiesa.

Sinner dei record vince il China Open. Al torneo Atp 500 a Pechino il tennista altoatesino ha battuto in due set Daniil Medvedev, il numero 3 al mondo, col punteggio di 7-6, 7-6. L’azzurro ha ottenuto il suo primo successo in sette incontri con il russo e ha conquistato il suo nono titolo sul circuito Atp. Con la vittoria ieri in semifinale su Carlos Alcaraz, Sinner si è già assicurato la quarta posizione del ranking, proprio alle spalle di Medvedev.


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Denatalità, Meloni s’ispira al modello di Polonia e Ungheria. Cosa prevede e perché si è rivelato poco efficace (secondo uno studio scientifico)

di Francesco Ridolfi

C’è modo e modo di aiutare le famiglie italiane a combattere la denatalità ormai cronica, quello a cui sta pensando il governo rimanda ad esempi di dubbia efficacia e anche dal punto di vista socio-culturale sembra un ritorno al passato remoto. Il ministero dell’Economia sta testando uno dei vecchi pallini della maggioranza: zero tasse o forti sconti sull’Irpef per chi ha almeno tre figli sotto i 10 anni. La prima idea – su cui il ministero di Giorgetti avrebbe fatto fare una simulazione al suo dicastero – prevedeva un azzeramento totale dell’Irpef per le famiglie numerose, ricalibrata poi in un forte abbattimento della tassa, sempre a partire dai nuclei con almeno tre figli. Il tiro è stato corretto con la presentazione della Nadef, inserendo un limite per i “redditi medi e bassi”. Nella prima formulazione, di fatti, i 600 milioni di spesa previsti sarebbero andati per la parte maggiore a chi guadagna tanto e quindi paga più tasse. Quando il governo metterà la legge nero su bianco capiremo i dettagli.

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