“Che cosa possiamo fare per poter scendere?”. È la frase con cui Francesco Lollobrigida, martedì scorso, si è rivolto al capotreno del Frecciarossa 9519, in ritardo siderale e fermo poco fuori dalla Capitale. Si tratta di uno dei dettagli che, dopo la notizia pubblicata dal Fatto, emergono sulla vicenda della fermata ad personam alla stazione di Ciampino, richiesta e ottenuta dal ministro dell’Agricoltura, atteso a Caivano (Napoli) per l’inaugurazione del parco urbano e poi di nuovo a Roma per la registrazione dell’intervista alla trasmissione Rai Avanti Popolo, con Nunzia De Girolamo.
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È andata così. Lollobrigida e almeno una persona del suo staff sono saliti a Roma Termini sul Frecciarossa proveniente da Torino e diretto a Salerno. La destinazione era Napoli Afragola. Il treno, già in ritardo di un’ora, ne ha accumulato ulteriore perché è stato dirottato dalla linea Tav – dove c’erano problemi tecnici – su quella ordinaria, dove ha dovuto dare la precedenza a un treno merci. Un delay che è arrivato a toccare i 100 minuti. Ecco che giunti all’altezza del Gra, il ministro si è alzato e si è rivolto al capotreno: “Salve, sono il ministro Lollobrigida, mi aspettano alle 14:40 a Caivano, ho bisogno di scendere”. È lì che si è attivata la filiera autorizzativa. Come conferma Trenitalia, il capotreno ha contattato la sala operativa facendo presente da chi arrivasse la richiesta. “La centrale – ha confermato Trenitalia – ha richiesto al Centro di Coordinamento della Circolazione di Rfi la fermata straordinaria presso la stazione di Ciampino, all’altezza della quale il treno si trovava”. Nella sua ricostruzione dei fatti, Lollobrigida ieri ha voluto spiegare che “la fermata straordinaria era disponibile alla discesa di tutti, come da annuncio diffuso sul treno, e non solo per me”.
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Ma il punto è proprio questo. Alla fermata straordinaria poteva scendere chiunque. Vero. O meglio, sarebbe potuto scendere, perché fonti informali del Fatto vicine al personale di Stazione – le stesse che hanno confermato la notizia martedì – dicono che dal Frecciarossa sono andati via solo il ministro e i suoi collaboratori, saliti poi sull’auto di servizio. La domanda, a cui né il ministro né Trenitalia rispondono, è un’altra: la fermata straordinaria sarebbe stata accordata di fronte alla richiesta di chiunque? O solo davanti a “istituzioni alle prese con impegni istituzionali”, come affermato dalla società dei trasporti?
Nella nota, Trenitalia rimanda al regolamento europeo 782 del 2021, che all’articolo 18 (Rimborsi e itinerari alternativi) dice che, di fronte a ritardi superiori a 60 minuti “offre immediatamente al passeggero la scelta tra le seguenti opzioni”, tra cui “ottenere il rimborso integrale del biglietto, “ritornare al punto di partenza iniziale” e “proseguire il viaggio o seguire un itinerario alternativo, a condizioni di trasporto simili (…) appena possibile (…) o a una data successiva a discrezione del passeggero”. Trenitalia nella nota aggiunge che si parla di “fermate straordinarie per coincidenza/riprotezione dei clienti derivanti da gestione anormalità o circolazione perturbata”. Soluzione, dice Trenitalia, negli ultimi 6 mesi adottata 207 volte.
Tuttavia, non è specificato (e non è previsto) che un cittadino comune possa chiedere una fermata straordinaria perché è più vicina a casa o perché qualcuno lo attende in automobile per un passaggio, se non c’è una coincidenza utile, in via collettiva, all’arrivo a destinazione. E la stazione di Ciampino Fs, ricordiamo, non è una stazione Tav.
La sensazione, dunque, è che la spinta “istituzionale” abbia permesso alla centrale operativa di Trenitalia di utilizzare la discrezionalità – che le è concessa – per interpretare a maglie allargate il regolamento Ue. Di certo, della vicenda se ne occuperà anche la magistratura, visto che ieri il deputato di Avs, Angelo Bonelli, ha annunciato un esposto in Procura a Roma, denuncia che probabilmente verrà poi girata per competenza ai pm di Velletri, area dove ricade il comune di Ciampino.
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