Lettera da Mosca

Elezioni, la sfida di Navalny (dalla prigione) al “nonno” Putin

Il presedente si candiderà per un quinto mandato alla guida della Federazione. Il blogger dissidente ha lanciato la sua sfida, ma deve scontare 30 anni di carcere

8 Dicembre 2023

Il “nonno”, come lo chiama il più famoso dissidente russo, a 71 anni, si candiderà per un quinto mandato alla guida della Federazione più estesa al mondo: il presidente russo ha annunciato oggi ufficialmente la sua ricandidatura durante un evento al Cremlino per gli “Eroi della Russia”. “Ci sono stati pensieri diversi” ha ammesso, ma è giunto “il momento di prendere una decisione”.

“Per Putin le elezioni 2024 sono solo un referendum per approvare le sue azioni, per approvare la guerra”. Aleksey Navalny, in colonia penale dal 2021, di anni ne ha 47: quelli che gli rimangono da scontare in cella sono 30, ma dalla prigione in cui è rinchiuso, ha lanciato un’altra sfida al presidente prima che si aprano le urne 2024. La strategia è votare per chiunque, tutti, tranne Putin. Si chiama proprio così la campagna della komandadel Fondo anti-corruzione del blogger dissidente: “la Russia senza Putin”. La squadra Navalny non propone un proprio candidato, sarebbe impossibile nominarlo senza ripercussioni e repressioni, ha detto Ivan Zhdanov, direttore del Fondo, che ha calcolato che ormai “il 99% dei membri dell’opposizione è o in prigione o all’estero”.

Per aggirare la censura del Cremlino, manifesti giganti con la scritta “Russia” e auguri per il nuovo anno che arriva, sono apparsi in diverse città russe, da Mosca a San Pietroburgo. Del tutto innocente il messaggio dei cartelloni, ma non il codice qr in basso: bastava inquadrarlo con lo smartphone per collegarsi al sito dell’opposizione che spiega che la tattica, questa volta, è convincere almeno dieci persone a votare contro uno sfidante del presidente. Hanno resistito qualche giorno, poi i manifesti sono stati tutti smantellati.

“La Russia non ha più bisogno di lui” ha detto Navalny, ma le elezioni che si terranno il prossimo 17 marzo “verranno falsificate” comunque. Nemmeno Ella Pamfilova, a capo della Commissione elettorale, ha saputo chiarire se le elezioni si terranno anche nelle zone di guerra sotto controllo russo in Ucraina; se dureranno un giorno oppure tre. Finora hanno detto di voler sfidare Putin (oltre al condannato Igor Girkin, detto Strelkov, che però è in prigione) solo Boris Nadezhdin, membro del consiglio municipale di Mosca, che vuole mettere fine al conflitto contro Kiev, e la giornalista e avvocato di Tver, Ekaterina Duntsova, che ha le stesse ambizioni di pacificazione. Servono però ad entrambi migliaia di firme per partecipare alla corsa elettorale.

Due pacifisti, seppur ambiziosi, e un prigioniero politico non riusciranno a fermare Putin. Il portavoce del presidente Dmitry Peskov aveva detto l’estate scorsa al media Rbc che (addirittura) “in teoria le elezioni non si devono nemmeno tenere perché è già ovvio che Putin verrà rieletto” . Si tratta delle prime urne dopo l’avvio della guerra su larga scala e gli emendamenti costituzionali approvati alla Duma nel 2020, quelli che hanno rimosso il limite dei due mandati: Putin al Cremlino è arrivato nel 1999 e ci può rimanere fino al 2036.

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