Il Fatto di domani. Dopo l’Albania, il Regno Unito: Meloni continua a siglare accordi irrealizzabili sui migranti. È morto Toni Negri, il “cattivo maestro” leader di Potere Operaio

Di Il Fatto Quotidiano
16 Dicembre 2023

ATREJU, RAMA DIFENDE L’ACCORDO SUI MIGRANTI. SUNAK NE SIGLA UN ALTRO CON MELONI. Dopo il colpo di scena di ieri, con l’arrivo a sorpresa dell’ex first gentleman Andrea Giambruno, oggi alla festa di Fratelli d’Italia è stato il giorno degli incontri internazionali. “Nulla di incostituzionale”: il premier albanese ha difeso così l’accordo raggiunto con Giorgia Meloni, che dovrebbe portare alla realizzazione di due centri per migranti in Albania. Pochi giorni fa, la Corte Costituzionale di Tirana ha sospeso l’approvazione parlamentare del testo dopo due ricorsi presentati dal Partito democratico albanese e da un gruppo di 28 deputati legati all’ex premier ed ex presidente Sali Berisha. “La Corte ha fatto il suo dovere – ha sostenuto oggi Rama –, perché per la Costituzione è automatico sospendere un accordo per prenderlo in considerazione prima della ratifica del Parlamento. È la prova che io non controllo le corti in Albania”. Ad applaudirlo, in prima fila, c’era la presidente del Consiglio, che ha fatto lo stesso pure con l’altro ospite d’onore, Elon Musk. Anche il patron di X ha parlato di immigrazione (definendosi a favore di quella legale) e di ambiente: “Sono un ambientalista, ma non dovremmo demonizzare petrolio e gas nel medio termine. Ho l’impressione che stiamo esagerando, nel breve periodo, sui cambiamenti climatici”. Musk, che si è presentato ad Atreju col figlio piccolo in braccio, ha poi ripetuto quanto aveva più volte affermato, discutendone anche con Meloni a giugno, a proposito di natalità: “Il mio consiglio a tutti i leader di governo e alle persone è: assicuratevi di avere bambini per creare una nuova generazione. L’Italia è un grande Paese, ma mi preoccupo se il tasso di natalità è così basso”. La platea lo ha accolto con grande calore, dimenticando forse che il tycoon ha 11 figli, alcuni dei quali nati dalla fecondazione in vitro, un altro nato con la Gestazione per altri. Quell’“utero in affitto” che proprio la destra di governo vorrebbe reato universale. Nel pomeriggio, alla kermesse è intervenuto anche il premier britannico, Rishi Sunak, che era stato a pranzo con Meloni a Palazzo Chigi. I due leader hanno stabilito di cofinanziare un primo progetto italo-britannico di rimpatri volontari assistiti nei Paesi di origine predisposto dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) a favore di migranti bloccati in Tunisia. Sul Fatto di domani capiremo meglio di che si tratta, anche se ha tutta l’aria di un altro impegno irrealizzabile. Vedremo anche come X sta incassando il colpo del nuovo social di Zuckerberg, Threds, e quali sono le differenze tra i due.


LE STRANE COINCIDENZE DI SGARBI TRA QUADRI RUBATI, CASTELLI E CARABINIERI. Lo ha sostenuto ai microfoni nostri e a quelli di Report, che con noi sta conducendo l’indagine: sono tutte “coincidenze”. Ma sono coincidenze un po’ anomale, dal momento in cui anche i carabinieri vogliono vederci chiaro sulla tela seicentesca del Manetti trafugata dal castello di Buriasco nel 2013, ma riapparsa come “inedito” di Vittorio Sgarbi nel 2021. Il quadro, come il maniero, erano di proprietà della signora Margherita Buzio, che poco tempo prima del furto si era sentita chiedere più volte, da parte dell’entourage del sottosegretario, a quanto avrebbe voluto venderlo. Sgarbi sostiene che la sua tela è di dimensioni ridotte rispetto a quella di Buriasco, ma il restauratore di Brescia Gianfranco Mingardi ci ha ricordato come, pochi mesi dopo il furto, gli venne consegnata una tela identica del Manetti avvolta come un tappeto e tagliata. I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Roma, dopo aver letto la nostra inchiesta, sono andati a casa della signora Buzio per analizzare un frammento di tela grande 7 cm per 5, ancora attaccato al telaio originale lasciato sul posto dai ladri. Sul giornale di domani torneremo sul caso del dipinto, con nuove rivelazioni. E sempre domani, alle alle 20.55 su Rai 3, l’inchiesta andrà in onda su Report.


