Il Fatto di domani. Gaza sotto assedio, Israele medita l’invasione. Metà del Paese contro Netanyahu: “È responsabile dell’attacco di Hamas”

9 Ottobre 2023

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ISRAELE, ASSEDIO A GAZA. NETANYAHU: “LA NOSTRA RISPOSTA CAMBIERÀ IL MEDIO ORIENTE”. HAMAS: “NESSUN NEGOZIATO”. Una scia di sangue che non accenna a fermarsi. I dati aggiornati dei media israeliani parlano di 800 vittime provocate dal raid di Hamas scattato sabato scorso, il ministero della Sanità palestinese aggiorna i suoi morti a 560, con 2.900 feriti. Lo Stato Ebraico colpisce senza sosta con bombardamenti sulla Striscia di Gaza, roccaforte dei miliziani, e pure il mercato ortofrutticolo di Jabalia è stato centrato dalle bombe: secondo alcuni media sono 50 i civili morti. In questo contesto le notizie si accavallano, Hezbollah, la milizia libanese sostenuta dall’Iran e che arma e addestra Hamas, ha smentito che dal sud del Paese dei Cedri siano partite scariche di missili per colpire Israele, ma nello stesso tempo l’esercito israeliano ha ingaggiato uno scontro con alcuni miliziani che avevano passato il confine; dopo averli eliminati, ha attaccato postazioni di Hezbollah in territorio libanese. Il portavoce dell’esercito di Tel Aviv, Daniel Hagari, afferma che il controllo di tutte le cittadine sul confine della Striscia è stato ripreso, e le brecce create dalle ruspe palestinesi sono ora presidiate da carri armati con la Stella di David. L’obiettivo numero uno resta Gaza, a cui lo Stato Ebraico ha tagliato elettricità e rifornimenti idrici: lo stesso ministro della Difesa, Gallant, lo definisce un “assedio”. Il dilemma resta lo stesso: invadere o meno via terra la Striscia, sapendo anche della presenza dei numerosi ostaggi civili che Hamas ha catturato e che può usare come “scudi umani”. A proposito di ostaggi, il quotidiano egiziano Al-Ahram scrive che Il Cairo sta tenendo contatti incrociati tra Hamas e Tel Aviv per una trattativa, ma un funzionario del movimento islamico nega: “Nessun negoziato, non sono previsti scambi di prigionieri”. Erdogan ha chiesto a Israele di “evitare attacchi indiscriminati”. In ogni caso il premier Netanyahu ha la necessità di mostrare sicurezza dopo essere stato preso in contropiede dal raid, e ai residenti vicino alla Striscia dice: “La risposta di Israele all’attacco di Hamas cambierà il Medio Oriente. Lo Stato non lascerà nulla di intentato per aiutarvi”. Ci sarà dunque una operazione via terra a Gaza – lo stesso Bibi lo conferma al presidente americano Biden – ma a che prezzo? Sul Fatto di domani leggeremo le ultime di cronaca, il diario di Manuela Dviri da Tel Aviv, le analisi di Fabio Scuto sulla possibilità o meno di una operazione via terra e un commento di Gad Lerner.


LO STATO EBRAICO E IL FATTORE BIBI: UN PAESE DIVISO. Sul Fatto di domani ci sarà anche un focus sullo stato di salute della società israeliana, che il governo ultra conservatore di Bibi ha spaccato come non mai con le proposte di legge per azzerare le verifiche della magistratura sulle scelte della politica. Norme che hanno creato forte malcontento anche nei servizi segreti e nell’esercito, con i riservisti che a migliaia avevano deciso di non servire più, per protesta contro il primo ministro, unendosi ai numerosi cortei che da mesi inondano le strade di Tel Aviv e Gerusalemme. In questo contesto, arriva la doccia gelata dell’operazione di Hamas, con King Bibi, detto anche Mister Sicurezza, che stavolta ha fallito; per accontentare i suoi alleati dell’ultra destra che gli hanno permesso il successo alle ultime elezioni, ha sguarnito il confine con Gaza per rafforzare quello della Cisgiordania, dove i coloni più fanatici tendono ad espandersi e a rivoltarsi contro il loro stesso esercito, se cerca di impedirglielo. Racconteremo in che fase si trova Israele, dal punto di vista politico e sociale. Ci sarà poi spazio per una analisi demografica tra Stato Ebraico, West Bank e Striscia, per capire se anche i numeri trovano indietro Tel Aviv a favore delle comunità palestinesi che producono famiglie islamiche tradizionaliste e numerose.


