Il Fatto di domani. Caso Apostolico, l’opposizione attacca Salvini per il video e presenta un esposto: “Dossieraggio di Stato”. Meloni lo difende

Di FQ Extra
6 Ottobre 2023

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DA DOVE VIENE IL VIDEO DI SALVINI: L’OPPOSIZIONE INCALZA IL GOVERNO, VERDI E SINISTRA DENUNCIANO IN PROCURA. LA LEGA INSISTE E CHIEDE LE DIMISSIONI DELLA GIUDICE. Dove ha preso Matteo Salvini il video postato su Facebook per delegittimare la giudice Iolanda Apostolico, che ha disapplicato il decreto Cutro sull’immigrazione nel caso di 4 migranti? Ieri ce lo siamo chiesti dopo un’esclusiva del Fattoquotidiano.it, e abbiamo continuato l’indagine sul Fatto di stamattina. Ma oggi la domanda se la pongono tutti, dai media mainstream alla politica. I deputati di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli e Filiberto Zaratti, hanno presentato un esposto in procura per chiarire l’origine del video. Gli onorevoli chiedono ai magistrati di indagare sull’ipotesi di reato di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. La premier Meloni, da Granada, bolla come “strumentale” la polemica sul filmato postato dal Capitano e torna ad attaccare la toga: “Legittimo chiedersi se qualcuno che partecipa a manifestazioni su quel tema, nel momento in cui decide, lo faccia con un pregiudizio o meno”. Anche Ignazio La Russa solleva dubbi sull'”opportunità di una giudice ad una manifestazione”. L’opposizione – i dem Peppe Provenzano e Sandro Ruotolo – denuncia il “dossieraggio di Stato” per “delegittimare gli avversari”. I dubbi riguardano come sia stato possibile che Salvini sia entrato in possesso di un video, girato da un uomo dietro al cordone di agenti della Polizia, forse anche da un esponente delle forze dell’ordine, visto che abitualmente le manifestazioni vengono filmate. Il primo a sollevare il caso è stato il deputato M5s Luciano Cantone, che già ieri ha annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Oggi la stessa richiesta è arrivata dal Pd. Sul Fatto di domani leggerete altre novità su questa storia. Secondo il presidente Anm, Giuseppe Santalucia (Anm), la posta in gioco è “l’indipendenza della magistratura”. Il magistrato invoca risposte: “Quel video per cinque anni non ha dato fastidio a nessuno e viene tirato fuori ora. Vorremmo capire davvero come e cosa sia accaduto”. La Procura di Catania fa sapere che non intende trasferire la magistrata Apostolico, ma la Lega ha chiesto le sue dimissioni.


MIGRANTI, PACE TRA ROMA E BERLINO. MA GLI ALLEATI DI MELONI (POLONIA E UNGHERIA) BOICOTTANO L’ACCORDO EUROPEO. Al Consiglio europeo di Granada, Polonia e Ungheria mettono il veto sulla dichiarazione finale riguardante i migranti. L’accordo europeo – siglato lo scorso 4 ottobre – è andato di traverso agli amici di Meloni, i Paesi di Visegrad. Secondo il premier magiaro Viktor Orban, Polonia e Ungheria sono state “stuprate legalmente” dall’Ue. “Se sei costretto ad accettare qualcosa che non ti piace, come pensi di raggiungere un compromesso? È impossibile”, ha avvisato Orban. I due Paesi, per firmare la dichiarazione congiunta, hanno avanzato una richiesta: l’unanimità – giuridicamente non necessaria – per le decisioni del Consiglio Ue sui migranti. L’Ue ha risposto picche, ma Visegrad non accetta i ricollocamenti obbligatori in caso di aumento dei flussi; e neppure le sanzioni, per chi rifiuta l’accoglienza. Perciò Meloni preme il tasto del blocco delle partenze dalla sponda sud del Mediterraneo. La leader FdI ha incontrato il premier polacco Mateusz Morawiecki, in piena campagna elettorale: a Varsavia si vota il 15 ottobre. Sul social X (ex Twitter), Morawiecki ha tuonato: “RIFIUTO ufficialmente l’intero paragrafo delle conclusioni del vertice riguardante l’immigrazione”. Intanto, Meloni tesse la tela diplomatica per affidare ai Paesi africani il ruolo di “gendarmi” del Mediterraneo. Il modello è la Tunisia: soldi in cambio della protezione delle frontiere europee. Oggi la premier ha siglato la pace con Olaf Scholz, dopo le liti sui migranti nei giorni scorsi. I due leader hanno espresso soddisfazione per l’intesa sul Patto europeo. Ieri a Granada, Meloni ha presieduto un tavolo sui migranti insieme al premier inglese Rishi Sunak, con Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen, Mark Rutte e il premier albanese Edi Rama. L’obiettivo è allargare il consenso sul Memorandum con la Tunisia. Anche Josep Borrell ha sottolineato l’importanza di un accordo con il presidente Kais Saied. L’Alto rappresentante per la Politica Estera ha proposto “un controllo delle frontiere esterne non solo nel Mediterraneo ma anche nel Sahel, per combattere contro i trafficanti. Ma per far questo – ha precisato – serve l’accordo con la Tunisia”.


