“Pedro Sanchez è un personaggio a metà tra felliniano e machiavellico. Non c’è dubbio che se Machiavelli avesse assistito alle sue ultime prodezze per restare al potere, ne avrebbe tratto un nuovo trattato”. Manuel Vilas, autore e poeta spagnolo ci dà al telefono la sua chiave di lettura personale, ma al contempo universale, e, certamente, non immanente del terzo mandato appena conseguito dal premier spagnolo che ieri ha ottenuto alla Camera la maggioranza assoluta (179 su 176 necessarie) per tornare alla Moncloa. “Volendo sdrammatizzare – vista la tensione sociale che il patto con i catalani per l’amnistia ha creato con le manifestazioni, la polizia schierata al Congresso, mai un’investitura era stata così tesa dalla Transizione… vedo intorno a me un clima drammatico – da scrittore mi affascina la figura di quest’uomo. Sanchez è completamente preso da sé se stesso, si auto-idolatra, vive quest’investitura orgasmica. Questi due giorni di dibattito per la fiducia per lui hanno significato stare di nuovo al centro della scena, lasciarsi ammirare in tutto il suo splendore fisico e la sua eleganza. Ha ottenuto ciò che voleva: il potere”.
Signor Vilas, parlando seriamente, crede che concedere l’amnistia agli indipendentisti condannati o a processo per il referendum e le manifestazioni degli ultimi anni risolva la questione catalana?
Premesso che non sono un politologo, credo che Sanchez senza dubbio abbia creato una Spagna a più velocità: da un lato la Catalogna e i Paesi Baschi (a cui pure ha promesso vantaggi economici, ndr), dall’altro il resto del Paese. E così facendo ha creato una scollatura, con la gente in piazza a manifestare. Non proprio una mossa da politico progressista qual è. Ma dall’altro credo che passato questo momento, quando nessuno si ricorderà più come ci si è arrivati, il risultato sarà che la questione dell’indipendentismo sarà risolta.
Ci sono voluti anni, anzi decenni. E se si risolvessero davvero queste tensioni, bisogna dare atto a Sanchez di esserci riuscito.
Sì, è vero che il premier è riuscito con un colpo a risolvere una questione storica per il nostro Paese. Ma da intellettuale non posso non rilevare e sottolineare che l’ha fatto esclusivamente per tornaconto personale e non per il bene del Paese, come continua a ripetere. Tutto questo è stato messo in atto solo perché lui potesse riavere il potere per sé. Quindi ha mentito al Paese. A luglio, dopo che dalle elezioni non era uscita una vittoria netta per i due schieramenti, Sanchez disse che mai avrebbe ceduto a concessioni ai catalani, anzi, che l’amnistia era incostituzionale. Siamo di fronte a un bugiardo. A un politico per cui il fine giustifica i mezzi. Un personaggio machiavellico. Egocentrico, uno che sta si fa cucire abiti su misura per spiccare tra gli altri politici. Un metro e novanta di altezza, fisico curato, uno stile diverso per ogni occasione. Lo abbiamo visto in stile sportivo, casual ed elegante: risulta sempre a suo agio e è impeccabile. Ha notato il collo delle sue camice, basso, diverso dai soliti colli di camicia? Qualcuno deve avergli consigliato di farselo fare così perché gli mette in risalto l’immagine. È incredibile per un politico progressista: diciamo che Sanchez unisce all’immagine di sinistra quella ricercata di un dandy.
Addirittura. Tutto studiato quindi?
Certo. Credo che in ’Europa tutti dovrebbero guardare a lui come a un politico d’avanguardia. Assoluta avanguardia. Per il suo unico interesse, anche questa volta, ha compiuto un capolavoro politico. Peccato che non sapesse neanche di farlo. Lui aveva un unico obiettivo: governare.
Secondo lei riuscirà a farlo davvero con l’appoggio di ben 7 partiti di cui due non proprio di sinistra?
Ripeto che non sono un politologo, ma credo che l’esecutivo Sanchez non avrà difficoltà a governare 4 anni. Non so se riuscirà a ripetere risultati straordinari, assolutamente straordinari ed eccezionali come l’aumento del salario minimo, ad esempio. Ma sono sicuro che troverà il modo per mantenere il potere anche questa volta.
Ma la destra, sia il Pp che Vox, promette battaglia.
No, anche loro si stuferanno. Poi da un lato questo governo Sanchez dimostra che i conservatori del Pp devono prendere le distanze dai franchisti, altrimenti la gente non li voterà mai. E qui viene il successo del Psoe: a luglio di fronte alla paura che andasse al governo Vox alleato del Pp, gli spagnoli hanno preferito Sanchez piuttosto. Qui la destra estrema non è accettata: siamo usciti dalla dittatura da poco più di 40 anni. I franchisti al potere gli spagnoli non li vogliono. E poi la nostra destra è diversa, è davvero franchista.
La premier Meloni e Abascal sono amici.
Sì, il che dimostra che sono simili. Ma qui in Spagna nessuno metterebbe in dubbio i diritti civili, l’aborto ecc… Per questo motivo Vox è il migliore alleato per Sanchez. Più c’è Vox, più Sanchez vince. Anche questa volta è stato così e il premier ha avuto un’investitura orgasmica.