La crisi climatica colpisce in modo sproporzionato le persone che hanno contribuito meno alle emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento globale. Spesso sono le comunità più povere a essere maggiormente colpite dagli impatti mortali dei cambiamenti climatici. Le richieste di sostegno per salvare le loro vite e i loro mezzi di sussistenza e per adattarsi ai cambiamenti climatici sono rimaste in gran parte inascoltate.
I Paesi del Nord globale, che sono i principali responsabili della crisi climatica, devono essere all’altezza della loro responsabilità storica e mantenere i loro impegni di aiutare le popolazioni più colpite dalla crisi.
La crisi climatica è alimentare
Per molte persone, soprattutto nel Sud globale, la crisi climatica è prima di tutto una crisi alimentare: ondate di calore, siccità e inondazioni stanno aumentando e distruggono campi, coltivazioni e fonti d’acqua.
Oggi, 735 milioni di persone nel mondo soffrono già la fame. Un clima più caldo e mutevole significa che, entro il 2050, fino a 80 milioni di persone in meno avranno cibo in tavola, soprattutto nei luoghi in cui i conflitti, l’instabilità economica e i ricorrenti eventi meteorologici estremi stanno distruggendo i mezzi di sussistenza delle persone.
Il nord globale: responsabilità storica e finanziamenti per il clima
La COP28 è un momento cruciale per i responsabili della crisi climatica: i governi dei Paesi industrializzati devono impegnarsi in un’azione climatica coerente, nell’eliminazione rapida ed equa di tutti i combustibili fossili e in riduzioni significative delle emissioni in tutti i settori dell’economia. Inoltre, devono finalmente mantenere la promessa di fornire finanziamenti per il clima pari a 100 miliardi di dollari all’anno.
Nell’implementazione del nuovo Fondo per le perdite e i danni (Loss & Damage) deve essere posta estrema attenzione nel garantire che questo strumento di finanziamento sia basato sui diritti umani universali e che consenta l’accesso diretto da parte delle comunità colpite.
Agroecologia e sovranità alimentare
La nostra produzione alimentare contribuisce in modo massiccio alla crisi climatica: i sistemi alimentari globali sono attualmente responsabili di un terzo delle emissioni di gas serra. Eppure, esistono alternative sostenibili: approcci come l’agroecologia e la sovranità alimentare – ovvero il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, e di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo – offrono un modo per conciliare la resilienza delle comunità con la sostenibilità e la giustizia sociale, attraverso una produzione diversificata, locale e biologica.
Il diritto all’acqua pulita
Garantire il diritto a tutte le persone di accedere ad acqua pulita e a servizi igienico-sanitari resilienti a eventi climatici estremi, fondamentali per la salute e la sicurezza alimentare, soprattutto delle comunità più colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici. È necessario rendere disponibili finanziamenti mirati per sostenere i Paesi più fragili, oltre a portare il legame tra acqua sicura e cambiamenti climatici al centro dei negoziati internazionali.
Ecco perché in occasione della Conferenza mondiale sul clima a Dubai, Azione contro la Fame chiede alla comunità internazionale di portare avanti finalmente un’azione coerente sul clima e una trasformazione sostenibile del sistema alimentare globale. “La crisi climatica è anche una crisi umanitaria, perché mette a rischio la vita di persone che già vivono in condizioni estreme. Non possiamo perdere altro tempo”, dichiara Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame.
Le richieste di Azione Contro la Fame
– Aumentare i fondi per l’adattamento fino a raggiungere il 50% dei finanziamenti per il clima, aumentare la quota di sovvenzioni anziché di prestiti e rendere i finanziamenti accessibili alle comunità locali.
– Rendere operativo il Fondo per le perdite e i danni, assicurandosi che sia fondato sui principi dei diritti umani e che includa disposizioni per l’accesso delle comunità in prima linea.
– Assicurare che l’agroecologia sia discussa come approccio autonomo e prioritario nel lavoro congiunto di Sharm el-Sheikh sull’attuazione dell’azione per il clima nell’agricoltura e nella sicurezza alimentare.
– Includere l’acqua nella decisione di copertura della COP28 e intensificare gli sforzi per affrontare le interconnesse crisi climatica e idrica.
– Sostenere opzioni politiche come la copertura sanitaria universale, anche per i servizi di nutrizione e salute mentale, e prendere in considerazione gli approcci del One Sustainable Health, durante la prima giornata tematica dedicata alla salute alla COP.
L’appello al governo
Nelle scorse settimane, in preparazione alla COP28, Azione contro la Fame ha rivolto un appello al governo italiano, affinché si impegni a promuovere finanziamenti per il clima accessibili dalle comunità colpite; una transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili; l’accesso ad acqua sicura e a servizi igienico sanitari resilienti ai cambiamenti climatici. In pochi giorni centinaia di cittadini hanno già aderito all’appello, che è possibile firmare qui.