Il Fatto di domani. Israele-Gaza, l’Idf nel quartier generale di Hamas. Cia e Mossad trattano sugli ostaggi. Il naufragio di tele-Meloni

Di FQ Extra
10 Novembre 2023

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COMBATTIMENTI A GAZA, L’IDF DENTRO IL QUARTIER GENERALE DI HAMAS. SCONTRI IN CISGIORDANIA, 15 MORTI. L’ANP A PARIGI: “BASTA COLONIE ISRAELIANE”. CIA E MOSSAD TRATTANO SUGLI OSTAGGI. Alla conferenza di Parigi, convocata per trovare una soluzione alla guerra tra Israele e Hamas, conseguenza del raid del 7 ottobre da parte dei fondamentalisti – 1.400 morti e 240 ostaggi – il premier palestinese, Mohammed Shtayyeh ha chiesto un intervento della comunità internazionale: “La soluzione è porre fine all’occupazione, porre fine alle colonie. Il tempo è prezioso. Sei bambini vengono uccisi ogni ora”. Capitolo ostaggi: si tratta per avere tre giorni di tregua in cambio di 16 prigionieri. Il capo della Cia, Bill Burns, e quello del Mossad, David Barnea, sono in Qatar per portare avanti i negoziati. A Doha c’è anche l’ex leader degli 007 libanesi, Abbas Ibrahim. Nello stesso tempo, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh ha incontrato al Cairo il capo dell’intelligence, Abbas Kamal. Tuttavia, il presidente israeliano Herzog afferma che al momento non c’è una trattativa concreta. Non tutti gli ostaggi sono nelle mani di Hamas; la Jihad Islamica oggi ha pubblicato un video di una anziana e un bambino, a ribadire che il loro destino è nelle sue mani. Per il ministero della Sanità palestinese, i morti nella Striscia sono arrivati a 10.812, di questi 4.400 sono minorenni. L’Idf si batte dentro il quartier generale di Hamas a Gaza City, vicino l’ospedale Shifa, ma nel contempo ha dato il via a una pausa di 4 ore al giorno per permettere ai civili di allontanarsi attraverso due corridoi umanitari. Non mancano gli scontri in Cisgiordania. Quindici i palestinesi che hanno perso la vita a Jenin, 20 i feriti. Stessi scenari a Nablus e Kalkilya. Sull’attacco di Hamas del 7 ottobre, Tel Aviv ha sollevato dubbi sulla presenza di giornalisti che erano al seguito dei miliziani, responsabili del massacro di civili, chiedendo chiarimenti sul loro ruolo. Ap e Reuters hanno smentito di aver saputo in anticipo del raid. L’Ap ha annunciato di aver chiuso la collaborazione con Hassan Eslaiah, uno dei freelance che aveva spedito le immagini. Reuters ha negato che suoi giornalisti fossero sul posto. Sul Fatto di domani leggerete maggiori particolari sulla giornata, e un articolo sull’allarme di Medici senza frontiere: Israele chiede ai gazawi di spostarsi a sud ma nella Striscia non esistono zone sicure.


RAI, IL NAUFRAGIO DI TELE-MELONI E LA SCIALUPPA DELLE REPLICHE (MENTRE LA POLITICA PROCESSA REPORT). Tele-Meloni affonda negli ascolti e rispolvera l’usato sicuro per tenersi a galla. Ieri sera su Rai 1 una vecchia puntata del Commissario Montalbano ha conquistato quasi 3 milioni di spettatori (2.928.000), pari al 18% di share. Peccato che la stagione delle repliche arrivi di solito ad agosto. Non c’è solo Montalbano: al secondo posto della classifica dei programmi più visti c’è Chi l’ha visto? su Rai3, un format d’antan. Federica Sciarelli ha portato a casa un milione 863 mila spettatori, l’11.9% di share. Vette irraggiungibili per il nuovo corso meloniano: sul terzo canale, martedì scorso, Nunzia De Girolamo con Avanti Popolo ha tenuto incollati appena 390.000 spettatori con l’1,79% di share. A furio di flop con Il Mercante in fiera, la Rai avrebbe tolto a Pino Insegno a conduzione de L’eredità in onda da gennaio, riferisce l’agenzia di stampa LaPresse. Il calo dell’audience preoccupa le alte sfere, dopo il taglio del canone stabilito dalla Manovra del governo. Senza i soldi degli abbonati, per far quadrare i conti bisognerà aumentare la raccolta pubblicitaria (non un buona notizia per Mediaset). Mentre gli ascolti vanno giù, il fuoriuscito Fabio Fazio colleziona numeri da record sul Canale 9. Ma l’esodo dei volti storici da Viale Mazzini non è finito: dopo Lucia Annunziata, Bianca Berlinguer e Massimo Gramellini, nei giorni scorsi anche Corrado Augias ha annunciato il suo addio. Non consolerà i telespettatori il ritorno in Rai di Federica Frangi: la giornalista aveva assunto l’incarico di gestire la presenza di Fratelli d’Italia in televisione e nei talk show, ma è durata solo un mese. Intanto, la politica processa Report. Ieri, nella commissione di Vigilanza Rai, Maurizio Gasparri ha preso di mira Sigfrido Ranucci mostrando cognac e carota. Sul Fatto di domani leggerete un approfondimento con tutti i numeri degli ascolti.


