NORDIO AL CSM, DOTTOR JEKYLL E MISTER HYDE: PRIMA “SPARA” SULLE TOGHE, POI LE RASSICURA (NEL SILENZIO DI MATTARELLA). Carlo Nordio prova a spegnere l’incendio dello scontro tra il governo e la magistratura, mentre rilancia modifiche alla Costituzione. Il ministro della Giustizia ha debuttato oggi al Consiglio superiore della magistratura. Il presidente della Repubblica ha ascoltato gli interventi in silenzio. Del resto, non è un mistero come gli attacchi del governo alla toghe siano piaciuti poco al Quirinale. A dare fuoco alle polveri è stato domenica il ministro della Difesa Guido Crosetto, annunciando un’offensiva giudiziaria per far cadere l’esecutivo. Lunedì Palazzo Chigi ha approvato il decreto del ministero della Giustizia sulla “pagella” per i magistrati, prevista dalla legge delega Cartabia. Lo stesso giorno, durante il preconsiglio dei ministri, il sottosegretario Mantovano aveva proposto test psicoattitudinali per le toghe; misura respinta dai tecnici del ministero della Giustizia. Ieri il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove è stato rinviato a giudizio per rivelazione di segreto d’ufficio, riguardo i documenti del Dap sui colloqui di Alfredo Cospito con i mafiosi al 41bis. Da Palazzo Chigi, Giorgia Meloni avrebbe dettato la linea del governo per dare battaglia ai magistrati. Ma oggi il Guardasigilli stempera i toni, davanti al Csm e a Mattarella. Auspica “collaborazione tra Csm e ministro, la chiave per restituire al Paese una giustizia sempre più vicina ai bisogni della collettività”. Ricorda come la Costituzione sia sempre emendabile: “Le stelle della nostra Carta non sono fisse, ma in movimento, non vi è nulla di eterno, se non le parole del Signore”. Poi prova a rassicura le toghe: “Se la Carta dovesse essere cambiata per l’assetto della magistratura, mai e poi mai conterrebbe la soggezione del pm all’esecutivo”. Sul giornale di oggi vi abbiamo raccontato la stretta alle indagini contenuta nel disegno di legge Nordio. Sul Fatto di domani leggerete l’altro Nordio, quello che prova a ricucire con le toghe.
ATREJU, VADO O NON VADO? ALLA FESTA DI GIORGIA L’OPPOSIZIONE IN CERCA DI IDENTITÀ. L’appuntamento annuale con la kermesse di Fratelli d’Italia si terrà a Roma dal 14 al 17 dicembre. E, come per i matrimoni, il partito della premier Meloni sta ultimando la lista degli invitati. A metà novembre la segretaria del Pd, Elly Schlein, aveva fatto sapere che non avrebbe partecipato, perché “il confronto si fa in Parlamento”. Ma non è detto che alla fine non cambi idea. Quello già sicuro, invece, è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che andrà a parlare di giustizia: “Mi hanno invitato, ci vado volentieri, senza problemi” ha affermato, sottolineando con una stoccata che sarebbe andato anche alla Festa dell’Unità ma da lì non lo aveva chiamato nessuno. Nei giorni scorsi Fratelli d’Italia stava pensando anche di invitare qualcuno dei 5 Stelle (non direttamente Conte, però), ma dopo l’interrogazione rivolta ieri alla Camera al ministro Lollobrigida sulla fermata a Ciampino le disposizioni potrebbero essere diverse. La sensazione è che, in quei tre giorni, si stabilirà qual è il vero avversario politico del governo. Nel frattempo, c’è un altro appuntamento di colore parecchio scuro: domenica prossima, a Firenze, il leader della Lega, Matteo Salvini, riunisce i sovranisti europei per dare il via alla campagna per le Europee del 2024. Alla convention, organizzata dal gruppo parlamentare europeo Identità e Democrazia, sono attese oltre 2mila persone, dagli esponenti dell’estrema destra tedesca dell’Afd ai francesi del Rassemblement national, passando per i nazionalisti conservatori austriaci di Fdp. Non ci saranno di persona, ma invieranno dei videomessaggi, Marine Le Pen e Geert Wilders, vincitore delle elezioni nei Paesi Bassi. Il sindaco Nardella ha chiesto alla città di farsi sentire contro il “cantiere nero” voluto dalla Lega.
