Il Fatto di domani. Biden strappa a Netanyahu gli aiuti per Gaza, mentre la strage in ospedale infiamma il Medio Oriente. Manovra, perché i conti non tornano

Di FQ Extra
18 Ottobre 2023

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BIDEN STRAPPA A NETANYAHU I PRIMI AIUTI UMANITARI A GAZA, MA SALTA LA VISITA IN GIORDANIA. Il presidente Usa Joe Biden è atterrato stamattina in Israele per una visita al premier Benjamin Netanyahu. Un primo incontro tra i due è avvenuto davanti alle telecamere, dove Bibi ha paragonato l’attacco di Hamas del 7 ottobre a “venti 11 settembre 2001” in proporzione e la lotta contro il partito islamista palestinese alla lotta contro l’Isis. Biden ci ha tenuto a rassicurare l’alleato di Tel Aviv, nonostante notoriamente tra i due leader politici non corra buon sangue (dai tempi dell’amministrazione Obama): “L’America piange con voi. Continueremo a sostenervi”, ha detto l’inquilino della Casa Bianca al premier israeliano, ricordando che Hamas non rappresenta tutto il popolo palestinese. Più tardi Biden ha annunciato un nuovo pacchetto “senza precedenti” di aiuti militari per Israele, ma soprattutto ha ottenuto una prima svolta diplomatica nel conflitto: il via libera di Tel Aviv all’apertura del valico di Rafah per una missione umanitaria su Gaza, chiesta dagli Usa anche perché l’apertura delle porte potrebbe permettere di evacuare gli internazionali che si trovano bloccati nella Striscia. Gli aiuti americani promessi a Gaza valgono 100 milioni di dollari. Il primo argomento di discussione tra Bibi e Joe, però, è stato il bombardamento dell’ospedale battista al-Ahli di Gaza (cfr. il capitolo successivo): la strage notturna di quasi 500 persone ha suscitato un’ondata di sdegno e ha fatto naufragare la seconda parte della visita di Biden in Medio Oriente, quella in cui avrebbe dovuto incontrare il leader dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen (perché ha indetto 3 giorni di lutto) e il re di Giordania, momento che veniva ritenuto fondamentale per sostenere la de-escalation nell’area. Sul Fatto di domani analizzeremo nel dettaglio gli effetti della visita del Presidente Usa in Israele. Intanto il cancelliere tedesco Scholz, dopo la visita in Israele, oggi è al Cairo per lavorare all’apertura di un corridoio umanitario. Peggiora la situazione al confine con il Libano: oggi ci sono stati diversi scambi di colpi tra Hezbollah e l’Idf lungo la Linea Blu di demarcazione tra i due Paesi. L’Arabia Saudita ha consigliato ai suoi cittadini di lasciare il Libano.


RAZZO SULL’OSPEDALE, 470 MORTI E COLPEVOLE NON DETERMINATO: ISRAELE INSISTE A DARE LA COLPA ALLA JIHAD ISLAMICA, MA LE PROVE NON CONVINCONO. L’esplosione è avvenuta ieri sera intorno alle 19 all’ l’Al-Ahli Arabi Baptist Hospital di Gaza, struttura in cui si erano rifugiate molte famiglie. Il ministero della Sanità di Gaza ha aggiornato il bilancio delle vittime a 471 morti e 314 feriti, di cui 28 in condizioni critiche, tra cui bambini. Le forze armate israeliane da ieri sera negano che il bombardamento sia opera loro e accusano la Jihad Islamica, una fazione armata presente nella Striscia, concorrente ma ora alleata con Hamas (che ha supportato anche il 7 ottobre). Lo fanno con argomenti e documenti che sono però contestati dalla comunità dei giornalisti e dei fact-checker, anche se non ci sono prove dirette del coinvolgimento di Israele. L’Idf ieri sera ha pubblicato un video che mostrava, apparentemente, l’esplosione in aria di un razzo sparato male da Gaza. L’orario del filmato però non corrispondeva agli eventi, e il contenuto è stato cancellato. Proprio come un tweet del social media manager delle forze armate di Tel Aviv, che esultava per un attacco contro posizioni di Hamas nell’ospedale. Stamattina l’Idf ha diffuso invece altri materiali audiovisivi e analisi per confermare la tesi del razzo palestinese, allegando anche l’audio di una presunta telefonata tra due miliziani di Hamas, la cui veridicità è stata messa in dubbio. Qui i dettagli sulle versioni contrastanti. I fact-checker della Bbc al momento sostengono di non poter dare una conclusione certa sulla provenienza del razzo. Il vescovo anglicano di Gerusalemme ha affermato che l’ospedale aveva ricevuto almeno tre ordini di evacuazione da parte dei militari israeliani prima dell’esplosione e che già sabato due piani del nosocomio erano stati colpiti da bombe israeliane. Biden da Tel Aviv ha detto a Netanyahu di aver capito che “non è stato Israele”, l’Ue chiede un indagine e giustizia per i responsabili. Sul Fatto di domani leggerete il nostro fact-checking sulla vicenda. Parleremo anche della prossima iniziativa della Fondazione del Fatto Quotidiano, in sostegno delle iniziative di Medici senza frontiere nella Striscia di Gaza. Leggerete anche un intervento di Jeffrey Sachs.