USA, LA SCUSA DI BIDEN SUL MURO PER FERMARE I MIGRANTI: “I FONDI ERANO GIA STANZIATI”. E TORNANO LE DEPORTAZIONI DEGLI ILLEGALI IN VENEZUELA. Il presidente democratico Biden fa quello per cui era stato criticato il predecessore repubblicano Trump; dare il via alla prosecuzione dei lavori per una barriera lungo il confine tra Texas e Messico per fermare i migranti. Il capo della Casa Bianca ha provato a giustificare la sua scelta: “I fondi erano stati già stanziati per il Muro, ho cercato di convincerli a stornarli, ma non l’hanno fatto”. L’opera era stata approvata e finanziata dal Congresso nel 2019, quando era ancora presidente the Donald. Biden ha ribadito che ritiene non efficace la barriera sul confine per fermare l’ondata di immigrati che risale da sud e centro America, ma non poteva fare altrimenti. La scelta arriva in un clima di campagna elettorale e sarà difficile per gli elettori democratici digerire questa scelta che, nella corsa alla presidenza precedente, Biden aveva criticato. Ma oggi le cose sono cambiate e, sottolinea il Washington Post, “i leader democratici di New York, Chicago, e Washington chiedono aiuto federale per gestire il numero crescente di migranti nelle loro città”. Secondo i dati del governo, nel 2023 sono stati 245 mila gli ingressi illegali lungo il Rio Grande. Il quotidiano ricorda ancora l’annuncio delle autorità che “ avrebbero ripreso a deportare i migranti in Venezuela, come parte di uno sforzo per rallentare gli arrivi”. In questo dibattito si inserisce l’avversario politico dei dem; mentre Trump ha chiesto le “scuse” di Biden per le sue critiche precedenti, buona parte dei repubblicani sollecitano la Casa Bianca di lasciar perdere i finanziamenti per gli aiuti militari all’Ucraina a meno che non vi sia un aumento dei fondi per garantire la sicurezza delle frontiere americane. Sul Fatto di domani leggeremo maggiori particolari sulla vicenda che si inquadra nella sfida elettorale tra Biden e Trump; entrambi, a dispetto dell’età avanzata, sperano di correre per un nuovo mandato.