ISRAELE SUGLI OSTAGGI UCCISI PER ERRORE: “SVENTOLAVANO BANDIERA BIANCA”. INCONTRO A OSLO TRA MOSSAD E QATAR. Le truppe non hanno seguito le regole di ingaggio dell’esercito: questo quanto dichiarato dall’Idf, dopo l’uccisione ieri, per errore dunque, di tre ostaggi israeliani a Gaza. Secondo il quotidiano Haaretz, il soldato che li ha individuati, pur trovandosi in un altro edificio e nonostante i tre sventolassero bandiera bianca, si sarebbe sentito minacciato e avrebbe aperto il fuoco. E a proposito di liberazione degli ostaggi, oggi si sono incontrati a Oslo il capo del Mossad, David Barnea, e il primo ministro del Qatar, Mohammed Al-Thani. Dal campo, invece, l’esercito di Tel Aviv ha attaccato la parrocchia della Sacra Famiglia, a Gaza City: Vatican News riporta che sono state uccise due donne, probabilmente madre e figlia, mentre un uomo è in gravissime condizioni. Sul Fatto di domani vi daremo conto di quanto affermerà questa sera in conferenza stampa Bibi Netanyahu e di un’inchiesta internazionale che mette nero su bianco, ancora una volta, le responsabilità dei Servizi segreti israeliani nella mancata prevenzione dell’attacco del 7 ottobre.


ADDIO A TONI NEGRI, L’EX LEADER DI POTERE OPERAIO. Filosofo, politologo e attivista, è stato uno dei maggiori teorici del marxismo operaista, da molti definito “cattivo maestro” (“maledetto aizzatore dei sentimenti dei giovani”, nelle parole di Indro Montanelli). Nei primi anni Sessanta si iscrisse al Partito socialista italiano, per fuoriuscirne in dissenso nel 1963, dopo aver partecipato all’esperienza dei “Quaderni Rossi”, da cui iniziò l’avvicinamento all’operaismo. Nel 1964 aderì alla rivista Classe Operaia, ottenne la cattedra di Filosofia politica alla facoltà di Scienze Politiche nel 1967, dove diventò direttore dell’istituto di Dottrina dello Stato, un periodo in cui gettò le basi per la fondazione di Potere Operaio, gruppo operaista della sinistra extraparlamentare, insieme a Oreste Scalzone e Franco Piperno. Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta fu inoltre il teorico e il cofondatore di Autonomia Operaia. Negri fu arrestato nel 1979, con l’accusa di essere l’ideologo delle Brigate Rosse e il mandante morale dell’omicidio di Aldo Moro, proclamandosi sempre innocente e vittima di errore giudiziario o di una condanna per un reato di opinione. Nel 1983 venne eletto deputato nelle liste del Partito Radicale e uscì dal carcere grazie all’immunità parlamentare. Si rifugiò poi in Francia, avvalendosi della dottrina Mitterrand. Rientrò in Italia nel 1997 per scontare la condanna definitiva a 12 anni per associazione sovversiva e concorso morale nella rapina di Argelato. Dal 1999 passò a trascorrere la pena, ridotta, in semilibertà fino al 2003. Toni Negri aveva 90 anni. Sul giornale di domani ne scriveranno Gad Lerner e Pino Corrias.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Il cardinale Becciu condannato a 5 anni e mezzo. Al termine del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita del palazzo di Londra, l’ex sostituto per gli Affari generali ed ex prefetto per le Cause dei santi – carica della quale era stato privato tre anni fa da papa Francesco insieme alle prerogative del cardinalato – era accusato di peculato, abuso d’ufficio e subornazione di testimone. Nei suoi confronti il promotore di giustizia aveva chiesto la condanna a sette anni e tre mesi di reclusione. La difesa ha già annunciato ricorso in appello.

Prodi appoggia Schlein: “Può essere la federatrice del centrosinistra”. L’ex presidente del Consiglio è intervenuto al Forum Europa organizzato dal Pd: “Ogni momento ha il suo federatore e io credo che Elly Schlein lo possa benissimo essere. Il problema è di farsi federare”. La segretaria del Pd, dal palco, s’è rivolta alla premier, dopo aver declinato il suo invito ad Atreju: “Un confronto sul merito con Giorgia Meloni lo facciamo quando vuole, ma non a casa sua, non a casa nostra e comunque con i nostalgici del franchismo e del fascismo io il palco non lo divido”.

Biden-Putin, corsa a ostacoli per la rielezione. Da un lato il presidente americano, dall’altro quello russo: mai così distanti, mai così accomunati da guai e crepe. Il primo è alle prese con la procedura d’impeachment, il secondo è stato costretto ad ammettere che “le uova costano troppo care”. Il nostro confronto sui due alle prese con le prossime rielezioni.

Una esistenza da Grandi. La tradizionale intervista della domenica a Serena Grandi, attrice e scrittrice.


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