Il Fatto di domani. Mes, la destra spaccata vota un no che è un pasticcio. Parla Conte. Nuovo Patto Stabilità, cosa cambia per l’economia italiana. Strage in ateneo a Praga

Di FQ Extra
21 Dicembre 2023

Ascolta il podcast del Fatto di domani

MES, LA MAGGIORANZA SPACCATA E IL NO PASTICCIATO DELLA CAMERA. NUOVO PATTO DI STABILITÀ, COME IMPATTERÀ SULL’ITALIA. PARLA GIUSEPPE CONTE. Che la discussione sul Mes fosse nata male s’era capito da subito. Oggi i nodi sono venuti al pettine, con una maggioranza spaccata e un voto in Aula che richiama a un tecnicismo che non esiste. Il risultato è un No alla ratifica e un rimando a una fantasiosa, quanto improbabile (i 19 Paesi della Ue l’hanno già ratificato), “occasione per nuove modifiche in sede europea”, chiosa Palazzo Chigi. La giornata era iniziata con il colpo di scena già in Commissione Bilancio dove la maggioranza ha votato a favore del parere contrario proposto dalla relatrice di FdI, Ylenja Lucaselli. La nuova formulazione reca la dicitura: “Tale esclusione (delle Camere, ndr) potrebbe incidere sulla possibilità per il Parlamento di monitorare in modo adeguato eventuali effetti indiretti della ratifica del Trattato, considerando che la mera richiesta di versamento di ulteriori quote di capitale”, ai sensi dell’articolo 9 del trattato istitutivo del Mes, “si prospetta come cogente rispetto ad ogni impegno di finanza pubblica, determinando intuibili effetti a carico della finanza pubblica”. Una questione che non esiste, come hanno fatto notare le opposizioni, visto che per ogni modifica degli importi è già prevista la ratifica parlamentare. La giornata si è conclusa col voto a Montecitorio: 84 voti contrari, 72 favorevoli e 44 astenuti. A votare contro Fratelli d’Italia, Lega e Movimento 5 stelle. A favore il Partito democratico, Italia viva e Azione, mentre si sono astenuti i deputati di Forza Italia, Noi moderati e Alleanza Verdi-Sinistra. A testimoniare l’aria che tira a destra, oltre l’astensione di Fi c’è la sortita di Salvini: “Se una cosa non serve io non la voto. Anzi, siccome l’Italia ha messo dei soldi nel Mes, visto che non ci serve possiamo anche chiederli indietro”. Sul Fatto di domani ne parleremo anche con Giuseppe Conte, di cui leggerete un’ampia intervista. Ma ci occuperemo anche del nuovo Patto di Stabilità: nonostante i toni trionfalistici della maggioranza, i nuovi vincoli ci obbligheranno a politiche restrittive nei prossimi anni, con un rientro annuale di circa 10 miliardi fino al 2027, poi molto più alto. Vedremo quali sono gli effetti della nuova formulazione sulle prossime manovre di bilancio. E ne parleremo con l’economista Gustavo Piga.


LEGGE BAVAGLIO: PARLANO MAGISTRATI E AVVOCATI. LA NOSTRA OBIEZIONE DI COSCIENZA. La teoria di Carminati sul Mondo di mezzo, le frasi di Buzzi sui migranti che rendono più della droga. Le risate degli immobiliaristi dopo un terremoto, mentre pensavano agli affari da fare sulle macerie. Ma anche le cronache tragiche degli ultimi femminicidi, da Giulia Tramontano a Elena Cecchettin all’ultimo di Vanessa Ballan. Tutte queste informazioni il lettore non le avrebbe mai lette, o comunque non così e non in tempo, se la norma approvata ieri dalla destra e dai centristi in parlamento fosse stata già in vigore. Riassumendo la questione: martedì sera la Camera ha approvato l’emendamento che prevede il “divieto di pubblicazione integrale o per estratto dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari”. Non si potranno più citare questi atti, ma solo riassumerli, rischiando imprecisioni e a rimetterci saranno i lettori (rischiano informazioni imprecise) e gli stessi indagati (rischiano descrizioni imprecise). I cronisti, dinanzi a una smentita, non potranno opporre il virgolettato di un giudice: i fatti sembreranno opinioni. Come ha scritto il direttore Marco Travaglio nel suo editoriale di oggi, il Fatto farà obiezione di coscienza sull’emendamento Costa.


SUPERLEGA, LA CORTE UE DÀ TORTO A FIFA E UEFA: ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE. TORNA IL MIRAGGIO DEL “TORNEO DEI RICCHI” Per gli amanti del calcio è una giornata storica, almeno per alcuni di loro. La Corte di Giustizia Europea ha accolto il ricorso presentato il 21 maggio 2021 al tribunale di Madrid dalla European Superleague Company. Secondo i giudici, Fifa e Uefa non possono imporre sanzioni ai club che intendono partecipare a manifestazioni alternative. Le regole della Federazione internazionale e di quella europea, hanno decretato ancora, sono contrarie ai principi dell’Ue. Certo, “non significa che una competizione come il progetto della Superlega debba necessariamente essere approvata”, ma questo pronunciamento apre le porte a una vera e propria rivoluzione. A farne le spese potrebbe essere per prima la Champions League: i sostenitori della Superlega hanno già pronto un progetto che dovrebbe coinvolgere almeno 60 squadre. Immediata è arrivata la reazione di A22 Sports management, la società che detiene i diritti del progetto Superlega: “Il monopolio Uefa è finito. Il calcio è libero”. E anche quella dell’Uefa: “Confidiamo nella solidità delle sue nuove regole. E rimane risoluta nel suo impegno a sostenere la piramide del calcio europeo”. Secondo il presidente Aleksander Ceferin, “è un’opportunità per cambiare alcuni regolamenti, ma abbiamo tutte le parti del calcio dietro di noi. Il modello sportivo deve prevalere, e non premiare solo i 14 migliori d’Europa. Le regole della nostra Champions League sono chiare: il merito va premiato, gli altri progetti no”. Esultano Real Madrid e Barcellona, due delle squadre che – con la Juventus – avevano sostenuto il progetto. Dall’Italia il primo a parlare è il presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Con la Superlega lo scudetto diventa carta straccia? Sicuramente non posso dirlo, ma il rischio che diventi marginale in termini di interessi esiste”. Sul Fatto di domani vi racconteremo com’è andata e quali sono adesso gli scenari possibili.


