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IL GOVERNO FA AUTO-OSTRUZIONISMO PER NON PARLARE DEL MES. PONTE, SCHIFANI MINACCIA IL “CONFLITTO”. Un po’ come la vicenda del salario minimo, rinviata fino allo stremo. Così sta andando l’altra discussione che spacca la maggioranza, quella sul famigerato Meccanismo europeo di stabilità (Mes) che è stata rinviata all’anno nuovo. Tanto che la maggioranza è arrivata a farsi ostruzionismo da sola in aula pur di allungare il brodo. Ma andiamo con ordine: la giornata è iniziata male col report del’Inapp che ha scattato la solita foto drammatica dell’Italia, con salari fermi (in 30 anni da noi sono cresciuti solo dell’1% contro il 32 della media Ocse), le assunzioni e la produzione industriale in frenata. Un’emergenza, tanto che il presidente ha detto che in questo contesto “è sbagliato affossare il salario minimo”. Poi è proseguita peggio con la polemica sul Ponte sullo Stretto, che il governo ha pensato di far pagare in parte (1,3 miliardi) anche da Calabria e Sicilia, a loro insaputa però. Oggi Salvini ha ribadito che “è normale che le due Regioni mettano una fiches”, ma il forzista Schifani ha risposto per le rime, minacciando un “conflitto istituzionale che nessuno vuole”. Infine c’è l’altra questione scivolosa, l’approvazione della manovra: dopo mance e ritardi nel deposito degli emendamenti , il governo vuole portare la legge in Senato il 21 dicembre con la fiducia, per poi procedere alla votazione finale il 22. Dopo Natale alla Camera. Scenario che ha fatto insorgere l’opposizione che pretende una discussione in Aula e teme che il Paese possa incorrere nell’“esercizio provvisorio”. Sul Fatto di domani leggerete approfondimenti e analisi su tutti questi punti.
A BRUXELLES È BATTAGLIA SU FONDI E UCRAINA, MA MELONI SI VEDE SOLO IN FOTO CON MACRON E SCHOLZ. Sono arrivati a mangiare il panettone (dopo un piatto di rana pescatrice e verdure), e qualche cronista di Bruxelles ha già colto l’allusione a una discussione che si prolungherà fino a Natale. Il menu del Consiglio europeo di oggi era corposo: non quello del pranzo appena menzionato, ma quello del confronto politico. Si tratta di Ucraina, di Israele e di frontiere, di sanzioni alla Russia e di Recovery fund. E anche, inevitabilmente, di Viktor Orbán e dei suoi ricatti. Il leader ungherese infatti ha puntato i piedi su due misure chiave per rinnovare il sostegno Ue a Kiev: un nuovo pacchetto di aiuti da 17 miliardi di euro di sovvenzioni e 33 di prestiti per il Paese di Volodymyr Zelensky e l’avvio dei negoziati di adesione all’Unione. Il presidente ucraino è intervenuto in video collegamento al vertice chiedendo ai leader di “non tradire i cittadini e la loro fiducia nell’Europa”. Come base di trattativa, ci sono i 10 miliardi di Recovery fund bloccati a Orbán dalla Commissione per violazione del diritto europeo, non da ultimo su frontiere e rapporti con Mosca. Olaf Scholz ed Emmanuel Macron hanno incontrato il leader ungherese, ma a fine giornata, dopo ore di discussione, le posizioni erano rimaste quelle che erano. Poi Charles Michel, presidente del Consiglio Ue, ha annunciato che il dossier sull’inizio dei negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue si è sblocato. Ieri sera il cancelliere tedesco e il presidente francese avevano visto Giorgia Meloni, appena atterrata in Belgio dopo una turbolenta giornata parlamentare italiana. Il Consiglio si chiude domani ufficialmente, ma senza un accordo si sussurra che il vertice potrebbe durare anche una settimana. Un altro stallo in corso è sulla revisione del Patto di stabilità. Sono in corso limature (al momento, dicono fonti di Bruxelles, la questione è se dall’aggiustamento strutturale annuo dello 0,5% del Pil si possano scorporare gli interessi del debito). Sarà più tema dell’Ecofin di lunedì prossimo, ma anche questo Consiglio ha parlato di economia discutendo il bilancio dell’Ue, dove i costi sono sfuggiti di mano causa inflazione. Qualcuno ha provato a chiedere 1 miliardo in più di fondi per la gestione dei flussi migratori. I soliti “falchi” hanno fatto sapere che non se ne parla. Sul Fatto di domani leggere un’analisi di questa lunga giornata di trattative europee. Con una curiosità da segnalare: Meloni ha accusato Pd e Conte di fare politica internazionale con le foto con Macron e Scholz, con riferimento da ultimo al viaggio di Draghi a Kiev. Ieri, appena arrivata nella capitale Belga cos’ha fatto? Una foto con Macron e Scholz, a un tavolo di hotel.
