Le emissioni di CO2 scendono troppo lentamente, l’obiettivo dell’accordo di Parigi di rimanere sotto 1,5°C è sempre più irraggiungibile. A dirlo non sono gli ambientalisti radicali di Ultima generazione, ma gli scienziati. Sempre più report lanciano l’allarme sulla reale possibilità di limitare il riscaldamento globale sulla soglia più ottimistica fissata dalla Cop21, che è anche quella entro la quale non si produrranno sconvolgimenti irreversibili.
L’ultimo in ordine di tempo è uno studio pubblicato lunedì sulla rivista Nature Climate Change ad opera di un team di climatologi dell’Imperial College di Londra. Il report aggiorna le stime elaborate dall’Ipcc sul cosiddetto “budget di carbonio disponibile”, ovvero la quantità di CO2 che si può ancora emettere prima di avviare il Pianeta irreversibilmente oltre lo steccato del 1 grado e mezzo di riscaldamento. La conclusione è ai ritmi attuali di emissione ci resta fino al 2029, ossia poco più di 5 anni, per evitare lo scoglio.
Ogni incremento del riscaldamento aumenta il rischio di pericolose ondate di calore, inondazioni, fallimenti dei raccolti, estinzioni di specie e incendi. Finora la scienza aveva dato una finestra di opportunità più ampia, nello specifico fino al 2032 secondo gli ultimi calcoli dell’IPCC delle Nazioni Unite, che risalivano al 2021.
La temperatura del Pianeta è già aumentata di circa 1,2° C rispetto all’epoca pre-industriale. Quest’anno il caldo straordinario ha portato le temperature del 2023 già intorno a 1,5 gradi sopra le condizioni della metà del 19° secolo, ma gli obiettivi di Parigi sono ancora salvi, perché le stime si calcolano sulla media di decenni..
Aggiornando alle tabelle le stime della CO2 emessa negli ultimi due anni (dal 2021 al 2023), gli scienziati dell’Imperial College hanno abbassato notevolmente la quantità di anidride carbonica che si può immettere ancora nell’atmosfera senza causare troppi danni. “Limitare il riscaldamento anche a 1,6 o 1,65 gradi è già molto meglio di portarlo a 2 gradi”, ha detto Christopher J. Smith, scienziato del clima dell’Università di Leeds che ha collaborato con lo studio dell’Imperial College nella conferenza stampa di presentazione del lavoro. “Bisogna lottare per ogni decimo di grado”.
La scorsa settimana anche l’Autorità Internazionale dell’Energia Aiea (nel World Energy Outlook 2023) aveva ammesso che la domanda di combustibili fossili è ancora troppo alta e rimarrà tale ancora per troppo tempo, rendendo impossibile mantenere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 °C.
Tra un mese esatto si aprirà a Dubai negli Emirati Arabi Uniti la Cop28, il prossimo vertice dei leader mondiali sul clima, già zavorrato dalle polemiche per la scelta di aver eletto come presidente il ministro dell’Energia degli Emirati, che è anche ad della compagnia petrolifera nazionale. Se la conferenza di Parigi, sette anni fa, era tutta incentrata su quello che bisogna fare per evitare la catastrofe climatica, questa Co28 sembra costretta a ruotare molto di più intorno a tutto quello che non potremo più fare.