ISRAELE-GAZA, HAMAS FRENA SULLA TREGUA. L’IDF ORDINA L’EVACUAZIONE DI KHAN YUNIS. “ENTRIAMO IN UNA NUOVA FASE”. Si raffreddano le speranze per una nuova tregua nella Striscia di Gaza, e di conseguenza anche di un nuovo scambio tra ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e prigionieri palestinesi nelle carceri dello Stato ebraico. Dopo giorni di triangolazioni di alto livello, con il leader dell’ala politica di Hamas Hanyieh che è volato al Cairo per negoziare e il capo del Mossad che ha incontrato rappresentati del Qatar, oggi l’organizzazione islamista che governa a Gaza, in particolare l’ala militare, fa sapere che non ci sarà “nessun dialogo sullo scambio di prigionieri se non dopo la fine dell’aggressione israeliana”. Posizione condivisa anche con le altre fazioni palestinesi. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), ieri Israele ha ordinato l’evacuazione di circa il 20% dell’area di Khan Yunis, la più grande città nel sud della Striscia, dove si sono rifugiati molti palestinesi sfollati dopo l’avvio delle operazioni militari contro Hamas in risposta al massacro del 7 ottobre. Secondo l’organizzazione Onu, l’area ospitava più di 111.000 abitanti prima dell’inizio dell’offensiva israeliana due mesi fa e ora conta circa 141.000 palestinesi rifugiatisi in 32 campi profughi. I militari israeliani avanzano sistematicamente e lentamente, e oggi pomeriggio hanno annunciato di aver preso il controllo del quartiere di Shejaiya, secondo l’Idf una roccaforte di Hamas, dove sono stati trovati decine di tunnelsotto case, scuole e cliniche sanitarie, e depositi di armi. I combattimenti a nord sono interni. Sarebbero 230 gli obiettivi di Hamas colpiti nelle ultime 24 ore. Il bilancio delle vittime del conflitto, soprattutto dei bombardamenti, è ha superato i 20 mila palestinesi uccisi, e 137 soldati uccisi. Dal confine con il Libano sono ripresi i lanci di razzi da parte della milizia sciita di Hezbollah, con conseguente risposta militare di Israele. Sul Fatto di domani, oltre alla cronaca, leggerete il diario da Gaza di Aya Ashour e un’analisi della situazione finanziaria di Israele in stato di guerra.


SPARATORIA ALL’UNIVERSITÀ DI PRAGA: “15 MORTI E 24 FERITI”. A Praga, un giovane di 24 anni oggi pomeriggio si è presentato all’Università Carolina, in piazza San Venceslao, armato di fucile d’assalto e ha aperto il fuoco sugli studenti, per poi togliersi la vita su un cornicione dell’edificio. I morti sarebbero almeno 15 (oltre all’aggressore), 24 i feriti. Le autorità locali hanno identificato l’assalitore come David Kozak di nazionalità ceca. Diversi media rilanciano il link di un canale Telegram in cui viene citato il precedente un’altra sparatoria avvenuta il 7 dicembre in una scuola in Russia, in cui una ragazza 14enne aveva ucciso alcuni compagni prima di suicidarsi. L’assalitore, che viveva nel paese di Kladno, avrebbe ucciso il padre questa mattina e sarebbe poi andato all’Università. Le scene di panico sono state documentate diffusamente sui social. I leader di tutta Europa si sono detti “scioccati” dall’accaduto, Palazzo Chigi ha inviato una nota in cui condanna il “terrorismo”.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Violenza, il caso Depardieu entra in politica. Macron lo difende, l’ex presidente Hollande no. In un’intervista in televisione ieri sera, il presidente francese ha difeso l’attore accusato di stupro e aggressioni sessuali da diverse donne. Macron ha detto di essere un grande ammiratore di Depardieu, “immenso attore” e ha parlato di caccia all’uomo nei suoi confronti. E ancora: ”Ha fatto conoscere la Francia, i nostri grandi autori, i nostri grandi personaggi nel mondo intero. Rende fiera la Francia”. Il predecessore François Hollande ha espresso dissenso sui social: “No, non siamo fieri”.

La Giunta delle immunità salva Gasparri. L’incarico del senatore forzista in Cyberealm è compatibile con il mandato parlamentare. La Giunta ha confermato il parere espresso cal Comitato istituito al Senato. Il caso era stato sollevato nelle scorse settimane dalla trasmissione Report.

Il rapporto Ispra sui rifiuti: produzione in calo, “mancano inceneritori”. I rifiuti diminuiscono in tutto il territorio, calando dell’1,8% nel 2022 rispetto al 2021. La raccolta differenziata supera il 65%, con un incremento altrettanto leggero. Ma per il “Rapporto sul recupero Energetico da rifiuti” al nostro Paese servono più termovalorizzatori, “altrimenti sarà impossibile mantenere lo smaltimento in discarica al di sotto del 10% previsto dalla Ue”.


Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.