Ascolta il podcast del Fatto di domani
ISRAELE-GAZA, HAMAS: “CONTIAMO 10 MILA MORTI”. GLI ITALIANI FUORI DALLA STRISCIA. 30 RAZZI DAL LIBANO, CITTÀ EVACUATA. La guerra tra lo Stato ebraico ed Hamas, dopo il raid del 7 ottobre compiuto dai fondamentalisti che ha causato 1.400 morti e la cattura di 240 ostaggi, è arrivata al 31esimo giorno. Gaza city è circondata, l’esercito israeliano afferma di aver messo a segno attacchi notturni e bombardamenti di notevole portata, e di aver eliminato fortini e tunnel di Hamas e i loro comandanti, ma aggiorna a 30 il numero dei militari uccisi. Anche il ministero della Sanità del movimento islamico fornisce i nuovi dati delle vittime, parlando di 10 mila morti. Sul piano diplomatico, il segretario di Stato Usa, Blinken – in visita in Turchia – insiste sulla richiesta di “pause umanitarie” e ribadisce: “Servono anche progressi sugli ostaggi”. Una precisazione necessaria, dato che Israele ha detto che prima di prendere in considerazione una tregua pretende il rilascio dei prigionieri. Buone notizie per gli italiani che erano rimasti dentro la Striscia: quasi tutti, tranne un paio di operatori della Croce Rossa, sono usciti dal valico di Rafah. Lo ha confermato il ministro degli Esteri, Tajani. A proposito di aiuti umanitari, l’Italia ha spedito a Gaza beni di prima necessità attraverso l’aeronautica militare e il ministro Crosetto avanza l’ipotesi di inviare un ospedale da campo. Le tensioni non si smorzano neppure in Cisgiordania e al confine con il Libano. A Gerusalemme un giovane palestinese ha accoltellato due poliziotti, una delle quali è morta; un terzo agente ha ucciso l’aggressore. L’amministrazione israeliana di Kiryat Shmona ha esortato i residenti ad andare via a causa del continuo lancio di razzi dalle posizioni di Hezbollah, oggi sono stati ben 30. Nel West Bank l’Idf ha eliminato una “cellula armata” tra cui un esponente dell’ala militare di Hamas; nelle ultime ore sono stati 70 i palestinesi arrestati. Dal 7 ottobre, secondo l’emittente al Jazeera, le persone messe in carcere sono 2.000. Tel Aviv sostiene che la maggior parte di loro siano sostenitrici degli estremisti islamici. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla giornata e sulla guerra dentro i tunnel di Gaza, e un ritratto dei ministri impresentabili che sostengono il premier israeliano Netanyahu.
MEDIO ORIENTE, 36 GIORNALISTI UCCISI DALL’INIZIO DEL CONFLITTO. Sono almeno 36 i giornalisti e gli operatori dei media che hanno perso la vita dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas. Lo denuncia il Committee to Protect Journalists (Cpj). Tra le vittime si contano 31 palestinesi, quattro israeliani e un libanese. Reporter Senza Frontiere dopo aver svolto una inchiesta su quanto avvenuto il 13 ottobre al confine tra Israele e Libano – in quella occasione ha perso la vita Issam Abdallah, un operatore della Reuters ed altri sei colleghi sono rimasti feriti – è giunta alla conclusione che i militari avevano preso di mira il gruppo di inviati in modo deliberato, pur sapendo che erano rappresentanti della stampa. Un episodio di intolleranza è stato raccontato dall’emittente pubblica tedesca Ard: una delle sue troupe, mentre tornava da un servizio sulla violenza contro i palestinesi da parte dei coloni radicali, sarebbe stata fermata e minacciata da soldati israeliani a sud di Hebron. Sul Fatto di domani leggerete un focus sulla difficoltà di raccontare questa guerra da parte degli operatori dell’informazione che sono in prima linea.
