EMENDAMENTO BAVAGLIO: GIURISTI E GIORNALISTI CONTRO IL GOVERNO. A una settimana dall’approvazione alla Camera dell’emendamento che prevede il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, non si placano le proteste contro il governo e contro Italia Viva e Azione, che quel testo avevano proposto (tanto che è passato come “emendamento Costa”). “Noi abbiamo un legislatore che non sta rispettando obblighi internazionali”, ha spiegato al fattoquotidiano.it Marina Castellaneta, ordinaria di Diritto internazionale alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari. La maggioranza (allargata) ha motivato la scelta con la necessità di dare attuazione alla direttiva europea sulla presunzione di innocenza. Secondo la docente, invece, la presunzione d’innocenza “non c’entra nulla, perché gli articoli 3 e 4 della direttiva non si occupano della stampa”. Nei giorni scorsi, abbiamo intervistato il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, che giudica “incomprensibile” la scelta del legislatore, dal momento in cui le ordinanze di custodia non sono secretate e consentire ai cronisti di pubblicarne soltanto una sintesi rischia di ledere gli interessi di tutti. Sul piede di guerra anche la Federazione nazionale della Stampa, che giovedì non sarà alla conferenza di fine anno della premier Meloni. E tutti i presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti hanno firmato una nota nella quale “si uniscono alla richiesta di non approvare il provvedimento ritenendolo una legge bavaglio che lede il diritto dei cittadini ad essere informati, in particolare nel campo dell’attività giudiziaria”. Nei giorni scorsi anche il Consiglio nazionale dell’Ordine aveva diffuso un comunicato per spiegare che l’emendamento Costa “farà calare il silenzio sulle inchieste più delicate e importanti che portano all’arresto degli indagati”. Non è escluso che si vada verso uno sciopero dei giornalisti. Il Fatto Quotidiano ha già annunciato che farà obiezione di coscienza contro la norma. Sul giornale di domani, andremo avanti in questa battaglia di civiltà sentendo l’ex giudice costituzionale, Paolo Maddalena, e capendo quali sono gli orientamenti della giustizia europea.
GAZA ISOLATA, COLPITA LA SEDE DELLA MEZZALUNA ROSSA A KHAN YUNIS. BIBI DETTA PRECONDIZIONI INATTUABILI PER LA PACE. La società palestinese Paltel ha annunciato un nuovo taglio delle telecomunicazioni nella Striscia di Gaza, il quarto dall’inizio della guerra. L’interruzione arriva nel giorno in cui l’artiglieria israeliana ha colpito i piani superiori della sede della Mezzaluna Rossa palestinese a Khan Yunis, provocando alcune vittime fra gli sfollati che si trovavano al suo interno. Secondo l’agenzia Wafa, due palestinesi – uno dei quali di 17 anni – sono stati uccisi in scontri con l’esercito israeliano nel campo profughi di Al-Fawwar, a sud di Hebron. L’Onu ha lanciato un nuovo allarme: “Siamo seriamente preoccupati per il continuo bombardamento del centro di Gaza da parte delle forze israeliane. Tutti gli attacchi devono rispettare rigorosamente i principi del diritto umanitario internazionale – ha affermato in una nota il portavoce dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Seif Magango –. È particolarmente preoccupante che questi ultimi intensi bombardamenti avvengano dopo che le forze israeliane hanno ordinato ai palestinesi a sud di Wadi Gaza di spostarsi verso il centro di Gaza e Tal al Sultan a Rafah”. Netanyahu, però, non ha intenzione di fermarsi, e del resto ha spiegato lui stesso al Wall Street Journal quali sarebbero i prerequisiti per cominciare a parlare di pace: Hamas totalmente distrutta, Gaza smilitarizzata e la società palestinese “deradicalizzata”. Obiettivi palesemente irrealizzabili, a detta dei suoi stessi generali, che infatti oggi hanno avvertito che “la guerra durerà molti mesi”. Sul Fatto di domani la cronaca dell’ennesima giornata di sangue.
