Il Fatto di domani. Braccio di ferro Usa-Israele sul futuro di Gaza: raid su ospedale e scuola. Intercettazioni, cosa ne sarebbe del caso Open se fosse successo all’estero

Di FQ Extra
10 Novembre 2023

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MEDIO ORIENTE, BATTAGLIA ALL’OSPEDALE AL-SHIFA. RAID VICINO AD UNA SCUOLA: 50 MORTI. NETANYAHU: “NO A FORZE INTERNAZIONALI, A GAZA RESTEREMO NOI”. La battaglia nella Striscia prosegue: secondo il ministero della Sanità palestinese, sale a 11.078 il numero dei morti. Anche per la Casa Bianca i caduti sono più di 10.000. I combattimenti sono cruenti: un raid israeliano vicino alla scuola Al-Buraq a Gaza city avrebbe provocato 50 vittime tra i civili. Gli scontri a fuoco si concentrano vicino agli ospedali, soprattutto quello di al-Shifa, dove Israele ritiene ci sia il comando centrale degli estremisti islamici. I medici stanno evacuando i pazienti anche dai nosocomi Ranteesi e Nasr; operazione più complessa ad al-Shifa perchè secondo alcune fonti i miliziani di Hamas impediscono al personale sanitario di far uscire i ricoverati. Uno degli estremisti catturati il 7 ottobre avrebbe detto che nei sotterranei di al-Shifa si nascondono “il leader di Hamas Yahya Sinwar e altri comandanti senior, sia militari che politici”. Si dibatte anche sul futuro di Gaza. Il presidente palestinese Abu Mazen rivendica un ruolo: “Gaza è parte integrante dello Stato di Palestina e ci assumeremo tutte le nostre responsabilità nel quadro di una soluzione politica globale per la Cisgiordania, per la Striscia, per Gerusalemme est”. Il premier Benyamin Netanyahu al contrario ritiene che “l’esercito continuerà a mantenere il controllo su Gaza anche dopo la guerra. Non ci affideremo a forze internazionali”. Resta aperta la questione degli ostaggi. Al Arabiya aveva annunciato la liberazione di 100 persone in cambio di detenuti nelle prigioni dello Stato ebraico, ma Tel Aviv ha smentito che ci sia questo accordo con Hamas. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari con una mappa dei luoghi bombardati dall’Idf, e una intervista ad alcuni dei dissidenti israeliani che contestano il loro primo ministro, accusandolo di essere il vero responsabile di quanto avvenuto il 7 ottobre, e di non fare abbastanza per salvare la vita degli ostaggi.


GLI USA AVVISANO ISRAELE: “GUERRA NELLA STRISCIA HA UN TEMPO LIMITATO”. “Finora troppi palestinesi sono stati uccisi, troppi hanno sofferto in queste ultime settimane”. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken durante il viaggio in India, torna sulla crisi in Medio Oriente, scatenata dal massacro di Hamas del 7 ottobre, con un bilancio di 1.400 vittime e 240 ostaggi. Non è il solo punto di contrasto con l’alleato israeliano. Washington avvisa lo Stato ebraico: il suo esercito ha “un tempo limitato” per condurre le sue operazioni a Gaza, perché più durerà il conflitto e più aumenterà il rischio di un suo allargamento. E su questo, arriva la minaccia dell’Iran; il regime degli ayatollah oggi ha parlato di una guerra più vasta tra Israele e Paesi arabi come un fatto scontato. Domani, inoltre, ci sarà un nuovo discorso in Libano di Nasrallah, leader di Hezbollah, che la scorsa settimana aveva avuto parole di solidarietà verso Hamas, ma aveva evitato di mobilitare Hezbollah a pieno titolo. Il dibattito sulla crisi in Medio Oriente riguarda anche la politica americana. Una parte dei democratici contesta il presidente Biden per la mancanza di trasparenza nell’invio di armi allo Stato ebraico. “In un momento in cui migliaia di civili sono uccisi da armi fornite dal governo statunitense, gli americani meritano di essere pienamente informati sulle armi che con i loro soldi vengono fornite agli altri paesi, incluso Israele”, afferma al Washington Post la deputata democratica Cori Bush. Inoltre, a New York migliaia di manifestanti hanno bloccato il traffico chiedendo che Washington si spenda per un cessate-il fuoco. Sul giornale di domani leggerete come la crisi in Medio Oriente abbia ricadute negli Stati Uniti, e le proteste che coinvolgono persino le star di Broadway.


