Trenta Nobel, il Papa e, non ultima, la Marcia della Pace di Assisi. L’urgenza che tacciano le armi torna a far rumore, come già per la guerra in Ucraina, anche per il conflitto israelo-palestinese. E a sigillare tutto, la lettera del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ieri – utilizzando lo strumento diplomatico più potente che ha a disposizione – in una lettera al Consiglio di Sicurezza ha invocato l’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite sollecitando l’organismo a “fare pressione per evitare una catastrofe umanitaria” e lancia un appello affinché “venga dichiarato un cessate il fuoco umanitario”.
E sull’umanità pone l’accento la “Dichiarazione sulla fraternità umana”, il testo consegnato ieri al Papa in Vaticano dal Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, insieme ai Nobel per la Pace, Maria Ressa (Filippine) e Tawakkul Karman (Yemen) anche a nome degli oltre 30 premi Nobel e organizzazioni internazionali che – con loro – hanno redatto e sottoscritto il documento a giugno scorso, durante il Meeting mondiale sulla Fraternità umana #notalone. “Negli ultimi 20 anni – ha detto Parisi intervenendo alla Tavola rotonda della Sapienza “Dai droni alle armi autonome. Lasciare l’apocalisse alle macchine?” – sempre più scarse sono state le azioni volte al perseguimento della pace. Ci eravamo forse illusi che la pace fosse qualcosa di acquisito, ma non è mai vero. Esistono problematiche per le quali bisogna studiare e prepararsi”. E il professore emerito, che del libro curato da Francesca Farruggia dell’Istituto Iriad di Archivio Disarmo ha scritto la prefazione, ha ribadito che “è compito della società controllare questo potere”. “All’odio rispondiamo con l’amore”, hanno scritto i Nobel nel testo, con l’impegno a “creare società di pace”, “unificare la terra macchiata dal sangue della violenza e dell’odio, dalle disuguaglianze sociali e dalla corruzione del cuore. Lo vogliamo gridare al mondo nel nome della fraternità: non più la guerra! È la pace, la giustizia, l’uguaglianza a guidare il destino di tutta l’umanità”. Lo stesso appello lanciato a Bologna la sera prima dal cardinale e presidente della Cei, Matteo Zuppi, nel corso della fiaccolata ‘Pace, Salam, Shalom’ partecipata da migliaia di persone, tra cui il sindaco Matteo Lepore, il presidente dell’Ucoii, Yassine Lafram, e il presidente della Comunità ebraica, Daniele De Paz. “La pace è sempre possibile, deve sempre esserlo”, ha ricordato il mediatore Zuppi scelto da papa Francesco come emissario di pace tra Ucraina e Russia. “Costa molto fermarsi, innanzitutto – ha aggiunto Zuppi – è una storia lunga e questo pesa ulteriormente. Sono accaduti fatti terribili, ma dobbiamo credere sempre nella forza della pace”.
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Una staffetta che raccoglierà idealmente domenica 10 dicembre la Marcia della pace Perugia-Assisi nella Giornata mondiale dei Diritti umani, in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale (1948-2023). “Una nuova Marcia della pace e della fraternità” contro il “grande infanticidio di Gaza”, scrivono gli organizzatori. “Quello che accade a Gaza è una violazione della legalità e del diritto internazionale, una violazione di tutti i diritti umani e quando si violano in maniera così massiccia tutti i diritti umani, si commette un atto criminale”, spiega il coordinatore Flavio Lotti, che aggiunge che “di fronte agli atti criminali la comunità internazionale deve intervenire”, ricordando proprio la lettera – unicum da quanto è in carica – del Segretario dell’Onu, Guterres. “Un promemoria il suo – dice Lotti – a tutti i membri che hanno il dovere di intervenire per proteggere i civili di Gaza”.
Mentre, dal canto suo “la Marcia dice ai governi, tutti, compreso il nostro – sottolinea il coordinatore – che devono decidere da che parte stare: se dalla parte della legge, della legalità o del crimine e che se non agiscono diventano complici”. Per Lotti non esistono posizioni intermedie: “quando si ammazzano centinaia di persone c’è bisogno che qualcuno intervenga”. Invoca una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che ordini a Israele di fermare i bombardamenti e le uccisioni indiscriminate di civili, il coordinatore di Assisi. E se qualcuno mette il veto – spiega ancora – mostrerà di essere corresponsabile di questi crimini”. Perché “l’uccisione di donne, uomini, ammalati e anziani così come i bombardamenti su scuole, case e ospedali sono atti criminali secondo la legge”. Se invece “i nostri governi non vogliono stare dalla parte della legalità, abbiano il coraggio di dire che la legge internazionale non vale più e se non lo dicono, sarà comunque visibile”. Sulla partecipazione alla Marcia di domenica prossima, Lotti non si sbilancia: “Spero che la gente si scuota e che vengano in tanti perché c’è molta assuefazione e rassegnazione anche per il bombardamento mediatico che ha ingannato le persone. Noi non vogliamo essere complici e tutti gli uomini e le donne che non vogliono esserlo, dovrebbero venire”, conclude.