Il Fatto di domani. I sindacati dimezzano lo sciopero dei trasporti ma annunciano battaglia: “Attacco ai diritti dei lavoratori”. Ostaggi di Israele a Gaza: la mediazione del Qatar ha il sì di Hamas, manca Bibi

Di FQ Extra
15 Novembre 2023

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I SINDACATI DIMEZZANO LO SCIOPERO MA RILANCIANO LA MOBILITAZIONE. LANDINI “ATTACCO AI DIRITTI SENZA PRECEDENTI”. MELONI: “PRECETTAZIONE? SCELTA CONDIVISA”. Cgil e Uil confermano le manifestazioni ma dimezzano lo sciopero dei trasporti di venerdì 17 novembre: la protesta durerà dalle 9 alle 13, 4 ore invece di 8. Matteo Salvini, che negli ultimi giorni ha attaccato duramente le sigle sindacali, ha esultato: “Ha vinto il buonsenso”. Dopo il monito del Garante degli scioperi e la precettazione ordinata dal ministro dei Trasporti , i sindacati avevano poca scelta. “Salvaguardiamo i lavoratori che avrebbero pagato sanzioni pesanti”, ha dichiarato il leader Cgil Maurizio Landini, in conferenza stampa con il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. Per chi viola le regole, la precettazione prevede multe salatissime: tra i 2.500 e i 50.000 euro, ma possono raddoppiare fino a 100 mila euro. I confederali, tuttavia, confermano le mobilitazioni contro la Manovra e rilanciano sulla difesa dei diritti dei lavoratori. Il leader leghista oggi ha avvisato i confederali: “Sto lavorando al diritto di sciopero, che deve essere contemperato al diritto del lavoro e della sicurezza. Il Paese non ha bisogni di blocchi ma di correre”. Landini ha replicato a muso duro: “Attacco senza precedenti al diritto di sciopero, non accetteremo ulteriori interventi di questa fatta”. In mattinata Paola Bellocchi, presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, ha ribadito la linea alla commissione Trasporti della Camera: la protesta indetta dai sindacati non sarebbe uno sciopero generale perché indica “un elenco di settori esclusi”. Secondo Bellocchi, la proclamazione dovrebbe essere aperta alla “generalità delle categorie del lavoro”. Tuttavia, ha ammesso la presidente, la legge 146 del 1990 – che regola l’astensione dal lavoro nei servizi essenziali – non definisce lo sciopero generale. Il perimetro è stato tracciato in una delibera della Commissione nel 2003 e lo stesso organo rivendica di “interpretarne l’applicazione”, nelle parole della presidente Bellocchi. Problema: i componenti della Commissione sono di nomina politica, scelti dai presidenti di Camera e Senato. I sindacati e le opposizioni accusano la commissione di seguire l’indirizzo politico del governo. Meloni ha rivendicato la precettazione ordinata da Salvini come una scelta “assolutamente condivisa”, ma per nulla politica. Alla base della decisione, ci sarebbe solo il parere del Garante. La premier ha provato a rassicurare i lavoratori: “non c’è allo stato attuale nelle intenzioni del governo quella di modificare il diritto allo sciopero”. Sul Fatto di domani vi racconteremo il punto di vista dei sindacati di base, con un’intervista a Ken Loach sui diritti dei lavoratori e un confronto tra le legislazioni europee.


LA LOTTERIA DEL TEST NEONATALE: STORIA DI ETTORE, MORTO DI SMA A 35 GIORNI. IN PARLAMENTO SI MUOVE L’OPPOSIZIONE DOPO IL NOSTRO ARTICOLO. In Italia, tra la vita e la morte, talvolta c’è la lotteria del test neonatale. È un prelievo di sangue dal tallone nelle prime 72 ore di vita. Serve a diagnosticare malattie gravissime che richiedono cure immediate. Il piccolo Ettore si sarebbe potuto salvare, grazie allo screening. Invece è morto all’ospedale di Vicenza dopo 35 giorni di vita, stroncato da crisi respiratorie. Era afflitto da una patologia genetica, la Sma (atrofia muscolare spinale). Il Veneto è una delle Regioni che non prevede il test neonatale per diagnosticare questa malattia. Se fosse nato nel Lazio, in Abruzzo, in Lombardia, in Liguria, in Piemonte o in Toscana avrebbe potuto sopravvivere. Con il Veneto del leghista Luca Zaia, altre 9 Regioni ad oggi non prevedono il test per la Sma: Basilicata, Marche, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Calabria, Sicilia, Umbria e Molise. Effetto collaterale: oltre a Ettore, negli ultimi due anni tre bimbi gravemente malati hanno subito compromissioni dello sviluppo del neonato. Le Regioni hanno briglia sciolta perché la legge nazionale – n. 167 del 2016 – è monca: elenca le malattie per le quali il test è obbligatorio, ma dovrebbe essere aggiornata ogni 3 anni per includere nuove patologie suggerite dalla ricerca scientifica. Invece la lista delle patologie è congelata. Alcune Regioni virtuose hanno aggiornato l’elenco, includendo la Sma. Altre no. Sul giornale di oggi vi abbiamo raccontato la storia del piccolo Ettore, sul Fatto di domani faremo ancora luce sul tema. Dopo il nostro articolo, in Parlamento si è mossa l’opposizione. La deputata dem Ilenia Malavasi ha annunciato una conferenza stampa domattina alla Camera, per denunciare lo scandalo dei test neonatali: “Chiederemo al Governo tutte le azioni necessarie per sanare questa vergogna e offrire lo screening in tutte le regioni”.


