Uranio impoverito, le eredi di un generale pignorano la Difesa

Il ministero, condannato, non paga: bloccati 2 milioni di euro. Le sentenze si moltiplicano, il contenzioso vale miliardi

La moglie e le due figlie del generale dell’Aeronautica Catello Gargiulo, morto nel 2000 a 47 anni dopo mesi di missioni in Bosnia in aree bombardate con l’uranio impoverito, hanno pignorato oltre 2 milioni di euro alla Banca d’Italia su conti e crediti del ministero della Difesa. Una sentenza del Tribunale di Roma nel 2021 […]

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La moglie e le due figlie del generale dell’Aeronautica Catello Gargiulo, morto nel 2000 a 47 anni dopo mesi di missioni in Bosnia in aree bombardate con l’uranio impoverito, hanno pignorato oltre 2 milioni di euro alla Banca d’Italia su conti e crediti del ministero della Difesa. Una sentenza del Tribunale di Roma nel 2021 ha condannato l’amministrazione a pagare i danni, perché il loro congiunto operava senza protezioni: con la rivalutazione, gli interessi e le spese legali si va oltre il milione e mezzo. La Corte d’appello ha confermato la provvisoria esecutività della decisione di primo grado ma la Difesa non paga. Di lì il pignoramento per una volta e mezzo le somme dovute.

Rischia di finire così anche la vicenda del caporal maggiore Antonio Attianese, morto nel 2017 a 38 anni: la sentenza è definitiva e ai familiari spettano 1,3 milioni più rivalutazione e interessi. Come le eredi di Gargiulo, sono assistiti dall’avvocato Luca Biagi di Firenze e il giudice di Roma è sempre Corrado Cartoni. Qui la Difesa non ha nemmeno provato a resistere, del resto Attianese aveva già avuto il riconoscimento dello status di “vittima del dovere” con un cospicuo indennizzo; per Gargiulo solo la cosiddetta “causa di servizio”, che vale molto meno. E un’altra sentenza del Tar del Friuli-Venezia Giulia nei giorni scorsi ha riconosciuto la “causa di servizio” a un sottufficiale che ha prestato servizio in Kosovo, malato anche lui di tumore: l’ha reso noto il sindacato militare Sum Interforze.

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Si contano ormai centinaia di sentenze, “più di 400” secondo Domenico Leggiero, l’ex sottufficiale dell’Aviazione dell’Esercito che con il suo Osservatorio militare segue da decenni queste vicende ed è stato consulente delle commissioni parlamentari di inchiesta. È anche molto vicino al generale Roberto Vannacci, noto per il best-seller Il mondo al contrario in cui dice peste e corna di omosessuali, femministe, ambientalisti e altre “minoranze”, come le chiama lui. “Farneticazioni” le ha definite il ministro della Difesa Guido Crosetto, lo Stato maggiore ha avviato un’indagine disciplinare, ma Crosetto gli ha anche promesso un nuovo incarico. Proprio Vannacci, ufficiale dei corpi speciali tra i più qualificati, nel 2019 aveva accusato i vertici militari di non proteggere adeguatamente i soldati esposti alle conseguenze dell’uranio impoverito in Iraq. Insomma, la questione spacca le destre italiane, che nelle forze armate hanno un notevole seguito. Crosetto ha annunciato una nuova commissione. Vedremo.

Intanto le regole le ha dettate la magistratura e il contenzioso vale centinaia di milioni di euro: secondo Leggiero i militari morti per patologie uranio-correlate sono 680, i malati 8.600. Come si legge nelle sentenze Attianese e Gargiulo, sebbene manchi la prova del nesso diretto tra l’uranio impoverito e i tumori, la scienza riconosce l’elevata tossicità delle nano e microparticelle metalliche prodotte dall’esplosione dei proiettili rivestiti con quel materiale, spesso rinvenute nei campioni biologici dei malati. E benefici e risarcimenti sono accordati in base al criterio del “più probabile che non”, tipico del giudizio civile.