LA SAGA DI SGARBI, IL SOTTOSEGRETARIO DAI MILLE INTERESSI A RISCHIO “INCOMPATIBILITÀ”. L’ultimo riconoscimento il sottosegretario lo ritirerà domani mattina: il “Leone d’Oro al merito culturale”, al Gran premio internazionale di Venezia. Sgarbi ha esultato: “Un premio che fa prevalere la verità rispetto alla campagna diffamatoria di cui credo pagheranno le conseguenze”. Chissà se il critico d’arte si riferiva agli scoop del Fatto Quotidiano. Quattro giorni fa vi abbiamo raccontato il suo ultimo guaio con la magistratura. Il sottosegretario infatti rischia di finire a processo ad Imperia per esportazione illecita di opere d’arte, per via dei nuovi documenti scoperti dal Fatto insieme a Report. La procura ligure sta indagando sul dipinto “Concerto con bevitore” di Valentine de Boulogne, il più grande maestro caravaggesco dopo Caravaggio. Valore: 5 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, Sgarbi avrebbe tentato di vendere l’opera in Francia, a Montecarlo nel 2019, senza l’attestato di libera circolazione del ministero dei Beni culturali (previsto dalla legge). Per il sottosegretario, invece, il dipinto sarebbe solo una copia dell’originale. Lui non ne sarebbe neppure il proprietario: il quadro era in casa sua, sì è giustificato Sgarbi, solo per una valutazione da esperto. L’inchiesta della magistratura sembrava ad un punto morto, prima delle nuove rivelazioni: la proprietà dell’opera sarebbe certificata dal contratto firmato da Hestia Srl (società della compagna di Sgarbi Sabrina Colle, riconducibile al professore) e la Switz Art di Mirella Setzu. Quest’ultima si era impegnata a garantirne la collocazione sul mercato internazionale. Non è l’unico guaio del critico d’arte. Sotto la lente dell’Autorità garante della concorrenza ci sono le conferenze a pagamento dopo aver assunto l’incarico di sottosegretario alla Cultura nel governo Meloni: oltre 300 mila euro di compensi in nove mesi. L’Agcm dovrà stabilire se Sgarbi ha violato la legge Frattini del 2004 contro i conflitti d’interesse per i titolari di incarichi di governo. Sul Fatto di domani vi racconteremo un altro capitolo della saga di Vittorio Sgarbi.