L’ASSE PRO-LIFE PER “CURARE” INDI GREGORY. IL PATTO MELONI-RAMA PER SPOSTARE I MIGRANTI IN ALBANIA. GOVERNO, IL PREMIERATO C’È GIÀ. Se non basta il premierato, ecco il caso di coscienza. Mentre si sentono ancora gli echi dello scherzo telefonico russo, il governo di Giorgia Meloni ha indetto oggi un Consiglio dei ministri d’urgenza per conferire la cittadinanza italiana a Indi Gregory, bambina inglese di otto mesi affetta da una malattia rara mitocondriale considerata incurabile nel Regno Unito, ma non dall’ospedale Bambino Gesù di Roma, dove c’è un centro specializzato in cure palliative e riabilitazione. L’Alta Corte di Londra aveva disposto la sospensione dei trattamenti vitali da oggi, nonostante le richieste della famiglia della bimba di trasferirla in Italia. Ora la bimba ha la cittadinanza ed è più facile trasferirla, anche se non è scontato. Il caso di Indi Gregory ricorda il precedente di Alfie Evans e, come quello, è una battaglia cavalcata dai gruppi sedicenti pro-vita e fondamentalisti cattolici vari. Non a caso l’avvocato della famiglia è l’ex senatore leghista Simone Pillon, che su X esulta. Come anche la ministra Eugenia Roccella. Meloni però oggi ha piazzato un altro colpo propagandistico su un dossier che sta a cuore alla destra come quello migratorio. La premier ha ricevuto a Palazzo Chigi il primo ministro albanese Edi Rama e ha dato annuncio di un protocollo d’intesa che prevede, tra le altre cose, la creazione di due centri per il rimpatrio di migranti da 3 mila posti, per ospitare temporaneamente i naufraghi salvati da navi italiane nel Mediterraneo. “Un modello innovativo”, lo ha descritto Meloni in conferenza stampa, che in realtà assomiglia molto al piano di delocalizzazione del problema migratorio adottato dal governo britannico (da ultimo con la nave-cpr Bibi Stockolm, chiamata anche “prigione galleggiante”). Sul Fatto di domani, oltre a raccontare il senso di queste operazioni del governo, torneremo a parlare anche del progetto del premierato. Vedremo come, al di là della riforma ancora tutta da scrivere, la destra sta già mettendo in pratica la sua idea di democrazia che fa a meno del dibattito parlamentare. Basta guardare all’uso sistematico dei voti di fiducia e dello strumento dei decreti legge (che dovrebbe essere limitato a casi eccezionali), fino alla manovra per cui sono stati soppressi d’imperio politico gli emendamenti.
A FIRENZE SCOPPIA (IN ANTICIPO) IL “CASO MONTANARI”: CANDIDATO SINDACO PER IL CENTROSINISTRA? Il caso è giornalistico ancora prima che politico. Sul Corriere della sera compare oggi un ritratto di Tomaso Montanari che lo sbeffeggia in quanto esponente di una gauche caviar in salsa cattolica, cercando di scongiurare la sua candidatura a sindaco di Firenze per il centrosinistra. Parliamo delle elezioni amministrative 2024, dove nel capoluogo toscano gli elettori saranno chiamati a scegliere il successore dell’attuale primo cittadino dem (ex renziano) Dario Nardella. La scorsa settimana da area 5 Stelle era filtrata la notizia che Giuseppe Conte stesse pensando di proporre la candidatura dello storico dell’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena (oltre che firma del Fatto). Nella breve intervista che il Corriere accompagna al ritratto, oggi, Montanari fa capire che non è disponibile a una candidatura monocolore, ma servirebbe l’assenso del Pd. Poi su X ricorda al mondo che il suo mandato da rettore scade nel 2027, come a dire che sarebbe impossibile per lui scendere in politica. Per il momento dai dem, però, non è venuto un fiato. Il Pd locale non commenta, né lo fa tantomeno la segretaria Elly Schlein.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Gli stipendi degli italiani sempre al palo. Il reddito reale delle famiglie nell’area Ocse è aumentato nel secondo trimestre per il quarto trimestre consecutivo, ma in Italia è diminuito dello 0,3%, secondo gli ultimi dati dell’organizzazione internazionale per lo sviluppo e la cooperazione economica. L’Italia si conferma maglia nera quanto a rispetto del potere d’acquisto dei cittadini.
Preoccupazione per lo stato di salute del Papa. Il Pontefice stamattina ha rinunciato a leggere un discorso preparato per l’udienza con 7 mila bambini in Vaticano, stamattina. “Non sto bene di salute e per questo preferisco non leggere il discorso ma darlo a voi”, ha detto Francesco. Tutti gli impegni della giornata sono stati confermati, il portavoce ha parlato di “raffreddore”. Fonti mediche informate hanno assicurato che al chirurgo che ha operato Bergoglio al Gemelli mesi fa “non risulta nulla”.
La Nobel iraniana Mohammadi inizia lo sciopero della fame. Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023, ha iniziato lo sciopero della fame nel carcere di Evin, a Teheran, per protestare contro i limiti alle cure mediche per lei e per altri detenuti e contro l’obbligo per le donne di indossare l’hijab nella Repubblica islamica.
OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO ECONOMICO
La lobby auto ha convinto l’Ue a inquinare di più: il caso Euro7
di Lorenzo Di Stasi, James Jackson, Stefano Valentino
Lo sbarramento contro la riduzione dell’inquinamento delle auto nell’Unione europea da parte dei governi pro-costruttori, tra cui l’Italia, costerà 100 miliardi di euro in danni alla salute e all’ambiente fino al 2050. È la stima che ha condiviso in esclusiva col Fatto e Voxeurop il Consorzio “Clove” che riunisce i massimi consulenti europei di mobilità sostenibile. Sono loro ad aver assistito la Commissione europea nell’elaborazione del nuovo standard Euro 7, inteso a introdurre limiti di emissioni e test di approvazione più stringenti per i nuovi modelli di vetture.
Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it