NON SOLO GAZA: LA GUERRA MONDIALE A PEZZI. “All’intercessione del primo martire affido l’invocazione della pace dei popoli straziati dalla guerra. I media ci mostrano che cosa la guerra produce: abbiamo visto la Siria, vediamo Gaza, pensiamo alla martoriata Ucraina, un deserto di morte. È questo che si vuole? I popoli vogliono la pace: preghiamo per la pace, lottiamo per la pace”: voce praticamente isolata nel mondo, Papa Francesco continua a chiedere il cessate il fuoco. Lo ha fatto anche oggi, nell’Angelus per il giorno di Santo Stefano. E non solo per Gaza o per l’Ucraina, appunto: Bergoglio ha ricordato la Siria, ma sono in tutto una cinquantina i conflitti che si combattono sulla Terra. Dal Congo all’Etiopia al Sudan, dalla Birmania alla Cambogia, ovunque risuonano le armi. Sul giornale di domani la nostra mappa di un intero Pianeta in guerra. Una “guerra mondiale a pezzi”, come l’aveva definita lo stesso Bergoglio nel 2014.
GKN E GLI ALTRI, IL PACCO SOTTO L’ALBERO: LE PICCOLE AZIENDE A RISCHIO CHIUSURA. Per i 185 operai della Gkn il licenziamento scatterà alla mezzanotte tra domenica e lunedì prossimi, a meno che non arrivi prima la sentenza del Tribunale del lavoro a dar ragione alla Fiom, che ha presentato ricorso per comportamento antisindacale da parte dell’azienda: i dipendenti dello stabilimento di Campi Bisenzio erano stati licenziati all’improvviso due anni e mezzo fa via mail, dopo 24 mesi di cassa integrazione. I lavoratori hanno partecipato alla veglia di Natale della Comunità dell’Isolotto a Firenze. Purtroppo, però, non sono i soli a rischiare di cominciare l’anno, o i primi mesi del 2024, da disoccupati. Come vedremo sul Fatto di domani, oltre a Gkn, ex Farmografica di Cervia, Tecnocall, Sardagru, sono decine le vertenze aperte per aziende medio-piccole, che non hanno la forza di tavoli sindacali ministeriali ma che riguardano il lavoro (e la vita) di migliaia di persone.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Promossi e bocciati, le nostre pagelle. La fine dell’anno è tempo di bilanci. Cominceremo con i politici, di maggioranza e di opposizione.
Musei aperti a Natale: il ministero esulta, ma i numeri lo smentiscono. Le aperture straordinarie di Natale e Santo Stefano sono state “un successo”, ha rivendicato oggi il ministro Sangiuliano. Sul giornale di domani vedremo che non è proprio così.
L’influenza stagionale costringe a letto gli italiani. Non bastava la nuova ondata di Covid: a rovinare le feste si è messo anche il virus respiratorio sinciziale. I dati del ministero della Salute.
La classifica dei libri venduti a Natale (da leggere in bagno). In top ten, due eserciziari “da toilette”, romanzi di autrici defunte e tanti “sick romance”, storie d’amore con malati. Per proseguire le feste in allegria.
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Vacchiano: “Meloni poco green ha depennato gli alberi dal Pnrr”
di Elisabetta Ambrosi
“I fondi del Pnrr dedicati alla messa a dimora sono stati di fatto messi fuori dal Piano. Il governo ha promesso che userà altri fondi ma, uscendo dal Pnrr, è caduta ogni scadenza stringente. Le città possono anche andare avanti, ma senza alcun termine. Non solo. Di fatto, così, non c’è una vera e propria pianificazione nazionale rispetto alla riforestazione urbana”. Giorgio Vacchiano, ricercatore in Gestione e Pianificazione Forestale all’Università di Milano, critica l’uscita dal Pnrr dei fondi per nuovi alberi, uscita che dimostra lo scarso interesse del governo per la transizione ecologica, “purtroppo invisibile in questa manovra”.
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