EX ILVA, I SINDACATI ANNUNCIANO LO SCIOPERO DOPO L’INCONTRO COL GOVERNO: “VERTICE DISASTROSO, SIAMO AL PUNTO FINALE”. Alla fine dell’incontro a Palazzo Chigi, i sindacati sono uniti nell’annuncio: i lavoratori di Acciaierie d’Italia incroceranno le braccia il 23 novembre. Quel giorno, andrà in scena l’assemblea dei soci con il timbro sulle dimissioni del presidente Franco Bernabè. L’incontro odierno è stato “disastroso”, hanno dichiarato le federazioni dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil. Al tavolo di Palazzo Chigi c’erano i capi di gabinetto dei ministeri competenti: Imprese e made in Italy, Sud e Lavoro. I ministri e la premier non si sono fatti vedere. I sindacati hanno chiesto certezze sulla continuità produttiva e maggiori dettagli sul misterioso Memorandum of understanding, siglato tra Arcelor Mittal (socio privato di maggioranza) e il governo. L’accordo è stato firmato l’11 settembre dal ministro Fitto perfino all’insaputa del socio pubblico Invitalia, suscitando l’ira del presidente Bernardo Mattarella. I contorni del documento restano oscuri, mentre Acciaierie d’Italia è quasi alla canna del gas, letteralmente: il colosso non sarebbe neppure in grado di pagare i fornitori di energia, come Eni, ha denunciato tempo fa il presidente Bernabè rimettendo il suo mandato. Intanto, Arcelor Mittal chiede 320 milioni di soldi pubblici per rimpolpare le casse. I sindacati invece invocano l’intervento forte dello Stato, per prendere le redini del comando sfilandole al colosso franco-indiano. “Siamo al punto finale”, avevano detto i rappresentanti dei lavoratori entrando a palazzo Chigi. Sul Fatto di domani, vi racconteremo il destino dell’ex Ilva e dei suoi 10 mila lavoratori.


COP 28, GREEN PER FINTA: MCKINSEY (IN CONFLITTO DI INTERESSI) CHIEDE DI RIDURRE LE AMBIZIONI SULLA TRANSIZIONE ENERGETICA. Mancano tre settimane esatte all’avvio della Cop28 di Dubai, dal 30 novembre al 12 dicembre negli Emirati Arabi Uniti. Dal 2015, anno della Cop21 di Parigi che ha fissato l’impegno chiaro degli Stati a mantenere il riscaldamento globale sotto limiti chiari (1,5°C auspicabilmente, 2°C a costo di alcuni danni) ogni anno la conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite è criticata per la sua scarsa incisività. Ma di solito questo avviene a conclusione del vertice. Quest’anno invece la Cop28 è finita da subito nel mirino di scienziati e ambientalisti, perché è stata organizzata in uno Stato campione di produzione di energia fossile, come gli Emirati, con il ministro dell’Energia e amministratore delegato dell’azienda petrolifera di stato nominato presidente del summit. A peggiorare il quadro uno scoop dell’Agence France Presse che ha rivelato oggi che la società di consulenza McKinsey, advisor a titolo gratuito della Cop28 ma anche delle società di gas e petrolio (con lauto compenso), “ha chiesto di ridimensionare le ambizioni di una progressiva eliminazione del petrolio” nel documento finale del summit di Dubai. Un conflitto di interessi puro e semplice. Mentre gli scienziati sono ormai certi che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato, le emissioni di CO2 continuano ad aumentare globalmente e quest’anno, con la crisi energetica derivata dalla guerra in Ucraina e quella dell’inflazione, i Paesi occidentali sembrano aver raffreddato la marcia verso la transizione energetica. Il quotidiano britannico Guardian ha analizzato gli investimenti del 2022 delle principali banche occidentali e ha trovato che hanno investito oltre 150 miliardi di dollari in progetti altamente inquinanti e legati all’energia fossile. Uno studio recente ha riportato che la finestra per limitare il riscaldamento a 1,5°C entro il 2030 è sempre più stretta. Sul Fatto di domani leggerete un nostro approfondimento. Su FQ Extra ogni martedì esce il nostro inserto ambientale Fatto for Future, con analisi e strategie per contrastare il climate change.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Edi Rama nel mirino dei socialisti europei. Il premier albanese come il populista slovacco Robert Fico, per aver dato un assist a Meloni sul delicato tema migratorio. Così alcuni socialisti all’Eurocamera pensavano di espellerlo. Ma le intenzioni, filtrate attraverso le solite fonti anonime, sono state smentite ufficialmente dal Pd italiano. Mentre Rama non ha partecipato al summit del Pse a Malaga sulle migrazioni, perché impegnato a Parigi per il Forum della pace.

Spagna, accordo tra Puidgemont e Sanchez per il governo. Attentato a un ex leader del PP a Madrid. Amnistia per alcuni reati contestati agli indipendentisti catalani nel 2017 (per cui l’ex presidente della Generalitat e leader di JuntsXCat vive a Bruxelles) e riduzione della settimana lavorativa da 40 a 37,5 ore in due anni. Questi i punti principali dell’accordo che consentirà al leader del Psoe Pedro Sanchez di formare un governo, per la prima volta con il voto attivo di Junts, almeno per l’investitura. Sempre oggi, in pieno centro a Madrid un uomo ha sparato in volto al politico Alejo Vidal-Quadras, catalano ex leader del Partito popolare e tra i fondatori di Vox. Secondo le testimonianze, l’uomo era coperto da un casco integrale, ha sparato un solo colpo con calibro 9 parabellum ed è fuggito in moto con un complice. Vidal-Quadras è in ospedale e non è in pericolo di vita. La polizia di Madrid indaga il fatto come atto di criminalità comune, non terroristico.

Indi Gregory, il distacco rimandato a venerdì. Le autorità inglesi hanno acconsentito a ritardare il distacco dalle macchine di alimentazione artificiale per la bambina di 8 mesi, dichiarata di recente cittadina italiana dal nostro governo per facilitare il suo trasferimento al Bambino Gesù di Roma. L’Italia chiede la giurisdizione sul caso.


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