L’ESPLOSIONE INFIAMMA IL MONDO ARABO: MIGLIAIA IN STRADA A SOSTEGNO DI GAZA. Pur nell’incertezza su chi sia stato a colpire, l’esplosione all’ospedale di Gaza ha causato immediate reazioni pro Palestina nel mondo arabo. Ieri sera migliaia di persone si sono riversate in strada a Tunisi, dove ci sono stati scontri tra i manifestanti e la polizia. Manifestanti che hanno anche tentato di marciare in direzione dell’ambasciata francese, ma sono stati bloccati. A Istanbul e Teheran sono stati presi di mira i consolati israeliani e in centinaia hanno cercato di fare irruzione nell’ambasciata israeliana ad Amman, in Giordania. La scena si è ripetuta oggi, con forti momenti di tensione. E sempre oggi migliaia di egiziani sono scesi in piazza in diverse città in solidarietà con la Striscia di Gaza. Poco prima, il presidente Abdel Fattah al-Sisi aveva avvertito: “Se chiedo al popolo egiziano di scendere in piazza, saranno milioni”. Proteste anche in Cisgiordania e in Libano, a Beirut, dopo che ieri Hezbollah aveva invocato il “giorno della rabbia”. Molte le ambasciate israeliane che sono state evacuate (persino a Buenos Aires). La tensione è palpabile, però, anche in Europa. Questa mattina, ancora una volta, è stata sgomberata la reggia di Versailles, a Parigi, e soprattutto sono stati evacuati sei aeroporti in Francia (Lille, Lione, Nantes, Nizza, Tolosa, Beauvais) e uno in Belgio. Diffuso ma subito rientrato l’allarme bomba a Roma, dove erano stati fatti uscire gli studenti e gli insegnanti della scuola ebraica al ghetto: in realtà, si è trattato di una prova di evacuazione programmata. Stasera il governo Meloni ha deciso di sospendere il trattato di Schengen per precauzione, come noi la Slovenia. Sul Fatto di domani, oltre a darvi conto del fuoco che divampa nel mondo arabo, vedremo come si sta attrezzando la rete pacifista italiana.


IL GOVERNO FA MELINA SUL SALARIO MINIMO. MANOVRA, I CONTI BALLANO. Mentre l’opposizione esulta per la raccolta di 500 mila firme a favore del salario minimo, il governo mette in atto un copione già annunciato: oggi la commissione Lavoro del Parlamento ha di nuovo rinviato – con un voto a maggioranza – la discussione della proposta di legge sui 9 euro lordi l’ora presentata dall’opposizione. Proposta, lo ricordiamo, che attende l’esame da questa estate e rinviato con la scusa del report del Cnel di Brunetta, ormai arrivato da qualche giorno. “Quello che stiamo votando oggi è un colpo a 3 milioni e mezzo di lavoratori poveri”, ha tuonato Elly Schlein. “Giorgia Meloni è stata scelta per decidere, non per far decidere al Cnel di Brunetta”, ammonisce Giuseppe Conte. Ma ci occuperemo anche della manovra, di cui, tra l’altro, manca ancora un testo scritto. Il problema principale sono i numeri che ballano: secondo il Ref Ricerche, costola dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, la previsione del governo di un pil 2024 all’1,2% è troppo ottimistica, si fermerà allo 0,5%. Di conseguenza il debito continuerà a salire. Ma c’è anche un altro fattore su cui Bruxelles – che dovrà valutare la legge di bilancio – potrebbe storcere il naso: il bilancio pubblico dovrebbe cumulare nel 2026 un risparmio di 40 miliardi, 7 dalla spending review. Basti pensare che il risparmio per quest’anno è costituito da appena 800 milioni. E non dimentichiamoci che, mentre il ministro Crosetto vuole aumentare la spesa militare del 10% che significano miliardi, di soldi per aiutare i cittadini ce ne sono ben pochi. Sul Fatto di domani entreremo nel dettaglio.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Guerra in Ucraina, Putin incontra Xi in Cina. Mentre in Ucraina si continua a bombardare, con potenti esplosioni ha scosso nella notte la città di Zaporizhzhia e droni su Belgorod e Kursk, a Pechino si è svolto nella Grande sala del popolo l’atteso incontro bilaterale tra il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin. “I nostri due Paesi hanno approfondito la fiducia politica reciproca e mantenuto uno stretto ed efficace coordinamento strategico”, ha affermato Xi che ha chiesto a Putin più sforzi congiunti per “salvaguardare l’equità internazionale” e la “giustizia”.

Italia Viva-Azione, divorzio sempre più vicino. I senatori renziani hanno scritto una lettera al capogruppo Enrico Borghi nella quale chiedono di far morire il Terzo Polo. Lo spunto è dato dalle parole pronunciate da Calenda sabato scorso alla festa del Foglio: “È chiuso il rapporto non tra Renzi e Calenda, ma tra Azione e Italia viva. Azione non andrà alle Europee insieme a Italia Viva”. In sostanza, i senatori hanno chiesto di poter formare un gruppo autonomo. Il divorzio potrebbe concretizzarsi domani, all’assemblea congiunta degli esponenti di Palazzo Madama.

Tassa minima sulle multinazionali: un flop annunciato. Il governo italiano si aspetta di recuperare solo 400 milioni di gettito, e il primo incasso arriverà nel 2025.


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Niente salario minimo, una beffa di Stato per le donne vittime di violenza

di Elisabetta Ambrosi

“Il salario minimo è un atto di civiltà che andrebbe a sanare le discriminazioni e lo sfruttamento che le donne subiscono nel mondo del lavoro. Ma per le vittime di violenza avrebbe un valore ancor più grande, perché darebbe più forza alle donne per poter uscire dalle situazioni di violenza”. Per Mariangela Zanni, presidente del Centro Antiviolenza di Padova, il problema delle vittime che cercano di rifarsi una vita è soprattutto uno, l’assenza di reddito: una donna su tre, d’altronde, non ha lavoro, come spiega l’ultimo rapporto D.i.Re relativo ai dati del 2022.

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