Ci sono gli ormai famigerati contratti attivati all’insaputa del titolare, che scopre di aver dato il consenso a una nuova fornitura solo quando si ritrova senza luce. Le telefonate martellanti per convincere il cliente ancora in regime di tutela a sottoscrivere un altro contratto, prospettando blocchi dell’erogazione in caso di rifiuto. Le promozioni imperdibili, salvo scoprire che il prezzo indicato non comprende costi di gestione e altri oneri. È solo un piccolo campionario delle pratiche scorrette, o vere e proprie truffe, che dilagano nella giungla del libero mercato dell’energia. E aiutano a spiegare un dato allarmante emerso a poche settimane dalla fine della maggior tutela: l’authority Arera ha rilevato che più di metà degli utenti che cambiano fornitore sceglie un’offerta con la quale spenderà più di prima.
Scelte “fortemente influenzate dalla politica di marketing e di comunicazione dei venditori e/o alla fiducia che il cliente ripone nel venditore”, secondo l’autorità di settore. “In questo comparto la consapevolezza degli utenti è scarsissima”, commenta Marco Vignola, responsabile energia dell’Unione nazionale consumatori. “Di conseguenza truffe e abusi sono endemici. In origine c’erano agenzie che sottraevano le bollette dalle cassette delle lettere e usavano i dati per attivare un nuovo contratto con firma falsa, cambiando gli indirizzi mail e di recapito della fattura in modo che il cliente restasse inconsapevole fino a che non si vedeva staccare la corrente perché moroso. Ad essere raggirata era anche l’azienda “madre” per cui le agenzie lavoravano, inconsapevole dei metodi utilizzati”. Poi hanno avuto un’impennata le truffe telefoniche, a partire da quella “del sì”: forniture attivate all’insaputa dell’interessato, incollando un qualsiasi “sì” detto dall’utente durante la conversazione in un audio in cui l’operatore legge le domande necessarie per far sottoscrivere un contratto a distanza. Da accertamenti dell’Antitrust su Facile energy, poi multata per attivazioni non richieste, sono emersi pure casi di agenti di teleselling che si presentavano come operatori di Arera. E raggiravano anziani o invalidi “in evidente stato confusionale”, che si vedevano alla fine chiudere l’erogazione di energia senza preavviso.
Nel corso del tempo i metodi si sono evoluti, si fa per dire. “Hanno capito – sintetizza Vignola – che bastava dare informazioni sbagliate sull’offerta, allettando le persone con la prospettiva di costi più bassi. Sfruttando il fatto che non sono in grado di decifrare un contratto con pagine e pagine di condizioni e postille”. Così per raccogliere clienti basta pubblicizzare con grande evidenza solo il prezzo della componente energia, riassumendo gli altri oneri in un elenco di sigle incomprensibili con rinvii alle delibere Arera: è il metodo usato, tra le altre, da Ajò Energia, Bluenergy, Ubroker e Visitel, sanzionate l’anno scorso dall’Antitrust. Ubroker arrivava a promettere anche “l’azzeramento delle bollette” grazie a vari “sconti mensili”: a goderne, in realtà, era solo quell’1% di utenti che di fatto lavorava per la società procacciando clientela.
Con l’avvicinarsi della completa liberalizzazione del mercato, i 9,5 milioni di italiani ancora in regime di tutela sono diventati il bersaglio più facile. Con il concorso di quello che è di gran lunga il primo fornitore italiano per i piccoli consumatori, con 16,6 milioni di utenze servite tra luce e gas: Enel Energia. A fine 2022, da un’altra istruttoria Antitrust è emerso infatti che diverse società di call center attive per conto del gruppo utilizzavano indebitamente liste di clienti del mercato tutelato per tartassarli con un messaggio registrato stando al quale avrebbero dovuto “necessariamente passare al mercato libero” entro una data anticipata rispetto a quella prevista. Seguiva l’offerta di “tariffe eccezionalmente scontate”. Quando a chiamare era un operatore in carne e ossa, per ottenere l’ok dell’utente fioccavano le minacce di “disservizi”, “blocco o problemi con la fornitura”, “immediata chiusura del contratto”. Mail e documenti acquisiti dall’authority, la cui multa da 5 milioni di euro è stata confermata dal Tar, dimostrano che Enel Energia aveva “piena consapevolezza dell’ampiezza e rilevanza” del fenomeno, ma non ha rescisso i contratti con quelle agenzie. Perché le proposte ingannevoli e aggressive funzionavano bene: le hanno fatto acquisire “un significativo numero di nuovi clienti, principalmente proveniente dal mercato tutelato”. Proprio in quel provvedimento l’autorità mette nero su bianco che le procedure di vendita nel settore sono spesso concepite ad hoc “per sfruttare la razionalità limitata dei consumatori”. Una realtà che andrebbe tenuta presente, ora che sono chiamati a scegliere tra le migliaia di offerte disponibili sul mercato.