ISRAELE, HAMAS ACCETTA UNO SCAMBIO DI OSTAGGI NEGOZIATO DAL QATAR IN CAMBIO DI 3 GIORNI DI TREGUA. GALLANT: “ANDREMO AVANTI FINO ALLA FINE”. L’IDF DENTRO L’OSPEDALE DI SHIFA. Il Qatar sta negoziando un accordo tra Hamas e Israele che comporti il rilascio di 50 civili ostaggi a Gaza, in cambio di un cessate il fuoco di 3 giorni. L’esclusiva è di Reuters. L’accordo – coordinato con gli Usa – contemplerebbe anche il rilascio di alcune donne palestinesi e minori detenuti in Israele, oltre all’aumento dell’aiuto umanitario nella Striscia. L’ipotesi era circolata come retroscena sui media americani già alla fine della settimana scorsa, ma poi sembrava tramontata dopo che Hamas aveva annunciato di aver interrotto ogni negoziato per protestare contro gli attacchi sull’ospedale di al-Shifa. Ora invece, scrive la Reuters, Hamas avrebbe accettato. Oggi sono stati fatti entrare a Gaza 25 mila litri di carburante, attraverso il valico di Rafah. Israele ha ceduto alle forti pressioni venute da Washington. Nel frattempo però il ministro della difesa di Tel Aviv Yoav Gallant, incontrando proprio l’inviato americano per il Medio Oriente, ha chiarito la posizione del governo Netatnyahu: “Israele non fermerà le sue operazioni a Gaza finché le nostre truppe non completino la loro missione: distruggere Hamas e riportare i nostri ostaggi a casa dalle loro famiglie”. Stanotte l’Idf ha avviato un’operazione di terra all’interno dell’ospedale Shifa, al centro di allarmi umanitari negli ultimi giorni per i combattimenti che si svolgevano tutto intorno e la mancanza di elettricità. Un medico della struttura ha parlato di blindati nell’area del campus, più tardi l’Idf ha annunciato di aver condotto “un’operazione mirata in un’area specifica dell’ospedale” basata su informazioni di intelligence e diretta contro i miliziani di Hamas. Secondo le testimonianze raccolte dai media internazionali i soldati avrebbero portato avanti un’operazione di ricerca, sparando molto poco. L’esercito ha ricordato di aver lanciato numerosi appelli a evacuare l’ospedale, ma ci sarebbero almeno 200 persone bloccate all’interno. Più tardi Hamas ha annunciato che l’Idf ha preso il controllo della struttura. Sul Fatto di domani il nostro racconto della giornata di conflitto. Intanto, il leader del Psoe spagnolo Pedro Sanchez, che tra oggi e domani si insedierà al governo dopo lunghe negoziazioni, ha dichiarato che tra i primi impegni del suo governo ci sarà il riconoscimento dello stato di Palestina. Secondo l’agenzia Anadolu e media locali, Israele ha bombardato l’edificio del parlamento di Gaza, che aveva occupato militarmente ieri.