SALARIO MINIMO, L’ORA DELLA VERITÀ PER MELONI E LE OPPOSIZIONI. Il giudizio del Cnel sulla proposta di legge delle opposizioni di fissare una paga minima oraria legale a 9 euro l’ora sarà definitivo domani. Lo ha annunciato il Cnel: il testo sarà presentato all’assemblea del 12 ottobre. Come abbiamo già anticipato sul Fatto, il parere è sostanzialmente negativo e allineato alle posizioni già espresse dal governo, ossia che nel nostro Paese per tutelare i lavoratori poveri basta usare i contratti nazionali collettivi. Non sono d’accordo ovviamente le opposizioni, che oggi attaccano. Come il senatore Francesco Boccia del Pd: “Il Cnel ha purtroppo dimostrato di essere una sorta di appendice del governo. Brunetta ha perso una grande occasione per rilanciare la terzietà del Cnel”. Per il senatore pentastellato Patuanelli il parere del Cnel esprime solo una posizione, “quella di Brunetta, nota fin dal principio, perciò richiesta da Meloni”. Sul tema la segretaria del Pd Elly Schlein ha convocato una manifestazione l’11 novembre (parteciperà anche il M5S di Conte). Sul Fatto di domani, vi racconteremo gli ultimi sviluppi sulla proposta delle opposizioni.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Cgil in piazza domani a Roma. “La via maestra, insieme per la Costituzione”: è il nome della manifestazione indetta dal sindacato guidato da Maurizio Landini, insieme a oltre 100 associazioni. Le parole d’ordine sono: lavoro, reddito, ambiente, stop alla precarietà. Due i cortei in programma: partiranno alle 13.30 da piazza della Repubblica e da piazzale dei Partigiani per arrivare a piazza San Giovanni. Dalle ore 15 si susseguiranno circa 15 interventi dal palco di alcune delle associazioni promotrici.

Tragedia di Mestre, si attende la perizia sull’incidente. “Non abbiamo alcun elemento per trarre conclusioni sul guardrail, per questo ci serve una perizia”, ha detto il Procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, riferendosi al varco di servizio – circa un metro e mezzo – presente lungo il guardrail sfondato dal pullman precipitato a Mestre. L’assessore di Venezia Boraso ha smentito le ricostruzioni di stampa per cui l’autobus sarebbe per via del buco di un metro e mezzo nel guardrail: “Quel buco è un varco di sicurezza, di servizio, previsto dal progetto originario del manufatto. L’autobus è caduto 50 metri dopo il varco”.

Guerra in Ucraina, la Russia considera il ritiro dal Trattato sui test con testate nucleari. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, il fatto che Mosca si voglia ritirare dal Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt) non significa che Mosca sia pronta a condurre test atomici. Di certo, con il conflitto ucraino in corso, è una decisione che preoccupa l’Occidente. Al fronte, ancora vittime civili: nonna e nipote sono stati uccisi a Kharkiv mentre salgono a 52 i morti del bombardamento russo di ieri nella zona di Kupyansk. Il presidente Mattarella in Portogallo è intervenuto sul sostegno all’Ucraina: “Quanto stiamo facendo tutela la pace mondiale”.

Iran, Premio Nobel per la pace all’iraniana Mohammadi. Il Premio Nobel per la pace è stato assegnato alla dissidente iraniana Narges Mohammadi, 51 anni. Per la presidente del comitato norvegese, Berit Reiss-Andersen, si tratta di un “riconoscimento alle centinaia di migliaia di persone che hanno protestato contro le politiche di discriminazione e oppressione contro le donne del regime teocratico”. Mohammadi è detenuta nel carcere di massima sicurezza di Evin; è stata arrestata 13 volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate.


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Shishkin: “La Russia era grande letteratura, oggi sgancia bombe sui bimbi”

di Michela A. G. Iaccarino

La vendetta degli scrittori russi abita nella loro lingua: da quando è scoppiata la guerra, ogni frase è diventata un manifesto. Lo è la prima del libro di Guerra o pace?, edito in Italia da 21lettere, di Mikhail Shishkin, tra i maggiori autori contemporanei della Federazione, da tempo residente in Svizzera, già premio Strega europeo con Punto di fuga. È una frase che sta in un pugno di parole, di quei pugni che si tengono stretti nelle tasche come ultima forma di protesta, e dice: “Fa male essere russi”. Fa male perché quella parola così possente, Russia, oggi “non è più associata a grandi scrittori, ma a bombe che cadono sui bambini”.

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