ISRAELE AGLI USA: “NON BASTERANNO POCHI MESI PER CONCLUDERE LA GUERRA CONTRO HAMAS”. OSTAGGI, CRITICHE ALLA CROCE ROSSA: “NON LI CONTATTA, HA FALLITO LA SUA MISSIONE”. Sono trascorsi 69 giorni di guerra dal 7 ottobre, quando Hamas ha portato a termine contro Israele un massacro con 1.200 morti e 237 ostaggi, di cui 138 ancora nelle mani dei fondamentalisti, e gli Stati Uniti vogliono sapere dal governo Netanyahu quando finirà il conflitto. La linea del presidente americano Biden è chiara: lo Stato ebraico bombardando in modo indiscriminato i civili nella Striscia sta perdendo consensi. Per questo oggi Washington ha spedito Jake Sullivan, responsabile della Sicurezza nazionale. Ma a Sullivan il ministro della Difesa Gallant ha chiarito che per abbattere Hamas “non saranno sufficienti pochi mesi”. Canale 12, senza citare alcuna fonte, afferma che il gabinetto di guerra prevede di proseguire con la battaglia dentro la Striscia fino a gennaio; poi ci sarà una fase prolungata per gran parte del 2024, con raid e operazioni localizzate. Secondo questo piano, Israele manterrà il controllo su Gaza anche in futuro, bocciando dunque la proposta americana, che spinge per un ritorno dell’Autorità palestinese. Capitolo ostaggi: i familiari di coloro che sono ancora nelle mani degli estremisti islamici criticano apertamente la linea di Netanyahu, chiedendo di riavviare le trattative con Hamas, che per liberare persone ha chiesto in cambio il triplo di detenuti palestinesi. Si rincorrono voci di una possibile mediazione condotta dall’Egitto, ma Hamas ha smentito questa possibilità. Tel Aviv muove critiche alla Croce Rossa con il ministro degli Esteri, Cohen: “Per 67 giorni, la Croce Rossa ha mancato la sua missione di raggiungere gli ostaggi, mostrare che sono in vita, controllare le loro condizioni e dargli medicine”. Lo scontro prosegue: Hamas sostiene che le vittime sono 18.780, i soldati dello Stato ebraico uccisi sono 116. Anche oggi al confine con il Libano ci sono stati scambi di colpi con Hezbollah, la milizia filo-iraniana. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari, ed un articolo sugli eccessi contestati ad alcuni reparti dell’esercito israeliano, come la distruzione di cibo a Gaza o le provocazioni lanciate da una moschea in Cisgiordania. Due militari hanno pregato in ebraico in occasione della festa di Hanukkah. L’Idf li ha allontanati per un comportamento “lontano dai valori” delle forze di difesa. Il ministro dell’ultra destra ortodossa, Ben Gvir, li sostiene.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
La Bce lascia i tassi invariati, dopo FED e Bank of England. Per la seconda volta consecutiva, la Bce ha deciso di lasciare i tassi d’interesse invariati al 4,50%, abbassando anche la previsione di inflazione, al 2,7% nel 2024. Monito però sul tasso di crescita “contenuto”. Anche la Bank of England ha lasciato invariati i tassi britannici al 5,25%, come ieri la Fed Usa.
Sequestro da 86 milioni di euro a Ups. Il provvedimento della procura di Milano nasce dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia per una presunta frode fiscale da 480 milioni di euro. Secondo l’ipotesi degli inquirenti, il colosso americano delle spedizioni internazionali avrebbe utilizzato “fittizi” contratti d’appalto per la somministrazione illecita di manodopera. Dopo Dhl, Bartolini e Geodis, un altro gigante della logistica è finito nel mirino della magistratura.
Germania, sventato presunto attacco terroristico di Hamas. Secondo l’emittente tedesca Ard, 4 presunti miliziani del gruppo fondamentalista palestinese stavano pianificando un attacco a istituzioni ebraiche. Sono stati tutti arrestati stamattina, prima che recuperassero armi da un deposito sotterraneo per portarle a Berlino. Tre dei quattro arresti sono avvenuti nella Capitale, il quarto a Rotterdam, in Olanda, in attesa dell’estradizione. La Procura generale federale ha assunto il controllo delle indagini. Se il piano d’attacco dovesse essere confermato, sarebbe il primo di Hamas in Germania. Tre sospetti terroristi di Hamas arrestati anche in Danimarca.
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