L’ABBRACCIO TRA BIDEN E XI A SAN FRANCISCO: GLI USA VEDONO L’IMPORTANZA DEL DIALOGO CON LA CINA PER DISINNESCARE I CONFLITTI. La vigilia non era stata delle più felici. Prima di incontrare l’omologo cinese Xi Jinping oggi a San Francisco, oggi durante il summit sull’economia del Pacifico, il presidente Usa Joe Biden ha detto che la Cina “ha problemi reali” a causa del leader di Pechino. La diplomazia americana ha lavorato per almeno per 6 mesi per preparare l’incontro, visto che le relazioni erano congelate dopo la presidenza Donald Trump. Prima di allora, Biden e Xi si erano visti l’anno scorso al G20 di Bali, ed è stato lì che l’inquilino della Casa Bianca ha provato a ristabilire quello che ha definito come “un rapporto di lavoro” con il Dragone. Quest’anno il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha incontrato tre volte il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, mentre il segretario di Stato Antony Blinken, quello del Tesoro Janet Yellen, del Commercio Gina Raimondo e l’inviato per il clima John Kerry si sono recati in occasioni diverse a Pechino. I temi da affrontare sono tanti, dalla ripresa della collaborazione nella lotta al cambiamento climatico (in vista della Cop28 di Dubai di fine novembre) alla gestione dell’intelligenza artificiale, la gestione degli arsenali militari e, non da ultimo, la questione di Taiwan, dove si terranno elezioni a gennaio. Biden non ha fatto mistero di voler soprattutto disinnescare le possibilità che si scateni con Pechino un altro conflitto, dopo quello ucraino e quello mediorientale. Sul Fatto di domani leggerete una nostra analisi sui temi di discussione tra i due presidenti. Un messaggio significativo sull’incontro è arrivato da Mosca: per Vladimir Putin il dialogo tra Biden e Xi Jinping “è importante per tutti”.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Il piano Ruanda buttato a mare: è illegale per la giustizia inglese. La Corte Suprema britannica ha dichiarato illegale il piano di deportazione di migranti in Ruanda del governo di Rishi Sunak. Valeva 140 milioni di sterline e prevedeva il trasferimento di quote di migranti irregolari nel Paese africano, per gestire le loro richieste d’asilo. Viene meno il principale precedente dell’accordo siglato tra Italia e Albania, presentato la settimana scorsa da Edi Rama e Giorgia Meloni.

L’Ue smonta Meloni: Italia sarà tra i fanalini di coda per la crescita. La premier vantava un Paese che cresce più di tutti in Europa. Oggi le previsioni della Commissione europea spazzano via la falsa narrazione della destra: nel 2024 il Pil italiano dovrebbe salire dello 0,9%. Peggio di noi solo Svezia (-0,2%), Germania e Finlandia (+0,8%). Nel 2025 la situazione potrebbe perfino peggiorare: Roma scenderebbe in ultima posizione a pari merito con Berlino.

Bollette, 15 milioni di multa ai fornitori di energia: “Pratiche commerciali aggressive”. L’antitrust ha inflitto sanzioni a 6 società: Enel Energia, Eni Plenitude, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia. Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato hanno indotto i consumatori ad accettare il rialzo dei prezzi di luce e gas, in contrasto con il Decreto Aiuti bis del 2022. La norma del governo Draghi vietava aumenti unilaterali delle bollette dal 10 agosto al 30 giugno 2023. Eni ed Enel, invece, avrebbero imposto i rincari a oltre 4 milioni di persone sulla base di clausole contrattuali: la prima ha ricevuto una multa da 5 milioni; la seconda da 10 milioni.


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Educazione sessuale a scuola, l’Aied: “Una proposta condivisa giace dal 2015 nei cassetti del ministero”

di Elisabetta Ambrosi

Lo sa che in Svezia programmi scolastici per l’educazione sessuale esistono dal 1955? Mentre in Italia nel 2023 di questo ufficialmente non si parla né si deve parlare? Eppure ce l’hanno anche le cattoliche Irlanda e Spagna. Da noi esistono iniziative a livello individuale, portate avanti da genitori o presidi virtuosi, ma è tutto è lasciato alla buona volontà dei singoli”. Mario Puiatti è il presidente dell’Aied, Associazione Italiana per l’Educazione Demografica, che in questi giorni compie settant’anni. Venerdì 17 novembre, a Roma, presso il Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva, si svolgerà il convegno “L’Aied e la società italiana 1953-2023. Sessualità, diritti, demografia”. Durante l’evento, verrà proiettato un documentario che ripercorre la storia dell’Aied all’interno della storia italiana. “È un documentario ricco di immagini d’epoca e di interviste – tra cui Emma Bonino, Franco Grillini, Chiara Saraceno e molti altri – e che comincia con un discorso di Mussolini del 1930 e finisce con un discorso di Giorgia Meloni”, spiega Puiatti.

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