Il Fatto di domani. La lezione del Commissario Ue al governo: “Il salario minimo serve, garantire un livello dignitoso”. Ma in Parlamento è guerra sulle spalle dei lavoratori

Di FQ Extra
5 Dicembre 2023

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LA LEZIONE DEL COMMISSARIO UE AL GOVERNO. IL SALARIO MINIMO SERVE. GUERRA IN PARLAMENTO: LA MAGGIORANZA AFFOSSA L’EMENDAMENTO. Secondo il ministro Maria Calderone sul salario minimo il governo “non boccia la proposta delle opposizioni, ma individua un percorso diverso”. L’opposizione ha presentato una proposta che prevedeva 9 euro lordi l’ora ben prima dell’estate, e da allora aspetta che il governo la prenda in considerazione, rinvio dopo rinvio. Ora è tornata sulle barricate perché oggi alla Camera è approdata la delega “in bianco” della maggioranza al governo per trovare in 6 mesi (tanto i cittadini in difficoltà aspettano) una proposta sul solco del report fatto dal Cnel di Brunetta, che bocciava la proposta di Pd e M5S e Sinistra. La nuova mossa cancella di fatto l’idea di fissare un minimo legale a 9 euro l’ora. I partiti dell’opposizione, con Azione, non si sono arresi e hanno presentato 4 emendamenti condivisi che ricalcano la proposta iniziale (9 euro). Ma la maggioranza ha avuto buon gioco ad affossare anche questa nuova iniziativa. Il paradosso è che questa discussione arriva nel giorno in cui il commissario europeo per il Lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit, è in audizione davanti alle nostre alle commissioni Lavoro e Ue. Il commissario ha bacchettato il governo. Rispetto alla presunta opposizione tra contratti collettivi nazionali e salario minimo, usata dalla destra per dire che il secondo non serve, il commissario ha precisato che la direttiva Ue “non impone un sistema rispetto ad un altro, l’obiettivo è avere un salario dignitoso”. E ha aggiunto che un Paese “in cui gran parte dell’economia ha salari bassi non è una buona garanzia per un’economia produttiva”. Sul Fatto di domani ci occuperemo del caso, vedendo anche quali sono le questioni contraddittorie della proposta della destra. Ma parleremo anche del rapporto Svimez che scatta la solita foto impietosa del nostro Paese. Infine, parleremo dell’intervento in Aula del ministro Giancarlo Giorgetti, a proposito dello spinoso tema del nuovo patto di Stabilità in discussione a Bruxelles. Vedremo che le ultime proposte dei falchi europei sono ben peggiori della vecchia versione del Patto e l’Italia è intenzionata a fare sentire la sua voce.


GOVERNO MELONI, LA CURA DEL CEMENTO DOPO ALLUVIONI E TERREMOTI. MIGRANTI, L’ACCORDO CON L’ALBANIA ANDRÀ AL VAGLIO DEL PARLAMENTO. La ricostruzione dopo alluvioni o terremoti porterà ancora più cemento. Lo prevede il disegno di legge del governo approvato oggi durante il consiglio dei ministri. Il provvedimento dovrà ricevere il disco verde dal Parlamento, ma il contenuto fa alzare il sopracciglio agli ambientalisti e non solo: per ricostruire le aree colpite da una calamità naturale, si potranno infrangere i vincoli per la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico, a patto che il ministro della Cultura dica Sì. Fino ad ora, la deroga valeva per gli interventi di “somma urgenza” e temporanei: ad esempio, le “casette” costruite dopo il terremoto di Amatrice. Il governo ora vuole abolire “lacci e lacciuoli” anche durante la ricostruzione. Non solo: il piano urbanistico dei territori colpiti sarà sottratto ai comuni per ricadere sotto l’ala del Commissario straordinario nominato dall’esecutivo. Sul Fatto di oggi vi abbiamo anticipato il contenuto della norma approvata oggi dal Cdm. L’esecutivo si è anche occupato dell’accordo con l’Albania per la gestione dei migranti, con il via libera al disegno di legge per la ratifica del protocollo. La maggioranza ha dovuto ingranare la retromarcia: in principio, il protocollo non sarebbe dovuto arrivare in Parlamento, secondo la maggioranza; poi l’inversione a “U” del vicepremier Tajani il 21 novembre, alla Camera, con l’annuncio di un ddl di ratifica da approvare in Aula. Sull’accordo con l’Albania, molti giuristi sollevano dubbi. Sull’altra sponda dell’Adriatico l’Italia vuole costruire due Centri di permanenza per i rimpatri. Potranno ospitare 3 mila migranti, tra richiedenti asilo e stranieri in via di espulsione. La convalida della detenzione e le procedure per le richieste di protezione dovrebbero avvenire per via telematica. Sul Fatto di domani leggerete l’analisi del provvedimento del governo.


IL FUNERALE RUMOROSO DI GIULIA CECCHETTIN. PERCHÉ I FEMMINICIDI SONO UN PROBLEMA DEGLI UOMINI. C’era una folla di migliaia di persone oggi, dentro e fuori dalla Basilica di Santa Giustina di Padova, a salutare il feretro di Giulia Cecchettin. La 22enne è stata il femminicidio numero 105 del 2023 in Italia, uccisa dal fidanzato Filippo Turetta la notte dell’11 novembre. Fuori, applausi, slogan gridati e il rumore di campanelli e chiavi agitati verso il cielo. Dentro, il padre Gino ha letto un messaggio che non solo ribadisce l’amore per la figlia e l’auspicio per la fine della violenza, ma chiama in causa gli uomini: “Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali”. Parole che hanno riecheggiato quelle pronunciate giorni dopo l’assassinio di Giulia dall’altra figlia Elena, che aveva argomentato come la causa profonda dell’assassinio di sua sorella fosse da cercare nel sistema patriarcale. A cerimonia finita, la bara bianca di Giulia è stata sepolta vicino a quella della madre scomparsa un anno fa. Sul cancello del cimitero qualcuno ha appeso un fiocco rosso e un cartello con scritto “basta violenza”. Sul Fatto di domani leggerete il racconto del nostro inviato al funerale di Cecchettin e una riflessione di Daniela Ranieri sulla violenza di genere e le sue cause profonde.