IL VIDEO DI CATANIA: COSA NON TORNA NELLA RICOSTRUZIONE UFFICIALE. L’esposto sul (primo) video postato da Salvini dove si vede la giudice Iolanda Apostolico in un presidio contro il blocco della nave Diciotti, nel 2018, sarà trasmesso dalla procura di Roma a quella di Catania, competente per territorio. Nell’esposto presentato si chiede la verifica dell’eventuale violazione del codice penale quanto a rivelazione e uso di segreti d’ufficio. Solo dopo che la procura etnea avrà deciso se avviare eventualmente un’azione penale, e dopo che l’iter di giudizio sarà concluso, si aprirà la valutazione disciplinare interna dell’Arma sul carabiniere che avrebbe girato e diffuso il filmato. L’indicazione che l’autore fosse un militare è arrivata sabato scorso dagli stessi suoi superiori, che hanno svelato di aver informato i magistrati senza dare altri dettagli. Restano però ancora molti punti oscuri sulla ricostruzione ufficiale di questa vicenda, su cui faremo il punto sul Fatto di domani. Sul fronte politico, la destra continua il suo fuoco di fila contro Apostolico chiedendone le dimissioni, mentre la magistratura continua a deplorare gli attacchi politici. Alessandra Maddalena, giudice napoletana e vicepresidente dell’Anm, ha commentato che lei non sarebbe andata alla manifestazione, ma ha espresso preoccupazione per “la schedatura postuma della giudice Apostolico”. E lo stesso pensiero ha espresso il neo procuratore di Catania Carmelo Zuccaro: “Qualunque linciaggio è sempre da deprecare, quindi immagini se posso approvare il linciaggio nei confronti di un magistrato che fa il proprio dovere. Per quanto riguarda il video che la riprende sono aspetti sui quali, se dovessi essere investito, non posso anticipare dei giudizi”. Il ministro dell’Interno Piantedosi ha dichiarato che dalle questure non c’è stato “nessun dossieraggio”. Il provvedimento preso dalla giudice è stato nel frattempo confermato da altri due tribunali, Firenze e Bologna, e ieri anche da un altro giudice dello stesso Tribunale di Catania, Rosario Cupri, che non ha convalidato il trattenimento di sei migranti a Pozzallo disposto dal Questore di Ragusa.


LEGGE DI BILANCIO, ISTAT: “CRESCITA AL PALO, SALARI CROLLATI SOTTO IL LIVELLO DEL 2009”. Le audizioni sulla Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, certificano il freno all’economia e la povertà in aumento. A dire la loro, in Commissione Bilancio, sono i vertici del Cnel, dell’Istat, della Corte dei Conti e di Bankitalia. Secondo l’Istituto di statistica, a rallentare la crescita sono la stretta al credito per famiglie e imprese – innescata dai rialzi dei tassi da parte della Banca centrale europea – e il calo dei salari con l’inflazione alle stelle. Le retribuzioni reali, a passo di gambero, sono scese sotto il livello del 2009. L’Istat accende un faro sul crollo demografico italiano, accentuato all’indomani della pandemia. A fine luglio si contano 213 mila nascite nel 2023: giù del 10,2 per cento rispetto al 2019 (-2,6 sul 2022). A rischiare lo spopolamento è il Meridione. Il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino punta il dito sul debito pubblico, suggerendo attenzioni alla spesa e pensionistica e un “segnale ai partner europei e ai mercati”. Anche Bankitalia invoca “estrema prudenza” sulla politica di bilancio, mentre definisce “ottimistico” lo scenario tracciato dalla Nadef. Nelle prossime settimane le agenzie di rating si pronunceranno sui conti pubblici italiani: Standard&Poor’s il 20 ottobre, Fitch il 10 novembre e sette giorni dopo toccherà a Moody’s. Un downgrade del debito italiano aprirebbe l’incubo dello spread e lo spettro del 2011, quando Berlusconi cedette Palazzo Chigi al governo dell’austerità guidato da Mario Monti. Al dicastero della Pubblica amministrazione c’era Renato Brunetta, oggi al vertice del Cnel. In Commissione Bilancio, l’ex ministro ha messo in guardia dalle conseguenze del conflitto in Palestina tra Israele e Hamas: “Il rischio è che nascano squilibri energetici peggiori” rispetto a quelli innescati dalla crisi in Ucraina.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Luiss, Carlo Bonomi nomina Luigi Gubitosi alla presidenza e imbarca Giuliano Amato. La definizione del Cda dell’Ateneo di Confindustria è arrivata stamattina quando si è riunita l’assemblea dell’associazione ALuiss che da statuto è l’Ente promotore della università.

60 anni dalla tragedia del Vajont. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato da Erto e Casso, vicino alla diga che il 9 ottobre 1963 esondò a seguito di una frana provocando 2000 vittime e la distruzione del paese di Lungarone. Il disastro del Vajont è caricata da “pesanti responsabilità umane, di scelte gravi che venivano denunziate, da parte di persone attente, anche prima che avvenisse”, ha detto il capo dello Stato.

Il Nobel per l’economia a Claudia Goldin per i suoi studi sul lavoro femminile. L’economista di Harvard ha ricevuto il riconoscimento della Sveriges Riksbank, “per il suo contributo alla comprensione del mercato del lavoro femminile e del gender gap”.

La Germania va a destra: schiaffo al governo Scholz dal voto in Assia e Baviera. Cresce il partito di estrema destra AfD, che arriva al terzo posto a pari merito con i Verdi (in caduta).


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Rinnovabili: flop incentivi ed effetto rincari. A rischio i target di eolico&C.

di Virginia Della Sala

Era fine settembre del 2021 quando Paolo Arrigoni, responsabile del Dipartimento Energia della Lega, parlava di “flop” riferendosi al quinto bando del Decreto ministeriale Fer, ovvero il bando pubblico per gli incentivi agli impianti di energie rinnovabili. Ebbe da ridire anche sul sesto e il settimo. “Solo 820,6 MW sono stati oggetto di richieste in posizione utile rispetto a un contingente di 3.315,9 MW di potenza incentivabile disponibile, dunque meno del 25 per cento” spiegava il senatore. La colpa era di “problemi” nel rilascio delle autorizzazioni e di una platea troppo ristretta di tecnologie ammesse. Qualche settimana fa, il dodicesimo bando del medesimo decreto (che risale al 2019) ha assegnato appena 102,7 MW, a fronte di un contingente di 1.731,4 MW: il 5 per cento, minimo storico. Oggi Arrigoni è presidente del Gse, la società pubblica che gestisce le aste.

(Continua)


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