MEDIO ORIENTE, INCONTRO BLINKEN-NETANYAHU. GLI USA: “PROTEGGETE I CIVILI PALESTINESI”, IL PREMIER ISRAELIANO: “DISTRUGGEREMO HAMAS”. ATTENTATO A GERUSALEMME: 3 MORTI E 13 FERITI. Al 55° giorno di conflitto tra Israele e Hamas – scatenato dal massacro compiuto dagli estremisti islamici il 7 ottobre, con 1.200 morti – la tregua in corso, per permettere lo scambio tra ostaggi e detenuti, appare sempre più fragile. I fondamentalisti hanno compiuto un attentato a Gerusalemme; due terroristi hanno aperto il fuoco sui civili dinanzi ad una fermata dei bus; 3 morti e 13 feriti, di cui almeno 5 gravi. Hamas ha rivendicato. Un altro attentato è avvenuto al posto di blocco di Beqaot, nella valle del Giordano; un automobilista ha travolto due militari israeliani, ferendoli, ed è stato ucciso. Qualche ora dopo il segretario di stato americano, Antony Blinken ha incontrato il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Blinken ha chiesto a Bibi di “proteggere i civili” nel sud di Gaza e di limitare le violenze dei coloni in Cisgiordania. Lapidaria la replica di Netanyahu: “Abbiamo giurato di eliminare Hamas. Niente ci fermerà. Il nostro incontro è avvenuto poche ore dopo che i killer di Hamas hanno assassinato israeliani qui, a Gerusalemme. Questo è lo stesso Hamas che ha compiuto il terribile massacro del 7 ottobre”. Oggi, ufficialmente, è l’ultimo giorno di pausa dai combattimenti: una fonte dei fondamentalisti ha dichiarato all’Afp che sono 10 gli ostaggi israeliani, due dei quali anche con cittadinanza russa, da liberare. Due ragazze sono stati già consegnate alla Croce rossa. Secondo i dati diffusi dal governo israeliano, a Gaza sono ancora costretti nei tunnel 145 ostaggi, tra cui tre bambini e 10 persone di età superiore ai 75 anni. Sino a questo momento Hamas ha rilasciato 102 persone, 78 israeliani e 24 stranieri; altri due ostaggi sono stati trovati morti. Lo Stato ebraico in proporzione ha rilasciato detenuti palestinesi nel rapporto 1 a 3. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla giornata e un focus che ripropone la lunga intervista a Primo Levi firmata da Gad Lerner, realizzata 39 anni fa dal giornalista per l’Espresso, in occasione della guerra del Libano.
INFLAZIONE IN CALO, MA È SOLO UN EFFETTO OTTICO: I PREZZI RESTANO ALLE STELLE E GLI ALIMENTARI CONTINUANO A SALIRE. La corsa dei prezzi rallenta ancora, certifica Istat, malgrado il costo del “carrello della spesa” non lasci dormire sonni tranquilli a molti italiani. A novembre la crescita dell’inflazione è più che dimezzata rispetto a ottobre: un rialzo dello 0,8% (il minimo da marzo 2021) rispetto a novembre 2022 ; anno su anno, ad ottobre il rialzo misurava l’1,7%. In un mese i prezzi sono calati dello 0,4% tranne per gli alimentari, cresciuti dello 0,7%. Un dato che illustra il fallimento del trimestre anti-inflazione celebrato dal governo. La maggioranza però ha esultato. Il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso è soddisfatto: “L’inflazione è scesa, già era crollata lo scorso mese rispetto a settembre, lo scorso anno era l’11.8% e questa è la cosa che più ci conforta”. La maggioranza predica ottimismo tralasciando un particolare: i prezzi restano alle stelle mentre gli stipendi degli italiani sono al palo. Il ribasso infatti è un puro dato statistico: come ha ricordato Urso, a novembre scorso l’aumento dei prezzi aveva segnato il risultato record dell’11,8%, un primato che non si vedeva dal marzo del 1984. Secondo Istat, il rallentamento è dovuto ai beni energetici e alcune categorie di servizi. Anche in Europa l’inflazione si raffredda, più delle aspettative: anche il Vecchio Continente ha beneficiato del calo dei prezzi dell’energia (meno 11,5% su ottobre), mentre sono cresciuti i prezzi del comparto alimentare-tabacco (più 6,9% rispetto al più 7,4% di ottobre). La cura della Banca centrale europea sta funzionando: i rialzi dei tassi d’interesse hanno frenato la corsa dei prezzi. Il problema, sostengono in molti, è aver stroncato la crescita economica. Sul Fatto di domani, leggerete i numeri dell’inflazione e gli scenari economici.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Condannato Andrea Bonafede, fiancheggiatore del boss Messina Denaro. Si occupava di procurare le ricette mediche a Matteo Messina Denaro, che era alle prese con la malattia, durante la lunga latitanza. Andrea Bonafede è ritenuto uno dei collaboratori più vicini al boss mafioso, morto il 25 settembre nel carcere dell’Aquila. Il gup di Palermo oggi ha condannato Bonafede, con il rito abbreviato, a 6 anni e 8 mesi. La Procura aveva chiesto una condanna a 13 anni.
Cervinia non perderà il suo nome-brand, simbolo di vacanze sulla neve. Dopo la nuova denominazione – Le Breuil – il Comune ha deciso di coinvolgere la Regione. “Sono state avviate le procedure per ripristinare il nome di Breuil-Cervinia” ha detto all’Ansa il sindaco di Valtournenche, Elisa Cicco, al termine di una riunione con il presidente della Regione Valle d’Aosta, Renzo Testolin. Il nuovo toponimo aveva suscitato proteste e l’idea che facesse perdere fascino e tradizione alla località turistica.
Europa Verde, si dimette la co-portavoce Evi: “Partito patriarcale”. Angelo Bonelli si dice spiazzato e smentisce le accuse di maschilismo. La co-portavoce di Europa verde, Eleonora Evi, si è dimessa dal partito denunciando la “deriva autoritaria e autarchica”, di un partito “personale e patriarcale”.
Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it