IL PATTO DI STABILITÀ STRANGOLA L’ITALIA, MELONI ISOLATA IN EUROPA. “Non sono a mio agio con il fatto che ancora non sia stato approvato il nuovo quadro regolatorio” che modifica il Patto di Stabilità, ha detto Christine Lagarde al Financial Times. Lo stop dell’Italia al nuovo patto di Stabilità è l’immagine plastica dell’isolamento del nostro governo in Europa, incapace di trovare un accordo con Francia e Spagna, ma schiacciata dall’intesa Parigi-Berlino (con Madrid che fa da collante) su regole più stringenti su debito e deficit. La trattativa è ancora aperta ma per il ministero dell’Economia fissare un obiettivo sul disavanzo con un ulteriore margine sotto al 3% del Pil (il famoso cuscinetto del 2% voluto dai tedeschi) sarebbe fortemente penalizzante: piuttosto sarebbe più semplice tornare alle vecchie regole fiscali sospese a inizio pandemia. In più il nostro Paese non ha ottenuto nemmeno lo scorporo degli investimenti su green e digitale (ma sulle spese per le armi nella Ue sono tutti d’accordo!). Una trattativa che procede in salita, tanto che i 5 Stelle parlano di un “governo italiano che ne esce isolato e con le ossa rotte. Giogetti ha fallito”. Ma a Bruxelles comunque vogliono chiudere entro il mese, tanto che è stata fissata un altro incontro Ecofin per il 23 prossimo. Anche perché altrimenti a fine dicembre ritornerebbe in vigore le regole del vecchio patto, quello sospeso durante il Covid, cosa che i Paesi più forti d’Europa non vogliono. Sul Fatto di domani ne parleremo con l’economista Gustavo Pica. Ma ci occuperemo anche delle misure varate dal governo in ambito fiscale. Meloni ha detto: “Il decreto che abbiamo approvato interviene sull’accertamento, riduce le sanzioni e introduce il concordato preventivo biennale”. Ossia la filosofia è: “Non disturbare chi vuole fare. Un approccio che spezza l’insopportabile equazione secondo cui un artigiano, una partita Iva, deve essere un evasore per nascita”.


IN ITALIA I POLITICI GARANTITI, NEL RESTO D’EUROPA MENO. COSA NE SAREBBE DEL CASO OPEN IN UN PAESE ESTERO. Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Firenze ha stabilito che sono da considerare illegittimi tutti i sequestri delle chat e delle email operati dalla Procura di Firenze nei confronti dei parlamentari indagati nell’inchiesta sulla Fondazione Open. Della “sentenza Renzi” avevamo parlato già qualche giorno fa, ora se ne vediamo gli effetti. I magistrati che seguono il caso dovranno inviare delle richieste di autorizzazione alla Camera e al Senato per chiedere di poter usare le conversazioni digitali già sequestrate di Matteo Renzi, di Maria Elena Boschi e dell’ex deputato del Pd Luca Lotti. Autorizzazione che molto probabilmente non arriverà mai, com’è prassi nel Parlamento italiano. Com’è noto, secondo i pm la Fondazione Open, che animò e finanziò la scalata politica dell’attuale leader di Italia Viva, sarebbe stata un’articolazione di partito e perciò Renzi, Boschi e Lotti sono stati indagati in concorso per finanziamento illecito ai partiti. Oltre ai tre politici del giglio magico, i magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio anche dell’avvocato Alberto Bianchi e dell’imprenditore Marco Carrai. Il processo è aperto da aprile 2022. Sul Fatto di domani, a partire da questo caso, ci chiederemo cosa accade e cosa accadrebbe ai politici indagati in altri stati europei, perché la capacità di resistenza della politica italiana alla giustizia sembra essere un vero unicum al livello internazionale. Basti pensare al Portogallo, dove pochi giorni fa il primo ministro socialista Antonio Costa si è dimesso in diretta televisiva perché alcuni membri del suo governo, compreso il suo capo di gabinetto sono stati accusati dai magistrati di corruzione per le concessioni delle miniere di litio vicino al confine settentrionale del Portogallo con la Spagna e i piani per un impianto di idrogeno verde e un data center. La polizia portoghese non solo ha arrestato il capo di gabinetto di Costa, ma ha anche potuto perquisire le sedi dei ministeri e gli uffici dei parlamentari coinvolti nello scandalo. In totale sono già 10 gli alti funzionari del governo Costa che hanno lasciato il posto per inchieste giudiziarie. Non proprio quello che accade da noi.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Rapporti tra Stato e Mafia, per la Cassazione solo indizi privi di certezze. “La Corte di assise di appello ha invertito i poli del ragionamento indiziario” in quanto “l’esclusione di possibili ipotesi alternative non può supplire alla carenza di certezza dell’indizio”, inoltre la Corte di assise di appello di Palermo “non ha osservato il canone dell’oltre ogni ragionevole dubbio quale metodo di accertamento del fatto”. Con queste motivazioni – si legge nel verdetto 45506 della Cassazione depositato oggi – i giudici hanno confermato l’assoluzione nel processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia degli ex ufficiali del Ros Mori, Subranni e De Donno e per l’ex parlamentare Dell’Utri.

