Non so voi, ma con l’orrore che ci toglie continuamente la parola – il popolo di Gaza bombardato e affamato nella morsa dall’esercito israeliano, la ragazza Shani Louk rapita e decapitata dai mostri sul parapendio, il video delle donne ostaggio di Hamas che gridano a Netanyahu ‘è tutta colpa tua, ora facci liberare’ – siamo continuamente alla ricerca di una parola che ci riscatti dall’estorsione emotiva scatenata dalle opposte piazze. Di quelli che ci gettano in faccia il dolore che non provano. Di quelli che ci impediscono di esporre un pensiero di pace indicandoci come gli utili idioti al servizio dell’antisemitismo. Di quelli che sventolano bandiere palestinesi e stracciano quelle con la Stella di David e non sentono ragioni nel buio della ragione.
Penso di averla trovata la parola che può, senza essere intimiditi o ricattati, farci vedere “l’altro lato” (Carlo Rovelli). È nell’intervista al La Stampa dell’ex capo dello Shin Bet, i servizi segreti israeliani, quando Ami Ayalon sostiene che “Hamas è anche un’ideologia e non si sconfigge solo con la forza militare”. Perché, dice, “noi avremo la nostra sicurezza quando i palestinesi avranno speranza”. Perché, aggiunge, “lei non può dissuadere qualcuno dal fare qualcosa se questo non ha paura”. Il fatto che ad affermare ciò sia un ebreo, uno che ha ucciso molti nemici (“ma non ne vado orgoglioso”) potrebbe essere una piccola luce in una democrazia dove sono in tanti a pensarla come lui, ma non fanno ancora sentire alta e forte la propria voce. Una luce a patto che Israele si liberasse di un sistema di potere impregnato di corruzione e fondato sull’occupazione senza fine.
Infatti, “il nodo fondamentale da spezzare è il reciproco sostegno tra due fondamentalismi religiosi, quello che ispira l’ultra destra israeliana e quello dello jihadismo arabo”, teso alla cancellazione dell’“entità sionista” (Achille Occhetto su Repubblica). Forse il progetto, troppo spesso tradito e rinnegato, dei due popoli e dei due Stati, oggi impossibile, potrebbe nascere sulle macerie di chi da una parte e dall’altra lucra sulla sofferenza. Anche vendendo armi.
P.s. Sul Corriere, Rovelli ci invita a rileggere i versi di Bob Dylan in Masters of War. Abbiamo scelto questi: “Voi armate i grilletti perché gli altri sparino, poi vi sedete e guardate”.