Digitare “pacchetto sicurezza” su Google può essere un esperimento istruttivo. Si scopre infatti che, in media, ogni due anni negli ultimi 15, il governo in carica ha varato il proprio, in una progressione che dimostra plasticamente non solo l’inutilità delle misure, ma soprattutto la confusione massima sul concetto stesso di sicurezza.
Il recente disegno di legge law and order varato da Giorgia Meloni con immancabile “orgoglio” costringe allora a porsi la domanda: quale sicurezza difende, esattamente? Faticherebbero a rispondere i destinatari del provvedimento (o dell’intimidazione) con cui il blocco stradale è diventato un reato punibile da 6 mesi a 2 anni di galera, donne e uomini che impiegano i loro corpi per segnalare, causando qualche disagio, il rischio più grosso che corre l’umanità: continuare a ignorare la spaventosa emergenza climatica che sta – lei sì – mettendo a rischio la nostra vita. E chissà cosa ne direbbero i bambini, che potrebbero ritrovarsi in carcere prima ancora di imparare a camminare, perché il governo ha deciso di usare le madri rom come simbolo universale di criminalità: a quale sicurezza dovrebbero aggrapparsi, oltre a quella della discriminazione? Vale lo stesso per i disgraziati che saranno colpiti dall’inasprimento delle pene sulle occupazioni di abitazioni (a proposito: inizieranno gli sgomberi da CasaPound?), in un Paese in cui mancano almeno 500 mila alloggi popolari, 650 mila famiglie ne attendono uno e, secondo la Caritas, le persone in “emergenza abitativa” sono aumentate del 12% solo l’anno scorso. Così come i migranti, già rinchiusi in centri-galera in quanto migranti, e d’ora in poi punibili severamente anche solo per una protesta contro le condizioni di detenzione.
Attenzione allora a non confondere questioni reali, per cui già esistono reati e sanzioni – per esempio le truffe agli anziani –, con la propaganda alimentata da distorte percezioni, eccezionale strumento per la repressione di deboli ed emarginati, come nella miglior tradizione autoritaria. Specie considerato che, in parallelo all’ennesimo pacchetto “crudeltà”, il governo offre sanatorie a ricchi e a colletti bianchi invischiati in questioni tributarie: la ratifica nero su bianco che sottrarre denaro allo Stato, quindi ai servizi e al bene della collettività, non è ritenuto pericoloso. Pare chiaro allora che l’obiettivo dell’esecutivo non è affatto il miglioramento della vita della cittadinanza, quanto l’esercizio di un potere pervasivo che fa leva sulla paura e sulla fragilità, un potere di cui esistono ormai troppi esempi.
È il meccanismo per cui si annunciano prossimi venturi campi per migranti in Albania – con sprezzo della logica e di diritti universalmente riconosciuti – senza nemmeno passare per il Parlamento, ignorando la Costituzione, che all’art. 80 prevede l’obbligo di ratifica per trattati politici internazionali. E come definire il braccio di ferro ingaggiato coi sindacati? Il ricorso alla precettazione per impedire l’esercizio del diritto di scioperare, usando come foglia di fico paradossale la tutela di altre lavoratrici e lavoratori, e la spregiudicata demonizzazione dei corpi intermedi descritti come fannulloni da weekend lungo, non sono forse manipolazioni autoritarie? No, non è un’esagerazione: basta fare un passo indietro e alzare la testa per vedere il quadro completo. E tocca farlo: perché mentre Giorgia Meloni ingozza la cittadinanza di soluzioni finte, sfila a lavoratrici e lavoratori la possibilità del salario minimo, impedendo la discussione della proposta delle opposizioni per sostituirla con una legge delega vuota, con il solo scopo di non fare nulla. Uno scippo di diritti col sigillo del governo. Contro cui bisogna continuare a manifestare e scioperare, per ridare senso alla lotta politica. E alla Costituzione.
Per il Forum Disuguaglianze e Diversità