ISRAELE-HAMAS, BATTAGLIA NEL SUD DELLA STRISCIA DI GAZA. I PARENTI DEGLI OSTAGGI CONTRO IL PREMIER NETANYAHU: “PENSA A SALVARLI; NON ALLA GUERRA”. “Siamo nel centro di Jabalya, in quello di Shuyaia e ora anche di Khan Yunis”. Così il generale israeliano Yaron Finkelman conferma che è in corso la battaglia nel sud della Striscia di Gaza: “Sono i giorni più intensi dall’inizio dell’operazione di terra”. I fondamentalisti proseguono il lancio di razzi verso Israele, ieri è stata presa di mira anche Tel Aviv dove ci sono stati alcuni feriti. Di pari passo, aumenta il numero dei caduti: il ministero della Sanità palestinese conta 15.900 vittime civili, l’Idf 82 soldati, a cui si aggiungono i 1.200 morti e gli ostaggi presi da Hamas nel massacro del 7 ottobre. A proposito di ostaggi, le famiglie sollecitano il premier Netanyahu affinché riprenda i negoziati; ma il primo ministro durante un incontro oggi ha affermato che al momento “non c’è alcuna possibilità di riportare tutti a casa. Qualcuno può davvero immaginare che se ci fosse questa opzione, la rifiuteremmo?”. Una dichiarazione accolta con rabbia da molti familiari, che hanno ribadito come il premier dovrebbe dare priorità al ritorno degli ostaggi più che alla guerra. Intanto. i principali media ebraici oggi hanno riportato la notizia rilasciata dal ministero della Salute, secondo cui i civili liberati nei giorni scorsi in cambio dei palestinesi detenuti, sono stati drogati con tranquillanti dai fondamentalisti per farli apparire sereni ed empatici con i loro carcerieri. Drammatica la situazione anche al confine con il Libano. In risposta ad alcuni raid di Hezbollah, la milizia filo iraniana, l’Idf ha risposto con bombardamenti; un soldato libanese è rimasto ucciso, altri tre feriti. È la prima volta, dal 7 ottobre, che una caserma del Paese dei cedri viene presa di mira, con conseguenze letali. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla giornata, e un focus su come la guerra in corso sia utile anche al commercio bellico.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Sondaggi, scende FdI: Meloni paga il caso Lollobrigida. Salgono nei consensi M5s (16,7%, +0,3) e Forza Italia (7,3%, + 0,3). Gli azzurri sono l’unica forza di maggioranza a crescere: lo dice la ricerca sulle intenzioni di voto firmata da Swg. Fratelli d’Italia si conferma primo partito ma cala al 28,1%, perdendo mezzo punto nella settimana dal 29 novembre e il 4 dicembre. Lo scoop del Fatto sulla fermata del treno ad personam, per il cognato di Meloni, ha lasciato qualche traccia. Giù anche la Lega, al 9,2% (-0,2). Il Pd di Elly Schlein resta al 19,3 % (-0,1).

Sciopero di medici e infermieri contro la Manovra, i sindacati: “Adesione all’85 per cento”. Hanno incrociato le braccia i lavoratori della sanità: medici, infermieri, ostetriche e dirigenti sanitari. Chiedono aumenti di stipendio e turni di lavoro che non li spinga sull’orlo del burnout. Da anni la sanità pubblica è sotto organico. Secondo le organizzazioni dei lavoratori la legge di Bilancio del governo Meloni non ha offerto risposte. La mobilitazione è stata organizzata dai sindacati Cimo Fesmed, Anaao Assomed e Nursing Up.

Covid-19, monitoraggio Gimbe: raddoppiati i ricoveri. Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, consiglia di “potenziare la campagna vaccinale”. L’ultimo monitoraggio Gimbe conferma l’aumento del numero dei posti letto occupati dai pazienti Covid nel mese di novembre: in area medica sono passati da 3.632 a 5.741 (+58,1%); in terapia intensiva, da 99 a 170 ricoveri (+71,7%).

Truffe sul superbonus, altro sequestro a Milano. La Guardia di Finanza ha sequestrato 284 milioni di euro di crediti di imposta inesistenti, ritenuti il frutto di una imponente e articolata frode nell’ambito del cosiddetto ecobonus edilizio.


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

“Noi, eco-attivisti contro la Cop28 dell’ipocrisia e indifferenza. Per questo non siamo presenti”

di Elisabetta Ambrosi

“In questi giorni si svolge la COP28, una bella fiera dell’ipocrisia. Capi di stato e di governo, insieme a centinaia di rappresentanti della lobby del fossile, sono volati a Dubai su jet privati per un summit guidato da Sultan Ahmed Al Jaber, amministratore delegato di ADNOC, la più grande compagnia petrolifera degli Emirati. Non possiamo permettere che un piccolo gruppo di corrotti politici ed avidi industriali dia lezioni al resto del mondo su come possiamo uscire dall’emergenza ecoclimatica. Né possiamo credere alle loro vuote promesse sul taglio delle emissioni, disattese altre 27 volte in passato”.

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