Napoli conferisce la cittadinanza onoraria a Julian Assange. L’ex fondatore di WikiLeaks, attualmente detenuto in Inghilterra, è cittadino onorario di Napoli. La pergamena, insieme alla medaglia della città, è stata consegnata dal sindaco, Gaetano Manfredi, a Stella Moris, moglie di Assange, nel corso di una cerimonia nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino. L’iter per arrivare al conferimento della cittadinanza è partito lo scorso gennaio. “Il messaggio che parte da Napoli – ha aggiunto il sindaco – è di rispettare il valore della libertà: questa giornata ci dà l’occasione di affrontare un tema fondamentale: quanto la libertà di stampa sia alla base delle nostre democrazie”. Assange è accusato dagli Stati Uniti di aver diffuso notizie coperte dal segreto militare e su di lui pende una possibile estradizione negli Usa.

Spagna, Sanchez firma intesa per il nuovo governo con i baschi e gli indipendentisti. Il primo ministro Pedro Sanchez ha ultimato gli accordi per la formazione del nuovo governo. L’intesa riguarda i socialisti del Psoe, il partito nazionalista basco Pnv di Andoni Ortuzar, la sinistra radicale Sumar, i separatisti catalani di Junts e Erc, e Coalicion Canaria. In questo modo il leader socialista si è assicurato la maggioranza assoluta di 179 membri. Alle elezioni del 23 luglio, i conservatori del Partito popolare avevano vinto ma non hanno trovato i numeri per governare, neppure con il sostegno dell’estrema destra di Vox. Arrivato secondo, il Psoe è stato invece capace di stringere alleanze con diversi partiti nazionalisti regionali. Il voto di fiducia a Sanchez è atteso per la prossima settimana.

Il principe Harry porta due giornali in tribunale. Harry e diversi vip, tra cui Elton John e Liz Hurley possono portare a processo l’Associated Newspapers, gruppo editoriale che pubblica il Daily Mail e il Mail on Sunday. La causa riguarda presunte intercettazioni illegali nei loro confronti. Il principe, emigrato negli Stati Uniti con la moglie Meghan dopo lo strappo del 2020 dalla Royal Family, si era detto “inorridito” per l’intrusione compiuta dagli investigatori assoldati dal gruppo editoriale, in cerca di informazioni riservate da pubblicare sui giornali. Fra le vittime di intercettazioni, secondo i legali di Harry, era finito anche suo fratello, il principe William.


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La Francia marcia divisa contro l’antisemitismo. E Marine Le Pen passa all’incasso

di Luana De Micco

Parigi si prepara ad accogliere domenica una “grande marcia civica” contro l’antisemitismo. Partirà alle 15 dalla place des Invalides in direzione del palazzo del Luxembourg, sede del Senato. L’iniziativa è stata lanciata in un appello pubblicato su Le Figaro da due pesi massimi della “macronia”, Gérard Larcher e Yaël Braun-Pivet, rispettivamente presidente del Senato e dell’Assemblea nazionale (lei stessa bersaglio di minacce e insulti antisemiti). Ma il corteo invece di unire – come fu per esempio nel 2015 la grande manifestazione dopo l’attentato jihadista a Charlie Hebdo e al supermercato kosher, che riunì un milione e mezzo di persone – divide. È la presenza annunciata di Marine Le Pen e di altri esponenti dell’estrema destra alla manifestazione a creare imbarazzo, innanzi tutto proprio all’interno del governo che ne è all’origine.

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