Il Fatto di domani. Il caso Cecchettin e i giovani che protestano “contro il patriarcato” e Valditara. Clima, l’Italia cerca di salvare la lobby della plastica

Di FQ Extra
21 Novembre 2023

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GIULIA, IL MINUTO DI RUMORE DEI GIOVANI, TRA SCUOLA E UNIVERSITÀ. LA DESTRA SI FA SCUDO DIETRO IL “MODELLO MELONI”. L’urlo della sorella di Giulia Cecchettin, Elena, continua a rimbalzare e fa rumore. A Padova e in altre città si sono viste manifestazioni di migliaia di persone, in ricordo dell’ultima vittima di femminicidio. Oggi i licei d’Italia hanno portato nelle aule e nei corridoi una protesta rumorosa: alle 11 in punto un minuto di applausi e pentole sbattute, megafoni, invece del minuto di silenzio chiesto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Rumorosi come aveva chiesto simbolicamente Elena Cecchettin. Domani il ministero presenterà le linee guida del progetto di educazione alle relazioni, che però è stato accolto con scetticismo dal mondo delle associazioni che si occupano di violenza contro le donne, innanzitutto perché sembra molto ridotto e rivolto solo al liceo, e poi per la regia affidata allo spin doctor dello stesso ministro Valditara, Alessandro Amadori, accusato di essere autore di un libro misogino. La polemica politica invece si incentra tutta sulle accuse di patriarcato che tirano in ballo Giorgia Meloni, che si difende mettendo avanti la sua famiglia “tutta di donne”. Non è questo il punto, come vedremo sul Fatto di domani. Come il punto non è neanche quello delle leggi, che non mancano (semmai mancano i decreti attuativi come abbiamo scritto sul giornale di oggi) Anche il capo gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio ha riconosciuto che “Non è aumentando le pene che si contrasta la violenza di genere”. Leggerete un nostro reportage dalle scuole e dalle università in protesta, un’analisi dei numeri dei femminicidi, per dare un senso compiuto al fenomeno, con una comparazione con altri Paesi europei e con gli omicidi di uomini.


SI ATTENDE L’ESTRADIZIONE DI FILIPPO TURETTA ACCUSATO DELL’OMICIDIO DI CECCHETTIN. LA TESTIMONIANZA: “IO, COME GIULIA (MA MI SONO SALVATA)”. Sul lato giudiziario, i contorni del caso Cecchettin sono ancora indeterminati, appesi all’estradizione di Filippo Turetta, attualmente detenuto nel carcere di Halle. È stata trasmessa in Germania la richiesta dell’Italia di consegnarlo, rideterminata con l’ipotesi di reato di omicidio volontario aggravato. Il nodo della premeditazione potrà essere sciolto solo dopo che la procura di Venezia, che ha istruito il fascicolo, interrogherà il giovane ed effettuerà gli accertamenti tecnici sulla sua auto. Intanto i pm hanno fornito una prima ricostruzione dell’omicidio, sulla base del racconto di testimoni. Le aggressioni sarebbero state due, a 22 minuti di distanza. La prima aggressione di Turetta sarebbe avvenuta in un parcheggio a 150 metri da casa della 22enne, dove Filippo avrebbe colpito Giulia con calci e forse una o più coltellate. La seconda aggressione sarebbe avvenuta in una zona industriale 4 km più lontano, dove alcune telecamere di sorveglianza hanno ripreso Giulia inseguita, mentre cercava di scappare dall’auto di Filippo, che poi l’ha raggiunta e scaraventata di nuovo a terra, poi ricaricata in auto. Sul Fatto di domani leggerete una testimonianza di una donna che ha vissuto un’aggressione simile a quella di Giulia Cecchettin, con un esito fortunatamente diverso.


GUERRA ISRAELE-HAMAS, LO SCAMBIO: 50 OSTAGGI PER 150 DETENUTI PALESTINESI, E 4 GIORNI DI TREGUA. LIBANO, SCONTRI CON HEZBOLLAH, UCCISA UNA GIORNALISTA. Sono trascorsi 46 giorni dal raid di Hamas che ha causato 1.200 morti e la cattura di 240 ostaggi. La loro liberazione è uno dei punti essenziali della guerra avviata dallo Stato ebraico nella Striscia di Gaza contro i fondamentalisti islamici. L’accordo tra Israele e Hamas sembra imminente e stasera il governo guidato da Bibi Netanyahu dovrebbe confermarlo; secondo i media israeliani e la Cnn, si prevedono “tra i 4 e i 5 giorni di pausa nei combattimenti” e il rilascio di 50 persone, la maggior parte donne e bambini, in cambio di tre palestinesi detenuti per ciascun civile israeliano; sarebbero esclusi i condannati per omicidio. Secondo altre fonti, i numeri sarebbero maggiori: 100 ostaggi per 300 palestinesi. Altra condizione richiesta dai fondamentalisti, la sospensione della sorveglianza aerea con i droni sul nord della Striscia per “almeno 6 ore al giorno”. La questione degli ostaggi, però, è complessa: non tutti sono nelle mani di Hamas, che ha ammesso pubblicamente di aver perso i contatti, in diversi casi, con le altre fazioni armate. Al confine con il Libano, gli scontri tra esercito e Hezbollah, la milizia sostenuta dall’Iran, sono sempre più cruenti. Durante un attacco aereo israeliano, in risposta alle incursioni di Hezbollah, sono rimasti uccisi la giornalista Farah Omar e il cameraman Rabie Al-Maamari dell’emittente Al-Mayadeen. Secondo il dossier del Comitato per la protezione dei giornalisti, dal 7 ottobre, giorno del massacro firmato da Hamas, sono morti 50 reporter impegnati sul fronte di Gaza e al confine tra Israele e il Paese dei cedri. Altri cinque palestinesi, indicati come membri di Hamas, sono stati uccisi nel sud del Libano; un drone ha centrato l’auto sulla quale viaggiavano e il video con i corpi carbonizzati ha fatto il giro dei social. Sul Fatto di domani leggerete ancora un reportage da Israele ricco di testimonianze, altri particolari sulla giornata e sulla morte della giornalista Omar.


