L’Italia è il Paese del vento e del sole, ma non sembra credere nelle sue potenzialità. Ad oggi il nostro Paese impiega mediamente circa sei anni per l’autorizzazione di un impianto da energia rinnovabile contro la media europea di due. A sottolinearlo sono Legambiente e ANEV (Associazione Nazionale Energia del vento) che in questi giorni hanno lanciato un appello al governo Meloni indicato un pacchetto di proposte per lo sviluppo e la diffusione delle rinnovabili, a partire dall’eolico a terra e a mare. In primis per le due associazioni occorre accelerare il passo nella diffusione degli impianti eolici a terra e a mare con processi autorizzativi più snelli, definendo una cabina di regia per la presentazione e la realizzazione degli impianti e innalzando gli obiettivi di diffusione dell’eolico a terra e a mare. Iter più snelli e veloci anche per le attività di “Repowering” e “Revamping” per avere impianti sempre più innovativi, in grado di stare al passo con le moderne tecnologie ed evitare di avere strutture obsolete sui territori. Inoltre è fondamentale prevedere processi di partecipazione e di ascolto per la realizzazione degli impianti, senza dimenticare la semplificazione dell’iter autorizzativo uniformando nel decreto “aree idonee” le fasce di rispetto dell’eolico a 500mt come per il fotovoltaico.
Un appello che Legambiente e ANEV hanno lanciato dal sud Italia, dalla Campania, in occasione della XII tappa della campagna itinerante “I Cantieri della transizione ecologica. Verso il XII congresso nazionale” pensata dall’associazione ambientalista per raccontare quei progetti, cantieri e buone pratiche che vanno nella giusta direzione della transizione ecologica e che fanno bene al Paese. Al centro di questa tappa l’impianto eolico installato ad Aquilonia (AV) e di proprietà del gruppo IVPC interessato da un progetto di “Repowering” che ha avuto inizio nel 2023 e che riguarderà la sostituzione degli attuali aerogeneratori di tecnologia ormai obsoleta, costituiti da una torre a traliccio e aventi una potenza unitaria di 0,6 MW, con aerogeneratori su tubolare di ultima generazione, tecnologicamente avanzati e con potenza unitaria compresa tra 4 e 6 MW.
Ad oggi la Campania è la terza regione d’Italia per potenza installata, con i suoi oltre 1,7 GW, e seconda per produzione annua, grazie ai 3,7 TWh di energia elettrica prodotta nel 2021. Una regione – come sintetizza Legambiente nel report campano “Qual Buon Vento” – che vanta sul suo territorio 625 impianti con oltre 1200 turbine e dove l ’eolico è la prima tecnologia rinnovabile elettrica, davanti a fotovoltaico, bioenergie e idroelettrico. La provincia di Avellino e di Benevento sono quelle che hanno il maggior numero di comuni coinvolti da installazioni di eolico – rispettivamente il 44% e il 36% (seguite da Salerno con il 12,18% e poi da Caserta e Napoli con appena l’1,18% e addirittura lo 0,06%) – e sono le due province capofila con nuovi impianti installati dal 2021 per una potenza totale pari a quasi 28MW. Qui soffiano i venti più forti e le installazioni danno i risulti migliori, migliorandosi costantemente grazie a innovazione e moderne tecnologie. Avere degli impianti al passo con i tempi e in linea con le più moderne tecnologie è fondamentale. Per questo è importante semplificare i processi di ammodernamento degli impianti esistenti. Il “Revamping” prevede la sostituzione solo di alcuni componenti (ad esempio le pale, il sistema di controllo e gestione, gli anemometri etc.) che risultano obsolescenti o usurati, per migliorare le performance di impianto, senza modificare però il numero di turbine, mentre il “Repowering” prevede la sostituzione dell’intera turbina eolica con una nuova di taglia superiore, di maggiori dimensioni e con maggiore produzione di energia elettrica.
“Il nostro Paese – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – continua ad investire sulle fonti fossili come dimostra l’accelerazione sui rigassificatori a Piombino e Ravenna con procedure autorizzative semplificate ridotte a sei mesi. Al Governo Meloni un deciso cambio di rotta a favore delle rinnovabili”. Secondo alcune stime di ANEV le potenzialità di crescita e di sviluppo dell’eolico sono ancora importanti: si parla di circa 19 GW per l’Italia al 2030, di cui ben il 12%, pari a 2,3 GW, si potrà sviluppare in Campania. “Sono molti anni che chiediamo sempre le stesse cose: semplificazione dei processi autorizzativi, norme chiare e trasparenti, meccanismi di sostegno adeguati agli obiettivi nazionali. Infatti se da un lato abbiamo obiettivi settoriali importanti, – spiega Simone Togni Presidente di ANEV – dall’altro non vengono predisposti quegli strumenti minimi per raggiungerli. Bisogna definire criteri trasparenti da parte delle Soprintendenze, soddisfatti i quali sia certo l’ottenimento del parere positivo, oggi è troppo discrezionale il processo. Inoltre, è inconcepibile il motivo per il quale nel decreto aree idonee l’eolico viene penalizzato con una distanza minima di 3 km dalle aree sensibili contro i 500 mt del fotovoltaico. Questa distanza semplicemente non consente di raggiungere alcun obiettivo in quanto non rende idonee aree adeguate.”