REGOLE EUROPEE SUGLI IMBALLAGGI, LA BATTAGLIA DELLE LOBBY. MANOVRA, LA COMMISSIONE NON SI SBILANCIA MA SOTTOLINEA “PROGRESSI LIMITATI”. Il regolamento Ue sugli imballaggi arriva domani all’assemblea plenaria del parlamento europeo. Le richieste di modifica sono 525, ma la commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare ha vagliato 2741 emendamenti. La proposta della Commissione europea risale al 30 novembre 2022: quasi un anno di confronto e mediazioni a testimoniare la posta in gioco. Ballano i miliardi dell’industria del packaging (cioè dei contenitori alimentari e di altri merci) con l’Italia in prima fila nel criticare la proposta europea. Lo scopo del regolamento è limitare la diffusione delle plastiche. Entro il 2030 tutto il packaging dovrà essere riciclabile. Vietati gli imballaggi monouso come le bustine di zucchero e di ketchup, i contenitori dell’insalata già lavata o i flaconcini degli shampoo negli hotel. Per ridurre i rifiuti della plastica, la proposta europea favorisce il riuso invece del riciclo. Secondo alcuni esperti, infatti, riciclare la plastica è più costoso che produrla, genera anidride carbonica e richiede nuovi additivi chimici e plastici. L’industria degli imballaggi però è sul piede di guerra. In Italia il regolamento europeo è stato criticato da Coldiretti, Filiera Italia, Confapi e Legacoop. Anche la Francia ha puntato i piedi, con il presidente della Commissione Ue Pascal Canfin: “Scatole di camembert, di gorgonzola o i cestini di ostriche non verranno vietati”. Sul Fatto di domani vi racconteremo i retroscena della “guerra” europea sugli imballaggi. Poi analizzeremo il parere della Commissione europea sulla legge di Bilancio italiana. Bruxelles ha sottolineato i “progressi limitati” rispetto alle raccomandazioni di bilancio e ha sollevato qualche dubbio sulla “portata” del taglio al cuneo fiscale. Di sicuro, il deficit per il 2024 al 4,4% del pil viola la regola del 3%: con il ritorno delle regole del Patto di stabilità (in attesa della sua riforma) l’Italia rischierebbe una procedura d’infrazione.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Salario Minimo, dopo il blitz delle destre le opposizioni annunciano ostruzionismo. “La maggioranza ritiri l’emendamento”: è la richiesta di Pd, M5s, Avs e Azione, le forze che hanno sostenuto il disegno di legge per introdurre la paga minima oraria. Le opposizioni sono in trincea a causa della modifica voluta dalla destra per delegare l’intera materia al governo. Il voto sull’emendamento – in Commissione lavoro della Camera – dovrebbe slittare a domani o giovedì.

Migranti in Albania, Tajani smentisce Meloni: “Il Parlamento voterà”. Nei giorni scorsi diversi esponenti di peso della maggioranza avevano garantito che l’accordo con l’Albania non avrebbe richiesto alcun passaggio alle Camere. Oggi la retromarcia del governo con Antonio Tajani: “Il governo intende sottoporre in tempi rapidi alle Camere un disegno di legge di ratifica che contenga anche le norme e gli stanziamenti necessari all’attuazione del protocollo”.

Morgan fuori da X Factor. Sky Italia e Fremantle hanno annunciato la fine della collaborazione con il musicista, per via “di ripetuti comportamenti incompatibili e inappropriati, tenuti anche nei confronti della produzione e durante le esibizioni dei concorrenti, e delle numerose dichiarazioni susseguitesi anche in questi giorni”. L’ex giudice ha commentato su Instagram: “l’editto satellitare è stato emanato”.


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

Tra sponsor poco green e petrolieri, l’ultima Cop28 utile parte zoppa

di Elisabetta Ambrosi

Amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, prima compagnia nazionale del petrolio degli Emirati Arabi Uniti, presidente di una società di energia rinnovabile e inviato per il clima degli Emirati Arabi Uniti. Questo è il profilo di Al Jaber, presidente della prossima Conferenza delle Parti, COP28, che si aprirà il 30 novembre a Dubai. COP che dovrebbe, in teoria, sancire l’uscita definitiva dai combustibili fossili ma che, a detta di tutti gli esperti, quasi certamente non lo farà. Decisamente arduo visto il contesto in cui si svolge e visti anche gli sponsor, tra cui una serie di banche (FAB, la più grande banca degli Emirati Arabi Uniti, la Bank Of America, la Abu Dhabi Islamic Bank, la Dubai Islamic Banck, la Mashreq Bank, la HSBC, organizzazione bancaria e di servizi finanziari) e poi aziende che operano nel settore automobilistico, immobiliare e finanziario, nel settore delle tecnologie energetiche, nel nucleare.

(continua a leggere)


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